Quando chiudiamo gli occhi ci succede qualcosa che sfugge alla nostra coscienza e ritorna sotto forma di ricordi più o meno vaghi e confusi al momento del risveglio. Che cos'è il sonno e perché dormiamo, che cosa succede mentre dormiamo e quando sogniamo. E, ancora, dove vanno a finire la nostra mente e i nostri pensieri quando "cadiamo tra le braccia di Morfeo", il dio dei sogni, figlio del Sonno e della Notte, è un mistero che interessa da sempre studiosi e ricercatori di tutto il mondo.

Oggi tutti possiamo (almeno in parte) monitorare le nostra attività notturne: basta installare una delle tante app per mobile per avere il resoconto completo di quanto ci è successo durante i vari cicli del sonno. E scoprire così al momento del risveglio se parliamo nel sonno e se davvero russiamo rumorosamente, come sostiene il compagno/a a cui non avete mai voluto credere, e, perché no, anche il motivo per cui nonostante le otto ore di sonno ci svegliamo a volte stanchi, come se ci avesse investito un tir.  

Scientificamente parlando a farci dormire è un equilibrio tra due nuclei del cervello: il corpo ceruleo, così chiamato per il colore vagamente azzurrino, e il nucleo del rafe. Essi producono due sostanze antagoniste, la noradrenalina, che tiene acceso l'interruttore dell'attenzione, e la serotonina, che tende a spegnerlo. Oltre a questo "gioco delle parti" che avviene nel cervello, c'è un altro meccanismo che regola il ritmo sonno-veglia, scandito dall'avvicendarsi della luce del giorno e dell'oscurità, che coinvolge tre ghiandole: l'epifisi, l'ipofisi e la ghiandola surrenale. Ci sono le ghiandole che secernono il cortisolo, l'ormone che tiene svegli, e la melatonina, che invece aiuta il sonno. L'effetto di questa bilancia determina il ritmo circadiano, o ritmo della giornata, di cui sonno e veglia rappresentano i due estremi.

Nessuno dorme come un sasso, anche se sarà certamente capitato a tutti di affermarlo dopo una bella dormita. Negli adulti le fasi della veglia e del sonno si alternano regolarmente: dopo la veglia c'è il sonno NON REM, a cui segue il sonno REM. Un ciclo costante che si ripete per tutta la durata del sonno, con una maggiore frequenza di fasi REM al mattino e NON REM dopo l'addormentamento. Capita a chiunque di svegliarsi durante la notte, anche più volte, ma molte volte non rimane traccia di questi risvegli nella memoria. È scientificamente provato che nessuno dorme come un sasso per tutta la notte: ricerche hanno dimostrato che durante il sonno l'individuo diventa più vulnerabile ai pericoli ambientali e i risvegli inconsapevoli servono proprio a controllare l'ambiente circostante, oltre che a cambiare posizione al corpo. Una sorta di sistema di allarme che si inserisce automaticamente quando dormiamo, che diventa via via più sensibile nei momenti di particolare ansia o stress. Per questo a volte la mattina ci si sveglia tramortiti o stranamente stanchi anche quando si è andati a letto presto, proprio a causa dei numerosi brevi risvegli che hanno disturbato il ciclo del sonno.

Una recente scoperta ha dimostrato che il cervello si addormenta a tappe, a partire dalla memoria. Secondo uno studio condotto dall'Ospedale Niguarda e dall'Ospedale Sacco di Milano, poco prima di addormentarci, nelle fasi precedenti il sonno vero e proprio, l'ippocampo, la regione fondamentale per la conservazione delle memorie, si "assopisce" prima della corteccia cerebrale, che è sede delle funzioni sensoriali, motorie, cognitive e di linguaggio. Pur potendo continuare a parlare, a leggere, ad agire, la parte di noi che dovrebbe occuparsi della memoria dorme già. Il che spiega il motivo per cui spesso si dimenticano le ultime cose fatte prima del sonno. La scoperta che il cervello si addormenta a tappe a partire dalla memoria è molto rilevante anche per gli sviluppi che potrebbe portare riguardo specifici fenomeni come il sonnambulismo e alcuni tipi di insonnia.

