“Un figlio ci mostra subito quello che ci serve per capire come comportarci con lui e come farlo crescere bene.”

È timido e non gioca con gli altri

Viene spontaneo puntare a uno sport di squadra con l’intenzione di abituarlo ai rapporti sociali. «Attenzione: può essere una forzatura che peggiora le cose» avverte Marina Gerin Birsa. «Un bambino non deve per forza essere un campione di socialità. Ci sono piccoli che lavorano meglio da soli, proprio come gli adulti. Meglio una via di mezzo, cioè uno sport come il tennis che assicura un contesto di squadra ma non costringe troppo all’interazione: gli allenamenti e le trasferte forniscono le giuste esperienze di comunità, ma in campo ognuno lavora per sé».

Le alternative

«I timidi faticano spesso a esprimere le emozioni e l’equitazione aiuta l’uscita dal guscio» dice Napolitano. «Il rapporto con un animale sensibile come il cavallo può essere il primo passo verso la socializzazione. Se la difficoltà è invece “mostrarsi” agli altri, lo si può avvicinare al kendo, un’arte marziale in cui si indossa la maschera e l’agonismo è minimo».

È pigro e poco reattivo

Un bambino sedentario spesso è sovrappeso. Per questo i genitori lo spingono a muoversi a tutti i costi. «Il rischio è demotivarlo perché la fatica non è nelle sue corde» avverte la psicologa Gerin Birsa. «Meglio uno sport non troppo dinamico, che coinvolga a livello emotivo ma implichi anche del movimento per farlo sudare senza che se ne renda conto. Un ottimo esempio è il tiro con l’arco: fare centro, soprattutto all’inizio con il bersaglio vicino, dà grandi soddisfazioni e il piccolo è incitato ad aumentare la distanza. Tendere i muscoli, tenere a lungo una posizione e recuperare la freccia richiedono uno sforzo, ma mai troppo impegnativo».

Le alternative

«Si può scegliere anche un’attività nella quale prevalga il divertimento» dice il pediatra. «Come il tennis tavolo, che dà l’illusione di stare fermi ma in realtà fa muovere parecchio. O il baseball, che prevede lunghe pause e ha quell’aura mitica di uno sport protagonista di tanti film e cartoon americani».

È saputello ed egocentrico

Per smussare questi tratti fastidiosi il bambino deve imparare a collaborare con gli altri. «Sono utili gli sport dove, per vincere, si costruisce con i compagni una strategia ma, allo stesso tempo, non sono previsti ruoli dominanti e di primo piano» spiega la dottoressa Gerin Birsa. «Ottima la pallavolo: i componenti della squadra ruotano sempre e chi prima stava in retroguardia a recuperare la palla subito dopo può piazzare una schiacciata vincente. Sotto i riflettori si sta a turno e il successo viene condiviso».

Le alternative

Per i piccoli vanitosi va bene anche il basket: i ruoli cambiano spesso, le sostituzioni non hanno limiti e tutti possono fare canestro. «Per chi punta a uno sport individuale ci sono le arti marziali dove le prove non consistono nell’arrivare prima di un altro, ma nel perfezionare la tecnica. In particolare, il taekwondo insegna il rispetto per l’avversario, la devozione verso il maestro e una buona dose di umiltà».

È riflessivo e strategico

Un bambino così deve coltivare le sue doti, senza però trascurare l’impegno fisico. «Serve uno sport di precisione, che esalti la capacità di calcolo e costringa a muoversi» dice Gerin Brisa. «Nel golf la strategia è tutto: la precisione del gesto, la cura per gli strumenti, il calcolo della traiettoria e la gestione del punteggio danno grandi soddisfazioni ai piccoli cervelli. Che dovranno anche fare lunghe camminate a passo veloce».

Le alternative

Per coniugare l’aspetto intellettivo con quello fisico sono ottime le specialità della ginnastica artistica. «Dalle parallele al salto, calcolare i gesti e le spinte nei minimi dettagli è fondamentale» dice il pediatra. «Ottimo il twirling (una specie di ginnastica ritmica con i bastoni) che richiede strategie maniacali e fa lavorare i muscoli a ritmi decisamente intensi».

È audace e un po’ spericolato

Il coraggio è una grande virtù che va valorizzata. Ma perché non sfoci nell’incoscienza o nell’aggressività è necessario imparare a controllarla. «Suggerisco il rugby» dice la psicologa Gerin Brisa. «Quando c’è da buttarsi nella mischia, permette di mettere alla prova l’audacia e di esprimere anche una buona dose di combattività. Ma le regole in campo pongono limiti precisi e l’obiettivo della meta dà una direzione positiva a tutta questa energia».

Le alternative

«Per esaltare il coraggio valgono anche gli sport che costringono a “buttarsi” letteralmente o a misurarsi con la natura: sci, snowboard, windsurf, tuffi, arrampicata» spiega il pediatra Napolitano. «Si impara a misurare i propri limiti, a gestire l’autocontrollo e a riflettere sulle mosse successive. Se il bambino è super attivo e ha bisogno di sfogarsi vanno bene anche squash e hockey, due sport veloci e sfiancanti, perfetti per le piccole pesti che non stanno mai ferme».