Se navighi spesso sul web e hai una certa dimestichezza con gli ambienti digitali avrai già incrociato questa nuova parola, blockchain. Letteralmente vuol dire “catena di blocchi”, è considerata la più grande rivoluzione digitale dopo Internet ed è un sistema nato per trasferire in maniera sicura denaro virtuale (i bitcoin). Ma si può usare in tutti gli ambiti in cui è utile un trasferimento sicuro e inattaccabile di dati e informazioni.

Una delle applicazioni più attese, per esempio, è nella sanità: un medico in futuro potrà prescrivere un farmaco su un sistema blockchain della Asl e il paziente potrà ritirarlo in farmacia senza bisogno di ricetta. Oppure si potrà acquistare e vendere casa senza notaio perché la blockchain certificherà il trasferimento dei documenti. «Meno passaggi e zero intermediari vuol dire niente costi né errori umani e trasparenza assoluta su ogni transazione» spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano che qui ci aiuta a capire come funziona “la catena di blocchi”.

Come funziona la blockchain?

La blockchain è un registro virtuale, un data base di transazioni. Immagina una ricetta con un elenco di ingredienti: ogni volta che ne aggiungi uno, crei una nuova versione della ricetta (ovvero il cosiddetto “blocco”) che viene approvato da tutti quelli che hanno accesso. Ogni nuovo blocco contiene il nuovo ingrediente e tutti i precedenti e nessuno può cambiare o cancellare un ingrediente. «La garanzia sta nel fatto che i passaggi sono tracciati senza che nessuno possa interferire» spiega Portale. «In più il blocco registra l’identità dei soggetti convolti stabilendo regole certe e trasparenti, chiamate smart contract. Naturalmente i valori da trasferire devono essere generati sulla Rete in modo che la catena registri ogni passaggio fin dalla sua comparsa».

Perché azzera rischi e costi?

In generale, chiunque debba comprare o vendere con la blockchain può bypassare gli intermediari ai quali oggi è costretto a rivolgersi (e quindi azzerare il loro costo) e avere la certezza di massima trasparenza. «Usare la catena elimina la necessità di usare la banca perché è la catena stessa, registrando i vari passaggi di quel denaro fin da quando è comparso sul web, a garantire che il valore è reale. È come se su una banconota scrivessimo tutti i nomi di chi l’ha posseduta» spiega Portale. «Gli intermediari, inoltre, sono facilmente attaccabili e corruttibili. Un hacker o un impiegato disonesto potrebbero per esempio azzerare il tuo conto corrente e non potresti mai dimostrare che il tuo saldo era in attivo. Se compri qualcosa in un sito-truffa e la tua banca autorizza l’operazione, perdi i soldi». Con la blockchain invece non ci sono rischi perché il fatto che ogni passaggio sia registrato in ogni blocco della catena rende trasparenti e certe le operazioni.

L’Italia è il terzo paese in Europa per le sperimentazioni: circa 150 aziende hanno già progetti in corso e il 59% intende avviarle

Dove si usa già la blockchain?

Uno dei settori in cui la sperimentazione è già avviata è quello assicurativo: Axa, per esempio, ha sviluppato il servizio Fizzy che consente di rimborsare automaticamente i clienti in caso di ritardo di un volo. Quando acquisti un biglietto, Fizzy registra la transazione sulla blockchain (quindi il contratto non si può manomettere né interpretare) che è anche collegata ai database aerei così da avere informazioni sui ritardi in tempo reale e avviare il rimborso automaticamente.

Qualcosa di simile avviene nel noleggio di auto tra privati su helbiz.com: il pagamento è digitale e l’assicurazione si stipula tramite la blockchain che registra in automatico la durata del viaggio, il chilometraggio, eventuali danni, i dati gps. Un altro campo dove la trasparenza è fondamentale è quello del fundrising: la onlus Binance Charity Foundation ha avviato una raccolta fondi a sostegno dei malati terminali, dei disabili e dei bambini in contesti svantaggiati di Malta tramite blockchain in modo che i donatori possano tracciare i loro soldi e sapere esattamente, passaggio dopo passaggio, come vengono spesi.

Quali saranno i settori di prossima applicazione?

La trasparenza garantita da blockchain e smart contact ne renderà possibile l’utilizzo in molto settori, dalle aziende che devono tracciare i prodotti fin dall’origine (vedi più in basso) ai privati che vogliono scambiarsi valori come l’energia. Chi la produce con i pannelli fotovoltaici, per esempio, oggi deve cedere quella in eccesso alla rete elettrica che la ridistribuisce; in futuro, tramite blockchain, potrà venderla direttamente al suo vicino di casa. Un altro degli usi più attesi riguarderà i possessori di proprietà intellettuali. «In futuro, quando caricherò sul web musica o testi creati da me, la blockchain mi consentirà di sapere sempre chi li scarica e tutti potranno risalire al fatto che io sono il proprietario di quei contenuti» aggiunge Portale. Non serviranno software intermediari come Spotify o iTunes cui versare le percentuali di vendita dei contenuti, ma potrò incassare tutti i diritti. «Anche le pubbliche amministrazioni stanno cominciando a sperimentare il nuovo sistema per le aste, gli appalti e le nomine. La blockchain infatti garantirà che non ci siano manipolazioni» conclude Portale.

LA BLOCKCHAIN CI AIUTERÀ A SCEGLIERE I PRODOTTI ALIMENTARI

Le potenzialità della blockchain possono essere sfruttate anche per tracciare con certezza l’origine dei prodotti alimentari. La prima sperimentazione in questo campo è appena stata annunciata da Carrefour e Nestlé che utilizzeranno la blockchain per tracciare Mousline, celebre marca francese di puré. Il servizio consentirà al cliente del supermercato di scansionare un codice QR con il proprio smartphone e scoprire non soltanto la provenienza delle patate presenti in quella specifica confezione, ma anche il viaggio compiuto dal prodotto per raggiungere gli scaffali. In questo modo la certezza dell’origine e della qualità di un prodotto saranno automatiche, senza possibilità di falsificare le informazioni.