Aumenta il tasso di interesse legale: cosa succede ai nostri soldi?

Aumenta il tasso di interesse per chi ha pendenze arretrate con il Fisco, è in ritardo con i pagamenti di imposte e tributi (o li ha rateizzati) oppure sceglie il ravvedimento operoso 

Pessime notizie per chi ha pendenze arretrate con il Fisco, per chi è in ritardo con i pagamenti di imposte e tributi (o li ha rateizzati) e pure per chi sceglierà il ravvedimento operoso (la regolarizzazione tardiva della propria posizione, con un pagamento ridotto delle sanzioni) e la “pace fiscale”. Ci saranno ricadute anche su prestiti e finanziamenti.

Aumenti non pubblicizzati

Con un decreto varato in sordina – e non reso noto al grande pubblico, quello che non va a spulciare la Gazzetta ufficiale o i siti specializzati  – il ministero dell’Economia e delle finanze ha aumentato il tasso degli interesse legali da applicare nei casi previsti: dal primo gennaio si passerà dallo 0,3 allo 0,8 per cento, su base annua. La variazione del tasso è stata decisa, come è previsto dalla normativa italiana, sulla base dei parametri indicati dal codice civile: il rendimento medio annuo dei titoli di Stato di durata non superiore ai dodici mesi, da prendere in considerazione tenendo conto dell’andamento dell’inflazione.

L’incremento del tasso di interesse legale, quasi triplicato, arriva in una situazione economica complicata. Il minimo storico si è toccato nel 2017, con lo 0,10 per cento. Il picco massimo è stato tra il 1990 e il 1996 (con il tasso al 10 per cento), dimezzato solo dal 1997 (5 per cento). Dal 21 aprile 1942 a fine 1990 fu invece del 5 per cento.

L’impatto sui contribuenti in ritardo coi pagamenti

I redattori di Fisco Oggi, la rivista online dell’Agenzia delle Entrate, insistono sulle conseguenze di maggior impatto: “La disposizione del Mef ha naturalmente ripercussioni anche di carattere fiscale: cambieranno, infatti, gli importi dovuti all’Erario per i versamenti effettuati in ritardo o a seguito di ravvedimento operoso. A questo proposito, si ricorda che gli interessi vanno calcolati dal giorno successivo a quello entro il quale doveva essere assolto l’adempimento tributario, fino al giorno in cui si effettua il pagamento, applicando per ogni periodo il tasso di interesse legale in vigore pro rata temporis”.

Un esempio concreto, in parole povere. Se il saldo dell’Imu verrà versato in ritardo (il 15 gennaio 2019 , anziché entro il 17 dicembre 2018) bisognerà quantificare e aggiungere l’interesse dello 0,3 per cento dell’imposta dovuta dal 18 al 31 dicembre e l’interesse dello 0,8 per cento dal primo gennaio.

Piercarlo Bausola, commercialista torinese, aggiunge ulteriori informazioni e spiega quali saranno le altre ricadute per i contribuenti italiani. “L’aumento del tasso di interesse legale – conferma l’esperto – avrà ricadute sulla vita quotidiana di tutti i cittadini, perché va a incidere sul costo della vita in una serie di ambiti specifici, dal pagamento delle imposte in modo rateizzato o tardivo, al costo del denaro preso a prestito dalle banche. Gli interessi legali – spiega – sono anche gli interessi applicati ai rapporti tra le parti private: un contratto che preveda corresponsione di interessi (si pensi alla cauzione che si versa ad esempio quando si prende in affitto un appartamento e sulla quale, appunto, maturano interessi negli anni). Quando invece le parti di un contratto desiderino applicare un tasso superiore a quello legale, occorre una esplicita accettazione scritta da parte del debitore (è il caso dei conti correnti e dei rapporti tra banche e clienti). In questi casi va comunque sempre rispettato il limite delle soglie usurarie stabilito per legge”.

