Favola

C'era una volta una bambina che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso poiché da quando la nonna le aveva cucito un cappuccio di velluto rosso non si separava mai dall'allegro copricapo. Un giorno la mamma le disse: «Cappuccetto Rosso, ecco un cestino da portare alla nonna, che è debole e malata. Mi raccomando, segui sempre la strada e non perderti». Fu così che Cappuccetto Rosso si mise in cammino verso il bosco. Passo dopo passo, si inoltrò nel verde fra i grandi alberi dal tronco antico: stava raccogliendo dei fiori, quand'ecco sbucare un grande lupo dal cespuglio. «Ciao bella bambina, dove vai a quest'ora di buon mattino?» disse il lupo. Rispose Cappuccetto Rosso: «Vado dalla nonna, che è molto malata!». «Che cos'hai sotto il grembiule?» aggiunse il lupo. E la bambina, prontamente replicò: «La merenda da portare alla nonna, che abita poco lontano da qui, nel bel mezzo del bosco».

Cappuccetto Rosso

La favola della tradizione popolare... e un finale alternativo. Per insegnare ai piccoli che è sempre possibile usare la propria immaginazione

 

La versione più conosciuta di Cappuccetto Rosso è la fiaba dei fratelli Grimm, che risale al 1857, tuttavia esiste un racconto più antico, Le Petit Chaperon Rouge, scritto da Charles Perrault nel 1697. Nelle parole di Perrault Cappuccetto Rosso è una ragazzina di buona famiglia, più grande rispetto alla bambina immaginata dalla tradizione popolare. Secondo alcune teorie psicanalitiche il cappuccio di colore rosso costituirebbe il simbolo dell’ingresso nella pubertà, come richiamo al sangue mestruale. La favola, come tutti i racconti della tradizione, aveva una funzione educativa. Qual è la morale? Lo spiegano con grande efficacia le parole di Perrault, che risuonano come un monito tragicamente ancora attuale: « Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette  carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto  agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua  cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è  un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né  arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani  ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi  lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!». Oggi il lupo desta più curiosità e simpatia che paura, tuttavia, come insegna anche il nostro finale alternativo, è importante continuare a educare i bambini a stare attenti e imparare a distinguere i veri malintenzionati, ben più feroci di un animale selvatico: sono gli esseri umani con le cattive intenzioni chi dobbiamo imparare a tenere lontano.

Il lupo mangia la nonna

Al lupo venne un’idea. D’un balzo raggiunse il fitto del bosco: proprio in mezzo c’era la piccola casa della nonna di Cappuccetto Rosso. «Toc toc» fece il lupo. Dal letto giunse la voce della nonna: «Chi è?». «La tua nipotina!» rispose il lupo e la vecchia signora, senza esitare, disse: «Che piacere vederti, vieni avanti cara». Il vecchio lupo non se lo fece ripetere due volte e, arrivato al letto, della nonna fece un sol boccone. Dopo aver indossato la sua camicia da notte, si infilò nel lettone e attese l’arrivo di Cappuccetto Rosso. Non passò molto tempo che Cappuccetto Rosso, che nel frattempo si era attardata per raccogliere un grande mazzo di fiori per la nona, bussò alla porta: «Toc toc, posso entrare nonna?». Il lupo, schiarendosi la voce, esclamò: «Certo, cara nipotina. Vieni avanti!». «Nonna, che vocione hai!» «È per salutarti meglio, bambina mia». Cappuccetto Rosso si avvicinò al letto: «Nonna, ma che orecchie grandi hai!» «Per sentirti meglio, cara nipotina». «Nonna, ma che occhi grandi hai!» «Per vederti meglio!» «Nonna, che mani grandi hai!» «Per accarezzarti meglio!» «Nonna, ma che bocca spaventosa hai!» «Per divorarti meglio!» e in un sol boccone il lupo ingoiò la povera Cappuccetto Rosso.

Arriva il cacciatore

Dopo il lauto pasto, il lupo, sazio, si addormentò saporitamente e iniziò a russare. Il lupo russava così forte che un cacciatore di passaggio nel bosco esclamò: «È la nonna di Cappuccetto Rosso a russare? Andrò a vedere se sta bene» e così dicendo entrò in casa. Quand’ecco che vide il grande lupo, a cui dava la caccia da tempo, dormire nel letto della nonna. Senza esitare, il cacciatore prese un grande coltello dalla bisaccia e aprì la pancia alla bestia… da cui vennero fuori Cappuccetto Rosso e la nonna, vive e vegete perché il lupo le aveva ingoiate tutte intere. E fu così che il bosco si liberò del lupo e Cappuccetto Rosso imparò che non bisogna fidarsi degli sconosciuti, ma stare sempre attenti a ciò che dice la mamma.

Finale alternativo

Camminando nel bosco, Cappuccetto Rosso incontrò scoiattoli, grandi alberi dalle radici immense, rovi di more e margherite. A un certo punto da un cespuglio sbucò un grande lupo. Cappuccetto Rosso, che da bambina perspicace sapeva riconoscere le bestie feroci, disse: «Ti conosco vecchio lupo, non mi inganni! Io so chi sei». «Chi sono? Sono un povero vecchio affamato» rispose il lupo, che aggiunse: «Sono tempi duri, sai? Il cacciatore mi dà la caccia: siamo rimasti pochi, noi poveri lupi. Ti dirò, cara Cappuccetto Rosso, sono anche affamato e non ho nemmeno fatto colazione». Cappuccetto Rosso ci pensò un po’ su. Lo guardò per bene e vide che in effetti per essere un lupo era spelacchiato e piuttosto malconcio, bisognava ammetterlo. «Lupo, io di cosciotti da regalarti non ne ho, però ho la ciambella della mamma e un cestino pieno di cose buone: se vieni con me dalla nonna faremo colazione tutti insieme». Anche il vecchio lupo ci pensò su, perché in fin dei conti ne andava della sua fama… e un po’ anche dell’orgoglio. Ma in fin conti a volte ci vuole una svolta per cambiare le cose. Così, rispose: «Verrò con te, cara Cappuccetto Rosso: era da tanto che non ricevevo un invito: sto sempre da solo!». Cappuccetto Rosso si incamminò verso casa della nonna con il lupo: all’inizio la vecchia signora si prese un bello spavento, ma poi le venne in mente che spesso l’apparenza inganna, perché dietro i grandi denti e lo sguardo minaccioso si nasconde un cuore grande. Cappuccetto Rosso apparecchiò il tavolo per la merenda al sole, fra il glicine e i vasi di gerani. Anche il cacciatore, che passava di lì per caso, fu invitato: ci mise un po’ a capire di non avere più un nemico da combattere, ma poi si rassegnò e, deposto il fucile, guadagnò un nuovo amico. Da quel giorno il lupo divenne un fedele amico della famiglia. Tutti i pomeriggi mangiava le crostate di frutta preparate dalla brava e coraggiosa Cappuccetto Rosso, ogni notte ululava alla luna e mai passò un giorno in cui dimenticò di proteggere la nonna dai veri malintenzionati, quelli che non hanno il pelo lungo o le unghie, ma belle parole e sorrisi falsi.

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