COME PRATICARLA A CASA
Ecco alcuni esercizi che tuo figlio può fare anche da solo, con il tuo aiuto. «Invita il bambino a sedersi comodo, chiudere gli occhi e sentire il suo respiro che entra e esce» spiega Tea Pecunia. «Ripeti con lui l’esercizio per un paio di minuti al giorno, per circa un mese». Dopodiché puoi iniziare a fare semplici meditazioni guidate. «La durata consigliata è differente a seconda dell’età: circa 5 minuti dai 5 agli 8 anni, massimo 10 per quelli dai 9 ai 12. La meditazione guidata va ripetuta tutti i giorni, la mattina o la sera prima di dormire» spiega l’esperta. «Una volta terminata, invita tuo figlio a disegnare o raccontare quello che ha visualizzato».

Qui sotto ti proponiamo due esempi; altre meditazioni guidate complete per bambini si trovano nel libro delle due esperte.

CHE TEMPO FA (durata: circa 3 minuti)
Per imparare a riconoscere i propri stati d’animo e a osservarli con un po’ di distacco. Invita il bambino a concentrarsi sul respiro, quindi a spostare l’attenzione su come si sente. Domandagli: «Che tempo fa dentro di te? È una bella giornata o ci sono nuvole? ». Quindi portalo a respirare con calma e ad accettare il “suo tempo”, cioè il suo stato d’animo, anche se quel giorno non c’è il sole. «Tu non sei il tempo che fa. Va tutto bene, qualunque tempo faccia. Perché tu sei solo lì a guardare che tempo fa».

INNAFFIO IL MIO FIORE (durata: 5 minuti circa)
Per sviluppare la creatività usando tutti i sensi. Devi guidare il bambino in un luogo sereno che vedrà con gli occhi dell’immaginazione e in silenzio. A esercizio finito, ne parlerete o lo inviterai a disegnarlo. Durante la meditazione, aiutalo a immaginare il luogo: «Guardati intorno: cosa vedi? Magari un giardino? Ascolta i rumori di questo luogo, annusa i profumi, tocca la terra. Qui sei tranquillo, al sicuro. È il tuo luogo segreto dove puoi tornare quando vuoi». Quindi invita il bambino a piantare un seme, e innaffiarlo. In una meditazione successiva si osserva cos’è spuntato: un fiore delicato o un alberello robusto.

La meditazione calma l'agitazione

«Un beneficio evidente della meditazione è il rilassamento fisico: i bambini che la praticano sono più tranquilli. Anche quelli vivaci vivono questo aspetto del loro carattere in modo più sereno» dice Marina Panatero. «Prendiamo il caso dei bimbi che fanno fatica a stare seduti per molte ore al banco. A loro consigliamo un esercizio, “il budino”, che consiste nel tendere i muscoli e poi rilasciarli: è utile ogni volta che il piccolo sente montare la frenesia.

Una maestra mi ha raccontato di un alunno molto ansioso, che voleva sempre finire prima degli altri. Oggi lo vede che si ferma, chiude gli occhi, e fa qualche respiro profondo: ha imparato a tranquillizzarsi da solo».

La meditazione aiuta le relazioni con i compagni

«Meditando i bambini imparano a riconoscere i propri stati d’animo e quelli degli altri» spiega Panatero. «Identificare e descrivere le emozioni permette di accettare meglio le personalità degli altri e di comunicare in modo più sano, con meno aggressività. E questo lo vediamo bene anche quando lavoriamo in classe. Se, per esempio, c’è un ragazzino problematico, che disturba e ha difficoltà a inserirsi, dopo qualche mese di pratica meditativa i compagni sanno accettarlo.

Inoltre, il legame tra i ragazzi aumenta: imparano a collaborare e lavorano meglio insieme. Anche l’alunno che si alza durante un compito non è più motivo di distrazione, ma viene capito dai compagni che ormai conoscono la sua difficoltà a stare seduto».

La meditazione migliora il rendimento scolastico

«La meditazione è un addestramento. Porta a focalizzarsi su un determinato oggetto, su un’immagine o sul respiro, evitando di lasciarsi distrarre da altri pensieri. Lo scopo è guidare la persona a vivere nel momento presente, nel “qui e ora”» spiega Tea Pecunia. «Il risultato per gli studenti è un miglioramento del rendimento scolastico: quando sanno come concentrarsi, diventano più presenti e quindi imparano prima. Anche la memoria ci guadagna: i ragazzi dimenticano un mucchio di cose perché la testa è da un’altra parte e la mente non è abituata a lavorare senza distrazioni. Naturalmente i risultati si vedono anche una volta tornati a casa, quando gli alunni si scoprono in grado di fare i compiti più velocemente».