Matrimoni combinati: storie di volontà negate

In Gran Bretagna due giovani pakistane vivono sotto protezione dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. E la loro esperienza si aggiunge a quella di chi ha avuto il coraggio di scontrarsi contro le regole della Sharia islamica

Una giovanissima ragazza pakistana di religione musulmana, dopo essere stata costretta dai genitori ad accettare un matrimonio combinato con un uomo scelto da loro, è stata portata a Sheffield (Regno Unito) per vivere con il suo futuro marito.
Purtroppo al suo arrivo la 15enne ha trovato ad attenderla una sorpresa ben poco piacevole: il suo promesso sposo non era il bel ragazzo che le era stato mostrato in fotografia prima della partenza ma un uomo di 40 anni, disoccupato, disabile e con un’età mentale di 5 anni.

Ma le cose, se possibile, sono addirittura peggiorate quando gli uomini della famiglia della ragazzina sono stati "invitati" dalla suocera ad abusare di lei con il proposito, in seguito, di inserirla nel mondo della prostituzione, sfruttando la sua bellezza e la sua ingenuità.
Fortunatamente la 15enne è riuscita a scappare, rivolgendosi alle forze dell’ordine. Oggi vive al sicuro in una casa-famiglia.

La sua fuga ha esposto la ragazza a seri pericoli. Infatti, anche se il matrimonio non è riconosciuto legalmente nel Regno Unito, rimane pur sempre valido per l’Islamic Sharia Council. Le regole della Sharia islamica sono rigidissime ed, in questi casi, arrivano ad ammettere il delitto d’onore.

Le autorità competenti britanniche hanno rilevato che ogni anno circa 10-12 donne sono vittime del delitto d’onore. Anche se i numeri sono sicuramente sottostimati.
L’omicidio, poi, non è l’unica soluzione per riconquistare il "perduto" onore: molte ragazze vengono ricondotte forzatamente nei loro Paesi d’origine senza lasciare traccia, altre vengono spinte al suicidio da mariti e parenti, altre ancora vengono picchiate e violentate per il solo fatto di essersi ‘occidentalizzate’.

Un altro caso recente é quello che ha visto come protagonista una ragazza di Birmingham, Saamiya, di appena 16 anni. Quando i suoi genitori hanno scoperto che, come tutte le sue coetanee, aveva un ragazzo, l’hanno costretta a tornare in Pakistan dove, due ore prima della cerimonia, è stata avvisata di doversi sposare perché la sua famiglia aveva combinato per lei un ottimo matrimonio.

"Durante la cerimonia islamica mio padre era al mio fianco con una mano sulla mia spalla e con l’altra sulla sua pistola, puntata alla mia schiena. Non potevo dire di ‘no’ – spiega Saamiya – Per tutti i presenti tutto questo era normale. Mio padre mi aveva detto poco prima che mi avrebbe sparato se non fossi andata fino in fondo."

Anche Saamiya è stata aiutata dalle autorità, più precisamente dalla sezione che si occupa di matrimoni forzati del Foreign and Commonwealth Office’s, ed ora vive rifugiata nel Midlands. La 16enne ha confessato terrorizzata alla polizia che i suoi fratelli hanno minacciato di ucciderla e che lo faranno senza il minimo scrupolo perché Saamiya ha disonorato tutta la famiglia.
"I miei fratelli mi hanno detto che mi riporteranno in Pakistan dove potranno uccidermi senza problemi. Pagheranno la polizia per coprire tutto… Io non voglio essere uccisa. Ho solo 16 anni e voglio vivere la mia vita!"

Jasvinder Sanghera, Direttore dell’associazione ‘Karma Nirvana‘, ha denunciato una situazione di grave ignoranza e superficialità da parte delle forze dell’ordine. Spesso le ragazze che fuggono dalle loro famiglie e si rivolgono alla polizia vengono semplicemente riaccompagnate a casa, dove subisco ulteriori violenze ed abusi. Alcuni poliziotti di origine asiatica spesso chiudono un occhio in crimini di questa tipologia.

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