Riuscire a trasmettere i giusti valori educativi, sapendo dire anche “no” quando occorre, è uno

Riuscire a trasmettere i giusti valori educativi, sapendo dire anche “no” quando occorre, è uno dei compiti più ardui che un genitore debba affrontare. Talvolta risulta veramente difficile negare, altre volte lo si fa con troppa leggerezza.

Perché, se è vero che è molto più facile (anche se assolutamente controproducente) dire sempre “sì” per evitare contrasti e sentimenti negativi momentanei, sappiamo anche che spesso si rischia di cadere nell'eccesso opposto, negando senza mettersi dalla parte dei bambini e senza ascoltare i loro bisogni. A volte si è portati a dire “no” quasi a prescindere, senza riflettere a sufficienza o senza fornire alternative.

È bene sapere quindi che un atteggiamento di chiusura totale, risoluto e autoritario ad ogni costo, rischia di diventare dannoso tanto quanto uno troppo permissivo.

Mamma, non dirmi (sempre) “no”!

I “no”: risorse fondamentali per crescere bambini felici e consapevoli. Ecco perché, per un’educazione efficace, occorre saperli dosare

Saper dosare le “negazioni assolute” è fondamentale per incanalare l’educazione che si vuole trasmettere ai propri figli verso le regole che si ritiene essere imprescindibili.

Essere in grado quindi di trovare delle giuste alternative spazio temporali ai “no”, quando possibile, aiuta a sottolineare le negazioni davvero importanti e non trattabili, fornendo così una solida struttura educativa al nostro insegnamento. Al contrario, essere autoritari in ogni situazione e ad ogni costo, farà perdere inevitabilmente valore a tutti i “no”, anche ai più legittimi. Possiamo pertanto affermare che troppe negazioni possono risultare controproducenti tanto quanto un atteggiamento permissivo oltremisura.

Se un bimbo decide però di ignorare deliberatamente un “no assoluto” è corretto rinforzare l’insegnamento restando fermi sulla propria posizione e, in certe situazioni, sanzionando l’atteggiamento sbagliato, così come accade nella vita reale.

Attenzione però: l’eventuale punizione deve essere sempre commisurata al motivo ce ci ha spinti a crearla, all’età e alla personalità del bambino.

La sanzione al comportamento sbagliato inoltre deve rinforzare un insegnamento, non può e non deve mai essere uno sfogo per il genitore.

Per fornire quindi un collegamento e dare struttura a un “no assoluto” la punizione deve essere collegata all’errore commesso in modo coerente.

Infine, molto importante è tenere a mente che una buona educazione non passa mai attraverso l’umiliazione o la mortificazione. La parola chiave da ripetersi come un mantra è “rispetto”, e sarà il nostro insegnamento più importante.

Scegliere le proprie battaglie dosando i “no”

I “no” sono una risorsa preziosa per l’educazione, vanno maneggiati con cura e dosati correttamente. Ovviamente non esiste una ricetta che stabilisca quanto possano essere utilizzati nella nostra quotidianità, ma una cosa è certa: eccedere nel negare porterà i nostri “no” ad avere un peso specifico meno importante.

L’abuso di negazioni infatti farà perdere inevitabilmente e inesorabilmente valore a tutti i “no”, anche ai più legittimi.

Non solo, il bambino non si sentirà ascoltato e compreso nei suoi bisogni e questo lo renderà meno collaborativo nei nostri confronti e meno desideroso di aprirsi con noi.

Posto quindi che ogni genitore deve stabilire dei paletti imprescindibili – volti a garantire l’incolumità del piccolo o delle persone che lo circondano, il rispetto dell’altro e delle norme di buona educazione generale – in molti casi sarebbe opportuno fermarsi davanti alle richieste del proprio bambino e capire se un “no” è davvero indispensabile.

Questo non vuol dire “viziare” e diventare troppo permissivi trasformando i “no” in “sì”, significa semplicemente scegliere le proprie battaglie, quelle che si ritiene essere fondamentali per una corretta crescita, e mettere su di esse un accento importante e fermo.  

Trovare giuste alternative ad alcuni “no”

Dosare le negazioni ci aiuta quindi a sottolineare le regole davvero importanti. Questo è un concetto fondamentale perché un bambino, di fronte ad un genitore capace di ascoltare i suoi bisogni, avrà la certezza che i “no” che gli vengono posti non sono trattabili. Questo aiuterà in primo luogo ad incanalare l’educazione sui concetti che riteniamo essere basilari e in secondo luogo ad evitare contrasti e tensioni, spesso inutili.

Davanti a molte richieste quotidiane, che necessitano un’immediata negazione da parte nostra, sarebbe importante fermarsi, fare un passo indietro e chiedersi se esiste un’alternativa alla parola “no”.

Spesso, se facessimo lo sforzo di ricollocare il desiderio di nostro figlio in un altro contesto fisico, ambientale o temporale, ci renderemmo infatti conto che molti “no” potrebbero trasformarsi in “non qui”, “non adesso” o “non così”.

La negazione non sarebbe più quindi definitiva e assoluta, ma si andrebbe ad offrire un’alternativa più consona e corretta.

Questo tipo di atteggiamento propositivo porta, oltre a far acquisire valore ai “no assoluti”, anche a centrare in modo naturale altri obbiettivi.

Aiuta ad esempio anche nell’arduo compito di favorire importanti collegamenti da parte del bambino tra i paletti che stiamo cercando di costruire e i differenti contesti. Ci porta inoltre ad insegnare a nostro figlio l’importanza di una mente flessibile e capace di elaborare alternative in ogni situazione.

Infine, attraverso un coinvolgimento attivo del bambino, ci accorgeremo che col tempo saprà stupirci con proposte alternative e spontanee alle negazioni.

Ecco quindi come gettare solide basi per i nostri insegnamenti e come incanalarli in un’educazione allo stesso tempo serena ed efficace.

L’importanza dei “no” assoluti

Dosare le negazioni ed essere flessibili e aperti all’ascolto non vuol dire ovviamente cancellare la parola “no” dal vocabolario. Tutt’altro.

Saper dire “no”, quando necessario, è infatti un valore educativo importante e imprescindibile che sviluppa positivamente il rapporto genitore-figlio e la personalità del bambino stesso.

Saper negare qualcosa al momento opportuno e mettere i giusti paletti infatti permette di farlo crescere nella consapevolezza dell’esistenza di una gamma intera di emozioni, comprese la rabbia, la tristezza e la frustrazione.

Non solo, perché essere fermi sulle regole e sui limiti che si è scelto di stabilire fornisce un modello che lo aiuterà nel tempo a gestire questa “palette emotiva”, ad essere più sicuro di sé e a non sentirsi sopraffatto quando saranno la società o la vita stessa a dire “no”.

Come abbiamo detto quindi è fondamentale scegliere le proprie battaglie, ovvero i “no assoluti”, e su quelle mantenere un atteggiamento fermo. Individuando le situazioni trattabili poi non faremo che rinforzare questi “no assoluti” portando nostro figlio a riconoscere con precisione e coscienza le regole davvero importanti e imprescindibili.

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