Lo si rincorre per la casa con i calzini in mano, mentre l'orologio dice che anche oggi si è in ritardo. È sempre così: alla mattina vestirlo è un'impresa. E non capita solo con i bambini che vanno all'asilo, ma anche con quelli di sei-sette anni. Le mamme e i papà spesso pensano che si tratti di capricci, però si sbagliano. Paola Scalari, psicologa dell'età evolutiva, dà a tutti i genitori quattro buone ragioni per trovare un compromesso tra le lancette che incalzano e il bisogno dei bambini di avere tempi più rilassati.

Perché vestire i bambini è una vera impresa

Alla mattina fanno sempre mille difficoltà. Ecco quattro buone ragioni per non perdere la pazienza

“Per un bimbo togliersi il pigiama e indossare gli abiti è come mettere la “divisa” per uscire e affrontare il mondo” spiega l’esperta. “Vuol dire separarsi dai propri affetti e dalla casa, con i suoi oggetti, i suoi odori rassicuranti. E significa anche che si avvicina il momento in cui mamma e papà gli diranno ciao e non torneranno fino a sera. Se il piccolo fa un po’ di storie è per trattenere con lui quel mondo amato”.

“Fino ai tre anni i bambini hanno una percezione del tempo completamente diversa da quella degli adulti” rivela la psicologa. “Vivono in un continuo presente: per loro il passato e il futuro non esistono. Capire come i grandi misurano lo scorrere del tempo è una lenta conquista. Che comincia verso i quattro anni, ma non dà i suoi frutti prima dei sei. Quindi dire a un bimbo di quattro o cinque anni: “Sbrigati, fra cinque minuti dobbiamo uscire” è inutile, perché non capisce”.

“Anche la paura di affrontare nuovi impegni può spingere un bambino a ritardare il momento di uscire. Se frequenta la prima elementare” spiega la psicoterapeuta “magari è preoccupato dal fatto che lo aspetta una giornata piena di prove. E possono volerci mesi prima che riesca ad abituarsi. Nel frattempo si difende preparandosi più piano che può”.

“Solo verso i sette anni ci si può aspettare dai propri figli un’efficienza maggiore alla mattina. Prima occorre comprensione, perché il senso del dovere matura lentamente e va allenato con pazienza” conclude la dottoressa Scalari. “Del resto anche a noi piacerebbe restare a crogiolarci fra le coperte e prepararci con calma. Figuriamoci a un bambino…”.

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