So che mi tradisce, posso cacciarlo di casa prima di separarci?

La scoperta di un tradimento giustifica l'allontanamento da casa del coniuge infedele oppure è comunque un rischio?

Mio marito mi tradisce, ne sono certa, anche se non ho prove fisiche a riguardo visto che, dopo l’ennesima possibilità che gli ho dato, lui ha cancellato tutti i messaggi dell’amante. Ora però sono stanca, perché ho capito che continua la sua relazione extraconiugale. Ho comunque deciso di separarmi. Viviamo insieme da 28 anni in una casa di proprietà al 50%, abbiamo due figli, uno di 26 e uno di 17. Nonostante io gli abbia detto di andare via, lui non vuole farlo, probabilmente perché sa che andandosene, in caso di separazione, lo potrei accusare di abbandono del tetto coniugale. Dunque cosa fare? Come posso mandarlo via? Se invece vado via io con i miei figli a cosa vado incontro? Occorrono in sede legale delle prove di infedeltà o anche la mia parola vale qualcosa contro le sue continue bugie? Grazie mille per il vostro aiuto.        

Marina (nome di fantasia scelto dalla redazione)

LE CONSEGUENZE LEGALI DELL'ALLONTANAMENTO DA CASA

Cara Signora,

capisco la delicatezza della situazione che sta vivendo, viste le difficoltà, più che comprensibili, di continuare a convivere con suo marito, anche dopo la recente scoperta di una stabile relazione extraconiugale da parte dello stesso. Essendo chiare le sue intenzioni di porre fine al rapporto matrimoniale, non posso che consigliarle di rivolgersi, quanto prima, a un legale così da attivare in tempi brevi la pratica della separazione, valutando anche la possibilità di addebitarla a suo marito per violazione del dovere di fedeltà coniugale.

Tenga presente, tuttavia, che, in sede giudiziale, per dimostrare il tradimento del suo coniuge, non sarà sufficiente una sua dichiarazione in tal senso, a meno che egli intenda ammettere, senza alcuna obiezione, di averla tradita. In caso contrario, infatti, le sue parole dovranno trovare un riscontro in ulteriori elementi probatori (ad esempio, sms, testimonianze di terzi, etc.).

Peraltro, le ricordo che, sempre ai fini dell’addebito, andrà anche provato che la scoperta della relazione extraconiugale abbia effettivamente incrinato il rapporto tra lei e il suo consorte, determinandone la crisi. Quanto all’opportunità di permanere nella casa coniugale, in attesa che si giunga alla separazione, non conoscendo nello specifico la sua situazione, mi sento di suggerirle di non abbandonare l’abitazione, ne tantomeno di andarsene con i suoi figli, senza prima essersi consultata, anche su questo aspetto, con un avvocato di sua fiducia.

Ciò, infatti, in linea generale, potrebbe esporla al rischio di perdere l’assegnazione della casa se non addirittura quello di vedersi addebitare, in un secondo momento, la separazione, con tutte le conseguenze del caso, salvo che lei riesca a dimostrare che la condotta di suo marito abbia reso insostenibile la prosecuzione della convivenza.

Del resto, consideri che incombe su chi ha posto in essere l’abbandono, l’onere di provare che l’allontanamento dall’abitazione familiare sia stato determinato da una giusta causa, vale a dire, nel suo caso, dalla scoperta di continui tradimenti da parte del suo consorte.  
Ad ogni modo, onde evitare futuri problemi, sarebbe sempre opportuno avvisare il coniuge della propria decisione, mediante l’inoltro di una raccomandata A/R, con cui si informa quest’ultimo della volontà di procedere con la separazione e dei motivi per cui si reputa che la convivenza sia divenuta intollerabile.
 
A cura dell'AvvocatoFrancesca Oriali

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