1) LA RETE DELLE FREE LANCE
«Facevo colloqui su colloqui, ma essere mamma mi penalizzava. Così ho capito che dovevo inventarmi qualcosa che aiutasse le madri libere professioniste come me» racconta Cristina Interliggi, ex grafica free lance. «Ecco perché ho creato Networkmamas.it, un sito-vetrina dove le lavoratrici con figli possono offrire le proprie competenze. Ci sono più di 500 avvocati, chef, programmatrici… Pagano un abbonamento annuo e in cambio ottengono pubblicità e consulenze per mettersi sul mercato in modo efficace. Il giro di clienti è arrivato a quota 2.500. Ma, oltre ai buoni affari, le mamme apprezzano la possibilità di supportarsi a vicenda. Dai tanti consigli che si scambiano, per esempio, è nato l’e-book Organizziamo l’ufficio in casa».

2) GLI INCENTIVI AZIENDALI DEDICATI ALLE FAMIGLIE
Quando le leggi a favore delle donne latitano, un aiuto arriva dal welfare delle aziende “illuminate”. Tra queste c’è Vodafone, dove l’occupazione femminile arriva al 55% proprio grazie a una politica attenta alle esigenze concrete delle famiglie. «Per esempio, offriamo un’assicurazione sanitaria valida anche per i figli, che include il rimborso spese per l’acquisto del latte artificiale, e contributi per le rette di asili nido, campus estivi e libri scolastici» spiega Francesca Giraudo, responsabile della Training Community, l’area che si occupa di formazione. «Da noi c’è anche lo smart working, cioè la possibilità di lavorare fuori ufficio un giorno alla settimana. Lo abbiamo lanciato l’anno scorso e lo sfruttano già 3.500 dipendenti».

3) L’ATENEO CHE VALORIZZA LE PARI OPPORTUNITÀ
Siamo bravissime a scuola, eppure non arriviamo quasi mai ai vertici. Ancor prima di entrare nel mondo del lavoro, già all’università. «C’è bisogno di far partire da qui le pari opportunità» dice Luisa Leonini, direttore del Centro Genders della Statale di Milano (www.gender.unimi.it). «Adesso abbiamo un progetto che coinvolge le ragazze di diverse facoltà scientifiche. Insegniamo alle studentesse a presentare una ricerca, ad aumentare il numero di pubblicazioni, a partecipare a concorsi o borse di studio. E le aiutiamo a stilare il curriculum e a preparsi ai colloqui».

4) L’ASILO APERTO DI NOTTE
Infermiere, operaie, turniste con figli. Cosa serve alle tante donne che vanno a lavorare quando fuori è ancora buio pesto? Un asilo notturno. Lo hanno capito a Villa Castelli, un paese vicino a Brindisi, che usa i fondi dell’Unione europea per questo progetto speciale. «Il nido comunale fa un orario prolungato dalle 3 del mattino alle 8 di sera e mette a disposizione una navetta che va a prendere i bimbi a casa» racconta il sindaco Vitantonio Caliandro. «All’inizio abbiamo pensato alle molte braccianti che vivono qui e macinano ore in auto o in pullman per andare nei campi. Ma adesso si iscrivono anche i figli di altre lavoratrici».

5) L’APP CON CUI TROVARE LA BABY SITTER IDEALE
“Oddio, si è licenziata la tata. Dove trovo una sostituta al volo, senza dover fare decine di telefonate?” Diciamo la verità: è la domanda che si fanno tante mamme. Che oggi ringraziano Monica Archibugi e Giulia Gazzelloni, ideatrici di Le Cicogne, la prima app che aiuta a trovare la baby sitter su misura (www.lecicogne.net). «I genitori la cercano automunita, che parli tedesco e sia un genio in equazioni? In pochi minuti arriveranno al profilo giusto tra 1.000 ragazze, già selezionate e affidabili». Il servizio costa 2 euro, escluso il compenso per la tata.

6) IL COWORKING DI MAMME
Scrivanie, computer, telefoni che squillano. Sembra il classico ufficio, ma qui i bimbi gattonano in libertà e le mamme fanno una pausa per allattare. Benvenuti al coworking SpazioMad (www.spaziomad.it). E non siamo a Berlino o Milano, ma nel centro di Palermo. «In barba a chi pensa che la nostra città non sia aperta al futuro del lavoro femminile» osserva Valentina Bruno, cofondatrice con Clelia Giacalone. «Noi affittiamo lo spazio e diamo la baby sitter. Poi offriamo anche altri servizi, come feste di compleanno o incontri con consulenti di imprenditoria e fisco. Tanti pensano che avere il figlio vicino distragga una professionista. Invece le donne riescono a concentrarsi, sono più produttive e veloci proprio perché da noi possono vedere e controllare il piccolo quando vogliono. Questo le tranquillizza e le fa lavorare meglio».

7) I LABORATORI PER NEOGENITORI
«Io ci sono passata: dopo la nascita di un figlio ti senti stanca, sola e incapace». Valentina Bensi per sconfiggere il temuto baby blues ha creato l’associazione culturale Easymamma (www.easymamma.net). Con l’aiuto di alcuni Comuni dell’hinterland milanese, dove vive, organizza «laboratori e incontri con esperti di ogni tipo, dal pediatra allo psicologo, ma anche corsi di cucina o fotografia. Pensati per condividere e combattere insieme tante piccole paure. Le neomamme hanno bisogno di capire che i problemi sono comuni e si possono risolvere».

8) IL COACHING SULLA CARRIERA
Licenziarsi per mettersi in proprio a 50 anni? Chiedere un aumento di stipendio? Tornare in pista e ridare smalto al curriculum dopo la maternità? «A molte italiane sembrano obiettivi troppo difficili» sottolinea Monica Giordani, coach da 20 anni, che per loro ha costruito un percorso di crescita personale e professionale ad hoc (www.coaching4u.it). «Studio insieme a loro il mercato e le nuove opportunità, certo. Ma bisogna lavorare sui blocchi emotivi: la maggior parte delle donne delega la felicità e la realizzazione di sé al destino o alla fortuna anziché diventare protagonista di un cambiamento. Io le stimolo a farlo. Vincendo, per esempio, la vergogna di chiedere una promozione al capo e un aiuto al marito per le faccende di casa».