casa disordinata

Si vive meglio nell’ordine o nel disordine?

Hai presente il bestseller giapponese che invita a buttare via gli oggetti inutili per stare meglio? Dimenticalo. Arriva, sempre da Tokyo, un libro che elogia gli effetti benefici del caos. E si prepara a conquistare i disorganizzati cronici

Altro che “essere o non essere”. Oggi il vero dilemma è “ordine o disordine?”. Se hai trascorso gli ultimi tempi a organizzare con cura maniacale armadio e scrivania, ispirandoti al Metodo Konmari e al saggio cult da milioni di copie “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, sappi che potresti aver sbagliato. Perché adesso la parola d’ordine è… caos.

Lo sostiene Anne Marie Canda in Il dolce potere del disordine (Bompiani), appena arrivato in libreria. Chi ha ragione?

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Riordinare è uno spreco di tempo?

Oltre a una certa assonanza nel cognome, le due scrittrici hanno in comune (ironia della sorte o geniale mossa pubblicitaria?) le origini giapponesi. Ma le loro teorie sono agli antipodi: per Kondo la ricerca della felicità parte da cassetti perfetti, per Canda da camere sottosopra. A Hollywood hanno già le rispettive seguaci: l’attrice Charlize Theron ha confessato che il manuale di Kondo le ha migliorato la vita, mentre la popstar Miley Cyrus ha annunciato che divorerà la “Bibbia” dei disordinati cronici firmata da Canda (pseudonimo di una scrittrice avvolta nel mistero).

Da dove nascono i loro consigli? «La serenità arriva dopo aver buttato ciò che non serve» sentenzia Kondo. «Ci costringe a guardarci dentro, aumenta la fiducia in noi stessi, libera la mente».

Ribatte Canda: «Perché sprechiamo ore preziose a mettere a posto? È inutile e alienante: non fa pensare né emozionare. Riordinare significa tornare indietro, riportare le cose come erano, è una specie di restaurazione. Invece l’esistenza è movimento, cambiamento».

Concentrarsi sulle cose importanti

Nei mesi scorsi sui social impazzavano i Kondo-fan: foto di pantaloni divisi per colore, commenti di gente che salutava i maglioni prima di buttarli (come consiglia l’autrice). Ora dobbiamo prepararci ai Canda-followers? Tutti posteranno tweet sul caos creativo e immortaleranno stanze in cui sembra essere passato un tornado? Non resta che aspettare. Anche perché, a ben vedere, le due filosofie non sono poi così lontane.

«C’è un filo rosso che le unisce: il ritorno all’essenziale. Kondo raccomanda di buttare gli oggetti vecchi e inutili per iniziare a risistemare la propria vita; Canda suggerisce di non perdere tempo a fare ordine perché è uno spreco di energie» spiega Daniela Cardini, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’università Iulm di Milano. «Sia pure consigliando metodi opposti, entrambi i libri invitano a raggiungere lo stesso fine: eliminare il superfluo. Per concentrarsi sulle piccole cose che ci danno subito la felicità». Disordinati di tutto il mondo, approfittatene…

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