I riflessi sulla vita di tutti i giorni

Come detto, “l’aumento del tasso legale implica una crescita del costo nella dilazione del pagamento delle imposte (si pensi alle rate scadenzate tra luglio e novembre di ogni anno dopo la chiusura delle dichiarazioni fiscali) nonché del tasso sui ravvedimenti operosi 2019 che saranno effettuati nel 2019 e cioè lo spontaneo versamento tardivo dei tributi dovuti (ad esempio Irpef, cedolare secca sugli affitti…) da parte dei contribuenti”.

Occhio anche alle sanzioni

“La variazione del tasso legale ha effetto anche in relazione all’omesso o ritardato versamento di contributi previdenziali e assistenziali (Inps ad esempio): le sanzioni civili, a seconda dei casi, possono essere ridotte fino alla misura del tasso di interesse legale, quindi allo 0,8 per cento anziché allo 0,3 per cento”.

Pace fiscale più cara

“Anche le rate previste per la tanto dibattuta ‘pace fiscale’, in questi giorni un leit motiv in Parlamento, saranno influenzate da questo aumento, rendendo più cara la regolarizzazione delle posizioni ‘condonabili’: il nuovo tasso dello 0,8 per cento si dovrà, infatti, applicare sui pagamenti rateali dovuti per la definizione agevolata delle “liti” con l’Agenzia delle Entrate (i processi verbali di constatazione, la definizione degli atti accertamento e per la chiusura delle liti pendenti)”.

Tutta colpa dello spread?

“L’aumento del tasso di interesse legale – sempre parole del professionista torinese – purtroppo è nuovamente uno dei molti effetti dello spread in impennata. Ma cosa è questo ‘maledetto’ spread? In parole semplici è un numero (espresso in centesimi) che indica una differenza percentuale tra il rendimento di due obbligazioni emesse dai governi tedesco ed italiano: rispettivamente, da una parte i Bund, dall’altra i Btp (Buoni del tesoro poliennali) decennali. Entrambi sono titoli di debito pubblico emessi dagli Stati per finanziarsi. I cittadini li acquistano dando allo Stato del denaro a prestito. Dopo un certo numero di anni sarà possibile riscuoterli con gli interessi. Ad esempio, se i Btp rendono un interesse del 6 per cento e i Bund il 2 per cento, lo spread è pari alla differenza del 4 per cento (cioè 400 punti). Se uno Stato ha i conti a posto, i suoi titoli danno un interesse più basso perché sono un investimento a basso rischio. Se, al contrario, uno Stato ha problemi di bilancio (come l’Italia…) si dovrà garantire un interesse maggiore per compensare il rischio dell’investimento su un soggetto (lo Stato) meno affidabile”.

“L’aumento del tasso di interesse legale – prosegue l’esperto – è figlio anche della attuale situazione. I tassi salgono per due motivi: l’inflazione (il carovita) che c’è quando l’economia va bene… oppure per effetto del meccanismo descritto prima. Considerando che l’economia italiana non è in momento di euforia e quindi il carovita è rimasto invariato rispetto all’anno precedente, causa principale dell’aumento del tasso degli interessi legali è stato dunque l’aumento dei rendimenti dei Bot, come conseguenza della crescita dello spread con i titoli di Stato tedeschi degli ultimi mesi”.

Un consiglio per i ritardatari

I contribuenti in ritardo con il pagamento di tasse e imposte – è il consiglio – faranno bene ad affrettarsi entro il 31 dicembre 2018: fino a tale data il tasso degli interessi legali per il ravvedimento operoso sarà ancora dello 0,3 per cento.

“Forse l’unica buona notizia – risponde Piercarlo Bausola – potrebbe essere quella che il denaro depositato in banca dovrebbe rendere qualcosa in più, ma tra i costi bancari, commissioni e oneri vari (per non parlare dei risparmi resi sempre più ‘magri’ dalla crisi dei nostri giorni), l’effetto positivo sarà davvero trascurabile”.

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