Il sonno è amico fedele e alleato della memoria. A dimostrarlo uno studio condotto dai ricercatori di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma e pubblicato sulla rivista specializzata Hippocampus, secondo cui durante il sonno la memoria si consolida grazie all'attività elettrica dell'ippocampo. Ai pazienti esaminati è stato chiesto dapprima di eseguire l'esplorazione di un ambiente virtuale, fino a crearne una mappa cognitiva perfetta all'interno della quale muoversi. In seguito, i ricercatori hanno effettuato il monitoraggio dell'attività elettrica del loro ippocampo e corteccia cerebrale durante il sonno. Al risveglio, i pazienti sono stati sottoposti ad un nuovo test di navigazione spaziale. Dal confronto dei risultati ottenuti i ricercatori hanno scoperto il legame tra le frequenze lente dell'attività elettrica dell'ippocampo e il consolidamento delle memorie legate allo spazio, con una correlazione perfetta durante il sonno NON REM. Una conferma moderna dell'antica saggezza popolare che vede in una bella dormita l'arma migliore per affrontare con successo le attività che richiedono sforzo mentale e mnemonico.

Durante il sonno il cervello lavora: quando dormiamo ha luogo un'attività di elaborazione inconsapevole del pensiero che porta spesso a prendere delle decisioni intuitive, ma corrette. Non a caso si dice "pensare nel sonno", che però è una cosa diversa dal sognare. Mentre dormiamo i neuroni si attivano in completa sincronia solo per qualche secondo ed elaborano le informazioni raccolte durante la giornata. Dormire è molto importante per il cervello: secondo alcune pubblicazioni del The Journal of Neuroscience, mentre dormiamo le cellule incaricate di produrre la mielina aumentano la produzione, facilitando così la riparazione del cervello. Secondo i ricercatori della Rochester University, poi, mentre dormiamo il cervello mette in funzione tutti i meccanismi per ripulire i residui nocivi accumulati durante il giorno (beta amiloide). Durante il sonno il cervello ricorda e apprende, con indubbi vantaggi anche per la salute: quando si dorme a sufficienza si riducono notevolmente i livelli di leptina, un ormone proteico che inibisce l'appetito, e aumentano i livelli di grelina, ormone che ha la funzione di stimolare l'appetito.

Nuove applicazione ideate per monitorare la qualità del sonno e provare a migliorarla. L'universo di app gratuite da scaricare è immenso, tutte con una promessa comune: "aiutare chi le usa a non alzarsi più con piede storto, nemmeno quando la sveglia dovrà essere settata tre ore prima del previsto per affrontare lunghe trasferte".

Sleep Better with Runtastic è il risultato di diversi mesi di studi in laboratorio sul sonno di diversi pazienti con disturbi del sonno e non. Attraverso lo smartphone, l'applicazione registra la durata del sonno, i cicli e l'efficacia; studia il momento migliore per suonare (quando il sonno è meno pesante); permette di tenere un diario dei sogni per scoprire quali sono i sogni più frequenti e la percentuale di brutti sogni; registra le Fasi Lunari ed è in grado di valutare quanto influiscano sul nostro riposo alcune variabili come il livello di stress, il consumo di alcool e caffeina.

Sleepbot è un laboratorio del sonno a portata di smartphone: registra tutto, anche il debito di sonno e quando è il momento di far scattare la sveglia.

Sleep As Android alle funzioni classiche delle app per il sonno aggiunge funzioni extra come la raccolta di suoni naturali da usare come sveglia e molti tipi di disattivazione chiamati capcha. Oltre a svegliare, l'app aiuta a prendere sonno: ci sono anche delle "ninna nanna" da ascoltare in loop appositamente studiate che riprendono situazioni naturali come la pioggia che cade, un ruscello che scorre, le foglie mosse dal vento, le onde del mare.

E buonanotte a tutti!

Cosa ci succede mentre dormiamo (e quando sogniamo)

Cosa succede quando ci abbandoniamo alle braccia di Morfeo? Cerchiamo di scoprire qualcosa in più

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