Il termine bondage è inglese. Significa letteralmente schiavitù. L’ingresso della parola bondage, nella storia delle pratiche fetish, risale all’antico Giappone e consiste nella capacità (meglio sarebbe chiamarla arte) di legare una persona in varie posizioni o figure.
Nel bondage si usano corde, catene, manette, polsiere e cavigliere; chiusure in velcro, foulard, nastro adesivo, pellicola di cellophane, polsiere in cuoio.
Cosa succede?
Durante il bondage non è obbligatorio il rapporto sessuale. Il costrittore prova piacere nel sentire l’altro a sua completa disposizione; il piacere del “costretto” è nel sentirsi in balìa del suo padrone.
Perché dovrei farlo?
Legare o farsi legare crea sensazioni nuove in entrambi i partner creando un rapporto ancora più profondo e solido. Il bondage svolge contemporaneamente due funzioni: quella di immobilizzare l’altra persona e quella di creare sul suo corpo una serie di trame e figure con le corde che acquisiscono anche un valore estetico: a seconda dello stile e delle preferenze personali si può scegliere di dare prevalenza a l’una o l’altra.
Alcuni tipi di bondage
- Metal bondage: in cui si usa materiale metallico per i legamenti: catene, ferri e manette;
- Karada: questo è l’antico metodo di legamento giapponese, una vera arte. Con un’unica corda di seta (bianca o nera) disposta in modo tale da disegnare una ragnatela sul corpo del sub (la forma più celebre porta l’evocativo nome corona di diamanti). Ci sono forme particolari di karada per realizzare le quali si impiegano anche ore intere.
- Shingiu: letteralmente le perle, è il legare con corda bianca il seno della partner.
- Shibari: fa parte della karada ed è l’avvolgimento del torace.
- Surakambo: l’avvolgimento della parte inguinale. Le corde assumono l’aspetto di uno slip, per intenderci.
- Sospensioni: un metodo scenografico di bondage che richiede grande abilità ed esperienza. Il sub viene appunto sospeso in aria e, a volte, lasciato dondolare.