Aprire un baby parking? È facile

Ecco una bella idea per chi ha feeling con i piccoli e vuole mettersi in proprio. Può creare uno spazio ricreativo per i bambini

Non importa quanto strillino o facciano i capricci: i bambini sono la tua passione e sogni   di aprire un’attività che ti tenga in contatto con loro. Se non vuoi destreggiarti fra complicate normative escludi nidi, asili e ludoteche e decidi per un baby parking: uno spazio gioco che ospita per poche ore bambini fino a sei anni. Non esiste una legge nazionale che ne stabilisca le caratteristiche, le uniche norme da rispettare sono quelle sanitarie e di sicurezza dettate dai regolamenti locali (che si possono chiedere all’Asl).

E se in Piemonte, la sola regione ad aver fatto una legge specifica per i baby parking, sono obbligatori il diploma magistrale, o una laurea in scienze dell’educazione, o una specializzazione nell’assistenza all’infanzia, in molte regioni non occorre un titolo di studio specifico. Nei baby parking, poi, non si mangia: e questo semplifica ulteriormente le cose. «Il primo passo è trovare uno spazio adeguato, meglio se vicino ai negozi» suggerisce Cristina Francios, che ha aperto con un’amica il baby parking Zucchero Filato in provincia di Torino. «Il centro deve poter ospitare da 10 a 25 bambini, perché, se le mamme si trovano bene, il passaparola fa crescere il numero dei piccoli clienti alla svelta.

Il nostro spazio è di 200 metri quadrati e per l’arredamento abbiamo speso circa diecimila euro, rivolgendoci a un’azienda specializzata in strutture per l’infanzia». Infatti non basta fare scorta di giocattoli, serve che tutto sia colorato e a misura di bambino, inclusi tavolini, sedioline, sanitari, armadietti bassi. «Il rischio, altrimenti, è di trasformare un servizio utile alle mamme in un freddo parcheggio a ore» avverte Cristina Realini, responsabile dei servizi de “Il Melograno”, rete di nidi e ludoteche presente in molte regioni. «Bisogna avere a cuore il benessere dei piccoli ospiti e imparare a  intrattenerli, anche chiedendo consigli a chi ha già fatto l’esperienza».

E i guadagni? «Per essere competitivi bisogna risultare convenienti rispetto a una baby sitter» dice Cristina Francios. «E quindi è bene informarsi sulle tariffe delle tate in zona. Quando l’attività è avviata si guadagna l’equivalente di un buono stipendio».

>>Consulenza e assistenza. Serve una consulenza su come muovere i primi passi o per accedere a finanziamenti agevolati? Ci si può rivolgere: ai Comitati per l’imprenditoria femminile presenti in molte Camere di commercio; agli assessorati alle Attività produttive della propria Regione e Provincia; ad agenzie e associazioni che offrono consulenza gratuita. In Lombardia, per esempio, c’è lo sportello Punto nuova impresa (www.saturno.lombardia.it e tel. 0267652299). In Piemonte c’è il Mip (www.mettersinproprio.it e tel. 800146766).

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