Coppia di anziani

4 consigli per invecchiare in salute

Come rallentare il tempo e contrastare gli effetti dell’età che avanza? Intervenendo sullo stile di vita e adottando alcune buone abitudini, come suggerisce l’esperta

L’invecchiamento è un processo naturale, che coinvolge ogni essere umano e interessa tutte le parti del corpo, compreso il cervello.

Come dimostrato dalla ricerca scientifica infatti, alcune regioni del cervello si riducono, un processo che riguarda in particolare la corteccia prefrontale e l’ippocampo, entrambe zone importanti per l’apprendimento, la memoria, la pianificazione e altre attività mentali complesse. Ma c’è di più.

«Le cellule del nostro cervello, i neuroni, cominciano a degenerare a partire dai trent’anni d’età circa, a causa di un processo definito apoptosi. Per questo motivo dai 30 ai 75 anni il cervello perde circa il 10% del suo peso e fino al 20% del suo rifornimento di sangue» spiega la dottoressa Loredana Locusta, psicologa esperta in neuropsicologia clinica e responsabile del centro Alzheimer della Rsa Villaggio Amico di Gerenzano, in provincia di Varese.

«A partire dalla settima e ottava decade di vita, e in maniera più significativa dopo la nona, poi, si verifica un progressivo e graduale indebolimento di alcune funzioni mentali» aggiunge l’esperta.

Ma invecchiare bene si può, intervenendo precocemente con l’adozione di abitudini positive. Ecco i consigli dell’esperta.

Abbassare i livelli di glucosio

È stato dimostrato che l’anzianità è associata a difficoltà nel metabolismo del glucosio, fattore che aumenta il rischio di patologie cardiovascolari. Com’è possibile prevenire tale rischio?

«Osservare una dieta alimentare equilibrata associata ad esercizio fisico è il segreto dello star bene. Spesso gli anziani, soprattutto quando sono soli nella preparazione dei pasti, tendono a trascurare l’alimentazione basata su una varietà di alimenti, mangiando sempre le stesse pietanze – afferma la dottoressa Locusta – Il confronto con il proprio medico di base per contrastare tale tendenza e per essere indirizzati da uno specialista potrebbe essere il primo passo per prendersi cura della sfera alimentare».

Camminare a passo veloce

Anche l’attività fisica svolge un ruolo fondamentale all’interno di un invecchiamento sano, dal momento che favorisce la salute ed il benessere attraverso il mantenimento di tono muscolare, mobilità delle articolazioni, coordinazione ed equilibrio, con effetti benefici anche su metabolismo e pressione sanguigna.

«Inoltre, l’invecchiamento è correlato ad una compromissione dell’integrità della struttura scheletrica e ad un progressivo declino nella densità delle ossa – aggiunge l’esperta – Questi aspetti possono essere meno invalidanti se, in via preventiva, si pratica un’adeguata attività fisica con esercizi scelti per il singolo paziente».

In linea generale, peraltro, si possono già ottenere benefici importanti con una semplice camminata a passo sostenuto di trenta minuti (non necessariamente continuativi) al giorno, per almeno tre volte la settimana.

Stimolare la mente

Se alcune abilità cognitive, come ad esempio le capacità linguistiche, resistono all’invecchiamento del cervello e possono anche migliorare con l’età, d’altro canto altre abilità, come il ragionamento concettuale, la memoria e la velocità di elaborazione, diminuiscono gradualmente nel tempo.

«Di grande aiuto per sopperire a questa diminuzione, lo svolgimento di attività mentalmente stimolanti che allenano la mente, quali la lettura, il praticare hobbies, l’eseguire esercizi di memoria e di attenzione e l’impegno in attività manuali che presuppongono una sequenza – spiega la dottoressa Locusta – Non bisogna pensare ad attività complesse ma a tutte quelle attività ricreative, culturali e sociali stimolanti: pensiamo, ad esempio, a quanto richiede attenzione e pianificazione dell’attività semplicemente il prendersi cura di un piccolo orto».

Coltivare le reti sociali

Secondo la ricerca scientifica, le relazioni sociali hanno un impatto sulla salute fisica paragonabile a quello determinato dalla pressione sanguigna, dal fumo, dall’attività fisica e dall’obesità. Le relazioni sociali infatti fanno parte della lista dei fattori che proteggono dalla morbilità, cioè dal rischio di ammalarsi.

«Spesso la perdita del coniuge porta ad un periodo di forte depressione, che va contrastata proprio attraverso l’ampliamento della rete sociale e con l’incoraggiamento verso l’autonomia, seppur con le dovute precauzioni che tengono conto di eventuale declino delle abilità fisiche – conclude l’esperta – Il fine è quello di contrastare quel senso di inefficacia e perdita di controllo sulla propria vita».

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