Si parla spesso di prevaricazioni e violenze sui banchi di scuola. Ma cosa succede quando la vittim

Si parla spesso di prevaricazioni e violenze sui banchi di scuola. Ma cosa succede quando la vittima e il carnefice appartengono alla stessa famiglia? Un'eventualità non così rara e che può avere ripercussioni sulla vittima peggiori di quelle del bullismo fuori casa.
I litigi tra fratelli, si sa, sono all'ordine del giorno e fanno parte del naturale sviluppo di crescita. Ma c'è una sottile linea che, se oltrepassata, trasforma un comportamento fisiologico in un vero e proprio disagio psicologico. E quel che aggrava il fenomeno è la tacita approvazione dei genitori a tali comportamenti, i quali non si rendono conto che quelli che sembrano normali litigi sono in realtà vere e proprie violenze, fisiche e psicologiche, paragonabili al bullismo.
Qual è la differenza sostanziale? La vittima non può mai sfuggire al suo prevaricatore visto che deve condividere con lui la quotidianità e l'intimità della casa. Mentre con il "calssico" bullismo, la vittima, almeno dentro casa, può sentirsi al sicuro.
Ma come capire che i normali litigi dei nostri figli possono sfociare in bullismo vero e proprio?

Bullismo tra fratelli

Un disagio psicologico ancora poco conosciuto: il lato oscuro di un fenomeno in crescita

Differenze tra normali litigi tra fratelli e bullismo

Ma quando si oltrepassa il confine? Il campanello d’allarme dovrebbe scattare quando si osserva una certa costanza nei comportamenti distruttivi di un fratello nei confronti dell’altro, ma soprattutto quando i soprusi vanno sempre e solo in una direzione. Quando è sempre uno dei due a subire e l’altro a picchiare, inveire, deridere e distruggere gli oggetti appartenenti alla vittima. Quando i segnali vanno al di là del semplice cameratismo tra fratelli bisogna intervenire. Perché le conseguenze di questo fenomeno sono capaci di ripercuotersi nell’età adulta con gravi sofferenze psicologiche.

Gli studi sul fenomeno del bullismo tra fratelli

Alcune ricerche hanno finalmente fatto luce sul fenomeno: uno studio della Clemson University apparsa sul Journal of Interpersonal Violence, condotto dal docente di psicologia Robin Kowalski, ha esaminato le storie di circa 30 coppie di fratelli che avevano raccontato tali situazioni di bullismo. Il 75% dichiarava di essere stata vittima di angherie da parte di un fratello, mentre l’85% affermava, senza problemi, di essere stato il bullo di casa. Come se ci si vergognasse meno ad ammettere le violenze su un fratello piuttosto che su un compagno di classe.
A rafforzare questo studio arriva una ricerca della University of New Hampshire, condotta da Corinna Jenkins Tucker e pubblicata su Pediatrics. Dopo aver esaminato circa 3600 bambini sotto i 17 anni, si è giunti alla conclusione che certi soprusi esercitati da un fratello su un altro possono nuocere alla salute mentale della vittima (ansia e depressione) e rafforzare il comportamento aggressivo del carnefice anche in età adulta.

Genitori: inconsapevoli responsabili del bullismo in famiglia

È interessante notare come i genitori, purtroppo, recitino una parte fondamentale nel fenomeno del bullismo tra fratelli, pur non essendo consapevoli del loro ruolo. Questo succede quando i bisticci, le offese, gli insulti, ma anche le violenze fisiche perpetrati da uno sull’altro, vengono liquidati come normale menage tra fratelli: allora si insidia il bullismo. Al contrario, se il genitore interviene attivamente in queste dinamiche il “bullo” dovrà ridimensionarsi e la “vittima” si sentirà accolta e capita, il seme del bullismo non troverà terreno fertile.
Insomma, l’ascolto e l’accoglienza, oltre alla sensibilità e all’attenzione dei genitori verso i figli, sono sempre un’incredibile protezione per i bambini. Non solo per contrastare il fenomeno del bullismo, ma in generale per far crescere futuri adulti sicuri di se stessi.

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