Malattie esantematiche: come riconoscerle

Malattie esantematiche: come riconoscerle e curarle

Quali sono i sintomi che possono segnalare una malattia esatematica? E cosa fare?

La polemica attorno alla necessità dei vaccini obbligatori prende sempre più piede e, purtroppo, distoglie l’attenzione dal progresso scientifico e dagli sforzi maturati in decenni di ricerca per debellare malattie dalle complicazioni anche gravi e per migliorare la qualità e lo stato della salute pubblica.

Le malattie esantematiche (malattie infettive caratteristiche dell’infanzia) tornano, purtroppo, a fare capolino nelle scuole e nelle case italiane. Dall’aumento dei casi di morbillo fino alla ricomparsa di malattie che credevamo debellate. Vediamo insieme come si riconosce una malattia di tipo esantematico e cosa fare. Anche se la prima cosa da fare è affidarsi alla medicina e alla scienza, sfruttando l’opportunità del vaccino.

L’esantema

Tra le malattie infettive che tornano a colpire i bambini, e anche gli adulti, troviamo soprattutto morbillo, varicella e rosolia. La caratteristica comune di queste malattie è, appunto, la comparsa di un esantema.

L’esantema è un’eruzione cutanea che si presenta in forme diverse e in zone del corpo differenti, a seconda del tipo di malattia. Per esempio, la varicella è caratterizzata da vescicole, il morbillo da macchie rosse e piatte e la rosolia da macchie inizialmente simili a quelle del morbillo ma che poi “confluiscono” in un unico esantema.

Ma non esistono soltanto queste tre patologie infettive: nella prima infanzia, infatti, sono diffuse anche la sesta malattia, la mani-piedi-bocca e la scarlattina. Per queste ultime tre, non esiste un vaccino.

Altri sintomi

Oltre alla comparsa dell’esantema, i sintomi delle malattie esantematiche prevedono anche febbre e segnali diversi a seconda del tipo di virus o di batterio (nel caso della scarlattina). La febbre è una delle caratteristiche più comuni e frequenti, spesso accompagnata da spossatezza, dolori articolari, mal di gole, fotofobia.

Nello specifico, il morbillo inizia proprio con febbre molto alta, infiammazione e dolore alla gola, raffreddore e congiuntivite con fotofobia. Solo dopo un paio di giorni, di norma, compare l’esantema. La rosolia, invece, ha un esantema simile a quello del morbillo ma con evoluzione diversa (le macchie sbiadiscono), febbre non alta e linfonodi ingrossati. La varicella è caratterizzata dalle specifiche vescicole che si riconoscono sia per l’aspetto (sono piene di pus), sia per il prurito anche molto forte che provocano.

Al primo dubbio, quindi, è d’obbligo un controllo tempestivo dal pediatra per individuare con certezza il tipo di agente infettivo e stabilire un’eventuale terapia.

Cure

Le malattie esantematiche sono quasi tutte provocate da un virus, dunque di norma non prevedono terapie antibiotiche. Con eccezione della scarlattina che, invece, è causata da un’infezione batterica e richiede trattamento antibiotico specifico. Non è raro, però, che alla malattia esantematca si sovrapponga poi un’infezione batterica. Dunque, spesso viene prescritta anche una terapia antibiotica (che agisce sulla sovrainfezione batterica e non sul virus).

Le altre terapie riguardano il trattamento della sintomatologia e prevedono antipiretici, antinfiammatori e, nel caso della varicella, antistaminici se il prurito diventa insopportabile.

Complicazioni

Il “problema” delle malattie esantematiche non è tanto il decorso normale della patologia, quanto l’eventuale comparsa di complicazioni. Quest’ultime, infatti, possono essere anche molto gravi. Quasi il 6% dei bambini affetti da morbillo, per fare un esempio, sviluppa poi una polmonite e in un caso su mille, può verificarsi anche encefalite (gravissima infiammazione del cervello).

Anche la rosolia, se contratta in gravidanza (dunque se non si è avuta la malattia durante l’infanzia o l’adolescenza oppure non ci si è vaccinate) può causare gravissimi danni al feto.

L’unico strumento disponibile per evitare di correre questi rischi resta il vaccino. E l’unica difesa possibile per chi non può vaccinarsi, per esempio i bambini immunodepressi, resta una comunità vaccinata.

Riproduzione riservata