Separati in casa: quando è troppo difficile lasciarsi

Vivere da separati in casa può rappresentare un'alternativa quando la coppia non vive più come marito e moglie ma non è pronta a separarsi

Gentile Dottoressa da 23 anni conosco mio marito, sono sposata da 16 anni. Ho una figlia di 11 anni, molto desiderata, lavoriamo entrambi, abbiamo una casa di proprietà, ed una vita "normale". Io e mio marito ci siamo incontrati a 24 anni (siamo coetanei), ci siamo sposati a 31. Nostra figlia è arrivata dopo 6 anni (inizialmente non volevo figli), dopo un periodo di difficoltà di concepimento.

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Siamo molto diversi, ci siamo sposati anche con qualche perplessità da parte della mia famiglia di origine che notava questa disarmonia. Differenze culturali, soprattutto, ed anche sociali, almeno in parte, che però non ci hanno impedito di decidere per una vita insieme. La mia situazione ai tempi era particolare: mio marito ha sempre vissuto nel piccolo paese di origine dei miei genitori mentre io vivevo in una grande città.

Frequentavo l'università ed avvertivo un profondo malessere che mi faceva sentire a casa solo in questo piccolo paese, appunto. Questo nonostante gli amici e l'avvenire stimolante che intravedevo. Mi sono rifugiata in un affetto profondissimo e semplice che mi dava molta sicurezza. Allora soffrivo di attacchi di panico che ho affrontato per diversi anni con una psicoterapia (senza risultati).

Il rapporto tra me e mio marito è diventato molto profondo con il passare del tempo. Siamo stati capaci di progettare e di evolvere, molto anche come persone. Forse più lui che io, e sempre con il mio supporto. Da parte sua l'affetto mi ha supportato in altri campi. Ma gli attacchi di panico continuavano, associati a disturbi ossessivi-compulsivi. Finché approdo ad un noto neurologo che mi propone anche una cura farmacologica a basso dosaggio che mi stronca in maniera significativa il problema ma allontana man mano mio marito da me. In poco tempo diventiamo dei genitori perfetti ma non più marito e moglie.

Un sodalizio finalizzato alla riuscita di un progetto, una società per azioni che funziona benissimo ma dove non c'è intimità. Dall'inizio della cura, pur con un significativo aumento di peso, abbassate le difese che la barricata-attacco di panico mi poneva verso il mondo, sono diventata un'altra (o forse sono tornata quella che ero molti anni fa). Ho iniziato a provare risentimento verso mio marito che non aveva saputo sostenermi nella difficoltà della malattia e dell'aumento di peso.

Ho perso fiducia nella mia capacità di seduzione, mi sono rifugiata in me, ed il cibo mi consolava. In più le nostre divergenze culturali ci facevano trovare spesso in disacordo sull'educazione di mia figlia. Il mio peso dopo una dieta era tornato decente ma lui continuava a non interessarsi a me e a dirmi che non poteva farci niente, che lui era così, che non aveva le mie stesse "esigenze". E' stato umiliante. A un certo punto mi ha detto che se lo avessi tradito avrebbe capito. L'ho fatto.

Ho cercato un mio vecchio fidanzato per parlare, poi si è risvegliato altro. Ne è nata una bella storia d'amore. Anche lui mi ha tradito qualche volta. Anche se lo ha fatto prima di me, penso che lo abbia fatto per disorientamento. Non lo so. Ci vogliamo tantissimo bene, ma tantissimo. Non proviamo gelosia l'uno per l'altra. Abbiamo tentato di separarci ma non ci riusciamo. Lui dorme da molto tempo in un'altra stanza, da questa estate sta al piano di sotto, ma mangiamo insieme ed io provvedo alla sua biancheria come prima.

Stiamo pensando di abitare sopra e sotto separando gli appartamenti in modo che mia figlia possa andare e venire quando vuole. Abbiamo difficoltà a pensare di non vederci più siamo molto legati e ci vogliamo molto bene. Proviamo amore l'uno per l'altra ma un amore diverso. Lui non ha possibilità economcihe e non vorrei mai che soffrisse uscendo da questa casa che anche lui ha contribuito a realizzare, pur essendomi stata donata dai miei quasi completamente. Inoltre quest'uomo con il quale ho una relazione, mi prende molto e mi rende felice, anche se ha una situazione personale e privata che non ci permetterebbe una convivenza attualmente. Aiuto, non so davvero cosa fare… Grazie per l'aiuto che vorrà darmi

Salve,

ho letto il suo lungo racconto e mi rendo conto che trattasi di una situazione che non prevede una semplice risposta come soluzione a tutto. Da una parte vi è la sua personale condizione psicologica, dall’altra la vostra genitorialità che ben funziona, ma che è altro dalla coppia che rappresentate….una coppia che come lei stessa afferma, sembra più quella di due buoni collaboratori, che si rispettano, si vogliono bene, ma non sentono più il bisogno dell’intimità.

Io credo che ad oggi questa vostra condizione di separati in casa possa essere l’unica (viste anche le difficoltà economiche ed organizzative) possibile ed accettabile, anche se molto probabilmente destinata a cambiare con il tempo, come spesso accade in questi casi. Lei stessa ha intrapreso una nuova relazione e visti i precedenti, non si esclude che ciò possa accadere anche a suo marito….quindi trovo che al momento abbiate preso la giusta decisione, anche se non semplice da gestire, tuttavia forse l’unica possibile, anche rispetto al vostro vissuto che non prevede al momento altre soluzioni.

Datevi tempo e molto probabilmente saranno gli eventi della vita a guidarvi e a farvi trovare la forza di modificare questo assetto transitorio. Credo inoltre che un sostegno psicologico possa aiutarvi ad affrontare in futuro eventuali cambiamenti, e ad affrontare la separazione qualora fosse portata avanti fino in fondo.
 

Auguri

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