linfonodi

Linfonodi ingrossati: cosa fare?

Non sempre è il caso di preoccuparsi, perché nell'80% dei casi è sintomo di una infiammazione benigna in corso, come spiega l'esperta

Perché si ingrossano?

I linfonodi ingrossati possono indicare la presenza di un’infezione batterica o virale nella regione vicina alla ghiandola interessata. «Ad esempio i linfonodi ingrossati del collo possono essere il sintomo di un’infiammazione alla tiroide, all’esofago, alla trachea e persino alle gengive – afferma la dottoressa Roberta Montelli, specialista in Medicina Interna, dirigente medico di medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza presso l’ospedale di Bisceglie (BAT) – Non è però da escludere che possano essere la conseguenza di una malattia autoimmune o, più raramente, di un tumore. Raramente anche alcuni farmaci, come certi antiepilettici, possono portare a un ingrossamento dei linfonodi, ecco perché è bene rivolgersi al medico qualora si noti un ingrossamento improvviso».

Dove si trovano i linfonodi?

Nella zona vicino al collo, sotto al mento, al livello delle ascelle o dell’inguine. «Quando si ingrossano possono diventare dolenti o mediamente sensibili al tatto» aggiunge l’esperta. Il termine corretto per indicare l’ingrossamento dei linfonodi di qualsiasi natura è “linfoadenopatia”.

L’ingrossamento dei linfonodi può essere sintomo di qualcos’altro?

«Sì, a volte i linfonodi ingrossati possono indicare linfomi, malattie del disturbo connettivo o disordini endocrini. Va considerato, tuttavia, che dire “avere i linfonodi ingrossati” è un’espressione troppo generica, in quanto può sottendere innumerevoli cause, non sempre preoccupanti. Non è il caso di allarmarsi pensando subito ad una leucemia, all’Aids o ad una forma di malattia sistemica grave» avverte la dottoressa.

Cosa fare, quindi?

Rivolgersi al proprio medico, il quale ascolterà attentamente la storia del paziente, prima di prescrivergli degli esami specifici. «È molto importante, inoltre, che il medico valuti la consistenza del gonfiore, ricordando che le patologie maligne di ogni tipo tendono a presentarsi come masse “più dure e attaccate ai tessuti circostanti o sottostanti” (solo il contatto clinico del medico può capire la differenza)» spiega l’esperta.
Si valuta inoltre la dimensione: se il linfonodo si gonfia entro 1 centimetro, spesso la causa è da attribuirsi ad un processo infiammatorio locale. Lo si guarda tramite l’ecografia. Infine, si considera il fatto se l’ingrossamento riguarda un’area localizzata di linfonodi o grossomodo tutto il corpo.

E se la visita non basta?

Nel caso in cui si sospetti un’infezione virale, il medico prescrive degli esami di laboratorio specifici: «si tratta dell’esame emocromocitometrico, la sierologia virale e batterica (ad esempio per Citomegalovirus, virus di Epstein Barr, Toxoplasma), l’esame dei parametri di infiammazione – quali VES, proteina C reattiva, ferritina – e di funzionalità epatica e renale, l’elettroforesi delle sieroproteine e la ricerca di autoanticorpi. Tutto ciò può aiutare il medico a diagnosticare il motivo preciso dei linfonodi ingrossati. Solo in caso di sospetto di patologia maligna (neoplasia), il medico provvederà alla biopsia del tessuto ghiandolare, ma accade solo nel 20% dei casi» conclude la dottoressa Montelli.

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