bambina-cammina

Sindrome di Tourette, cos’è e come si riconosce

Come si riconosce e si affronta la sindrome di Tourette, malattia dalle cause ancora sconosciute che compare nei bambini, raramente negli adulti. Qual è lo specialista a cui chiedere aiuto? E che tipo di terapie si possono seguire?

La rivelazione dell’attore Alessandro Borghi di soffrire della sindrome di Tourette getta luce su una malattia ancora poco nota, dalle cause ancora sconosciute. L’attore racconta di avere dei tic che scompaiono recitando, e che adesso può etichettare grazie alla diagnosi ricevuta dalla moglie, psicologa. 

Sindrome di Tourette, malattia dell’età evolutiva

La sindrome di Tourette si riscontra tipicamente in età evolutiva. Sono quindi soprattutto i neuropsichiatri infantili a occuparsene, come ci spiega la dottoressa Gianfranca Auricchio, dirigente medico responsabile dell’ambulatorio Tourette presso la Neuropsichiatria infantile dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Federico II e socia Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza): «I tic possono comparire nel corso dello sviluppo: spesso con la crescita scompaiono. Quindi ogni bambino va considerato un caso a sé, va indagata la sua storia e il contesto in cui vive con la famiglia. E anche la famiglia va presa in carico. Molti tic possono essere sintomo di una condizione di stress com’è successo in pandemia, quando tanti bambini hanno manifestato il loro disagio in questo modo».

I possibili sintomi della sindrome di Tourette

Avere dei tic quindi non vuol dire in ogni caso soffrire della sindrome di Tourette. «La neuropsichiatria è un mondo vastissimo e pensare di etichettare in modo preciso ogni espressione è difficile. Per parlare di sindrome di Tourette occorre che i tic abbiano determinate caratteristiche e si manifestino per un lungo periodo di tempo. Esistono infatti casi in cui l’andamento può essere caratterizzato da spontanea remissione. Per questo ogni caso va considerato a sé» avverte la dottoressa Auricchio. «I tic sono dei movimenti improvvisi che non si possono trattenere. Si manifestano spesso al distretto oculare, al collo ma possono essere anche di tipo vocale: schiarirsi la gola, oppure l’emissione di suoni come l’ecolalia, la ripetizione dell’ultima parola ascoltata, o la coprolalia (le parolacce), come anche la coproprassia, cioè i gesti osceni». 

La diagnosi da bambini e da adulti

Prima di ricevere una diagnosi, in presenza di questi sintomi si deve rientrare in precisi parametri temporali ma soprattutto all’interno di criteri specifici, ben definiti dal Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali. «Nei bambini la diagnosi viene effettuata dal neuropsichiatra infantile che può prendere in carico il piccolo e osservarlo nella sua evoluzione clinica nel tempo. Si devono anche escludere possibili cause organiche effettuando degli specifici esami che vengono consigliati dallo specialista. ovvero il neuropsichiatra. L’adulto più raramente può ricevere una diagnosi simile dopo i 18 anni, e in tal caso può fare riferimento al neurologo o allo psichiatra» precisa l’esperta.

Le possibili cure tra psicoterapia e farmaci

Ogni bambino va valutato e va inviato al giusto percorso terapeutico. «Un approccio che dà buoni risultati è l’habit reversal training, una psicoterapia specifica che si sta dimostrando valida» dice la dottoressa Auricchio. «Casi con sintomatologia più importante possono prevedere l’integrazione con psicofarmaci. Gli interventi psicofarmacologici in età evolutiva meritano sempre un attento monitoraggio clinico. Al momento sono in corso di studio psicofarmaci che non danno i noti effetti collaterali dei farmaci classici, e i primi trials clinici hanno dato risultati incoraggianti».

Riproduzione riservata