GIOCHI O “LAVORI” MONTESSORIANI?

Ruggero Poi, Vice Presidente Esecutivo della Fondazione Montessori Italia, ci aiuta a capire le differenze tra quelli che chiamiamo comunemente “giocattoli” e le attività di gioco secondo il pensiero di Maria Montessori.
“Maria Montessori è sempre stata molto attenta all’utilizzo del termine gioco. Nei suoi libri racconta come nella prima “casa dei bambini” abbia direttamente osservato un rapido disinteresse verso i giocattoli rispetto ai materiali educativi, pensati per accrescere il potenziale dei più piccoli. Per questo ai termini “gioco” e “giocattoli” preferì i termini “lavoro” e “materiali”. Ecco perché nelle stanze di una struttura montessoriana troviamo materiali di vita pratica, materiali sensoriali o di sviluppo.”

Quindi in una scuola Montessori tutti i materiali e gli arredi sono a misura di bambino, pensati per far interagire il bambino direttamente “lavorando”. Nelle stanze ci sono angoli arredati con strumenti funzionanti e predisposti per la vita pratica, che assolvono al desiderio intrinseco nel bambino di imitare il lavoro adulto.
“La miniaturizzazione degli strumenti da lavoro permette infatti al bambino, agevolmente e con precisione, di lavare i vetri, scopare per terra, annaffiare le piante, in quella che è davvero una “casa dei bambini”,  realizzando così il desiderio che i piccoli esprimono nella simulazione di gioco.” prosegue Ruggero Poi “La differenza con le cucine giocattolo che troviamo in vendita, è che il bambino non simula l’attività di cucinare, di apparecchiare il tavolo, di pulire a terra o di lavare uno specchio ma è realmente alle prese con il lavoro di tagliare le verdure, spremere l’arancia, grattugiare il pane, spalmare la marmellata su una galletta…”

Quali caratteristiche deve possedere un gioco per essere definito montessoriano?
“Deve possedere una sola caratteristica: quella di essere intelligente per sviluppare le intelligenze di chi gioca. Nell’ultimo secolo sono nate e cresciute molte linee di giochi educativi, ma i materiali progettati o scelti da Maria Montessori risultano ancora efficaci, attuali, e probabilmente fuori dal tempo proprio perché ideati a partire dall’osservazione dei bambini e del loro agire in autonomia. I materiali sono tutt’oggi capaci di concretizzare concetti astratti relativi alla misura, al peso, alla dimensione rendendoli direttamente manipolabili.”

“Sono materiali in cui si isola e si presenta una sola qualità: ad esempio con le “spolette dei colori” si affina il senso della vista e il discernimento del colore. Attraverso variazioni sul tema il bambino è “sfidato” a riorganizzare le spolette colorate secondo le varie e progressive sfumature dei primari e secondari. I materiali sono inoltre pensati per crescere nella difficoltà, dal più semplice al più complesso, così da poter ingaggiare gradualmente i bambini durante la crescita. Sono materiali autocorrettivi, ovvero il bambino può accorgersi autonomamente dei propri errori e così correggerli senza l’intervento dell’adulto.”

Non solo i “giocattoli” sono pensati osservando bisogni e comportamenti dei bambini, ma anche l’ambiente che li circonda deve corrispondere ai medesimi parametri: “Maria Montessori tratta con grande serietà la progettazione di tutto quanto è pensato per i bambini, per questo crea ambienti in cui è l’interesse dei bambini a guidarli in attività di lavoro pensate per svilupparne la capacità di concentrazione e l’autonomia” ci ricorda Ruggero Poi, che conclude: “Maria Montessori ha condotto ricerca e fatto innovazione in molti ambiti, compreso quello del design per l’infanzia: da questi insegnamenti, e in particolar mondo dall’osservazione dei bambini, è importante partire per progettare giochi, giocattoli e materiali educativi.”