L’inverno secondo lui. Da Milano Moda Uomo tutte le tendenze per l’AI 2019-2020

Si scruta un uomo nuovo sulle passerelle meneghine. Che veste sartoriale ma in versione moderna, che non ha paura di osare, che supera gli stereotipi e sa scegliere il look in base all'occasione. Da Zegna a Versace: ecco il recap della 4 giorni di fashion week. 

Inchino alla sartorialità, rivisitata, e rilettura della mascolinità. Nella 4 giorni di Milano Moda Uomo – in scena sulle passerelle meneghine dall’11 al 14 gennaio con l’autunno inverno 2019 2020 – non ci sono dubbi, si rivisita il tailoring e si evince un leitmotiv piuttosto comune: preservare e mettere in risalto la sensibilità delle persone, andando oltre le convenzioni, gli stereotipi e le formalità per far uscire la vera identità del singolo e accettare le diversità tra individui e tra culture.

Stazione di Milano … Zegna 

Non è stata di certo casuale, la scelta della location per il fashion show di Ermenegildo Zegna. Il direttore creativo Alessandro Sartori ha voluto come pedana delle sue collezioni la stazione di Milano Centrale: luogo di arrivi e di partenze, di incontri e di saluti, di scambi culturali tra persone provenienti da qualsiasi parte del mondo, tra chi indossa l’abito sartoriale e chi no, e chi vorrebbe invece indossarlo, ma in maniera diversa. Ne sono un esempio i giubbini modello bomber che riportano i revers del blazer e si indossano con pantaloni in coordinato. Il tutto magari a stampa check o abbinato a un cappello di feltro che ricorda l’elmetto. Ci sono pants dall’anima combat con ghette, le lavorazioni jacquard, i pullover rivisitati. 

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La mascolinità di N°21 al di là delle convenzioni

Gli stereotipi culturali e il maschilismo sono le barriere abbattute sul catwalk di N°21 con un Alessandro dell’Acqua ostinato, a ragione, ‘a costruire un tipo di abbigliamento che si possa sottrarre alle classificazioni, proprio come nella vita di tutti i giorni fanno gli uomini delle nuove generazioni, dai millennials a quelli delle generazioni successive”. Una ‘battaglia’ che punta a fare fatti più che apparenze. E che si concretizza in canottiere scollate abbiante a giacche tailoring, in maglioni trasparenti effetto vedo-non-vedo, in camicie in ecopelle nera e in pizzo cipria a prova di sensualità, in pantaloni in vinile. I caban poi hanno le spalle sottili, i parka sono imbottiti di montone ma tra i capispalla più di ogni altro emerge la ecopelliccia animalier. Per dar nuova vita a un guardaroba che indaga la profondità dell’uomo.

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Caos e cose da giovani in casa Marni

Meno codici e più gioventù da Marni dove la parola d’ordine è dimensioni extra-large. Francesco Risso fa sfilare una confusione chiaramente ricercata: i suoi uomini sono una crew di ‘giovanissimi’ che vestono capi dalle proporzioni decisamente over mescolati alle stampe ispirate ad Allegro ma non troppo, il film d’animazione del 1976 di Bruno Bozzetto. Pattern a parte, le tinte sono accese, il richiamo nel complesso è agli anni 70 ma icapi classici sono riletti in chiave moderna: vedi il gessato non allineato, il blazer in pelle, gli strappi sul maglione con le losanghe, le sciarpe lunghe fino a terra. 

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La nuova era di Versace

Più maturi e altresì spietati, sono i maschi di Versace che – nella prima sfilata dopo l’acquisizione di Capri Holding (il nuovo nome del gruppo Michael Kors – sfoggiano il boa di piume sull’abito e i pantaloncini boxe bianchi come se gli eccessi non esistessero. Tutto è una provocazione, anche il cappotto fucsia e quello giallo, le stampe leopardate. Audaci e liberi di osare, gli uomini di Donatella ‘si vestono in maniera diversa a seconda dell’occasione e hanno trovato quel coraggio che gli mancava in passato’. Complice anche ‘una società moderna che ha concesso a ognuno una maggiore libertà di esprimere se stessi’.  

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Il Frankenstein di Prada

Anche i riflettori di Miuccia Prada si accendono sulla società moderna che con tutte le sue imperfezioni e le sue debolezze, ha tanto bisogno d’amore. Proprio come il Frankenstein del romanzo di Mary Shelley, il mostro dalla faccia squadrata e piena di bulloni, emarginato e deriso, che per quanto brutto e spaventoso fosse, è tanto desideroso d’affetto e di dolcezza. Un pensiero espresso anche con un pizzico d’ironia, che prende vita in giacche militari con inserti di ecopelliccia colorata, tinte vivaci a contrasto, cappelli con paraorecchie, spalline di faux fur sui pullover, ciondoli con cuori trafitti, zainetti a pioggia e pieni di tutto a indicare il fardello del mondo che si porta in spalla. E poi le stampe dell’illustratrice Jeanne Detallante sulle camicie che ritraggono le faccine del mostro. Il tutto accompagnato dalle note a tema che alternavano la sigla della famiglia Addams, Tainted Love di Marilyn Manson, la cover dei Revolting Cocks di Do Ya Think I’m Sexy?. Inquietante, come il resto dell’atmosfera.


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