Valentino Rossi 2001
Valentino Rossi nel 2001 festeggia il primo titolo nella 500, poi MotoGp.
È così affezionato al suo numero, il 46, da averlo tenuto anche quando, da campione, avrebbe avuto diritto all’1.

Ecco perché Valentino Rossi non rinuncerà a correre

L’età, una moto non all’altezza, qualche errore di troppo in pista. Dopo oltre 20 anni di una carriera leggendaria, molti danno Valentino Rossi per finito e lo invitano a ritirarsi. Niente di più sbagliato. Perché lui si diverte ancora troppo per rinunciare a correre. Come racconta qui un giornalista che lo conosce bene

Bisogna avere 2 atteggiamenti quando si parla di Valentino Rossi. Il primo: andarci cauti. Il secondo: ringraziarlo. Perché quando si parla di Valentino Rossi siamo davanti a una leggenda, a qualcuno che rimarrà nella testa, nei cuori, nei libri per anni e anni e anni. Come Michael Jordan. Maradona. Pelé. Tra questi pochi lui c’è e ci sarà, per ciò che ha fatto e ciò che ha rappresentato, mentre i criticoni, quelli che dicono che deve smettere, spariranno sullo sfondo, un chiacchiericcio che sarà via via sempre più debole, fino a svanire.

Valentino Rossi, un successo dietro l’altro

Quelle voci sono state già zittite varie volte. Quando era alla Honda – primi anni 2000 – gli rinfacciavano che vinceva la moto e non il pilota. Lui ha cambiato moto, ne ha preso una che fino all’anno prima arrivava “esima”, la Yamaha, e l’ha portata subito in alto. Poi sono arrivati i giovani, tali Casey Stoner e Jorge Lorenzo. E uno a uno li ha battuti. Tra l’altro compiendo gesti che sono diventati simbolici di queste vittorie: un sorpasso sulla sabbia, fuori pista, in una curva a S in discesa chiamata cavatappi nel circuito di Laguna Seca (su Stoner) e una serie di staccate impossibili negli ultimi giri del Gran premio di Barcellona (su Lorenzo).

Infine è arrivato Marc Marquez, un pilota che ha costretto tutti gli altri a cambiare stile di guida, che ha vinto 8 Mondiali in 9 anni. Uno spericolato, aggressivo, che ha messo in seria difficoltà Valentino, ficcandosi di mezzo in maniera molto discutibile tra lui e il decimo titolo nel 2015, quando ha spalleggiato il connazionale Lorenzo. Ma anche contro di lui Valentino ha vinto battaglie epiche, dimostrando che il pelo sullo stomaco ce l’ha eccome, nonostante l’anagrafe.

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Quelli che pretendono di sapere quando si dovrebbe ritirare

Eppure «quelli che hanno capito tutto» non mollano: Valentino li chiama così, riferendosi a coloro che senza aver mai messo il sedere su una moto da corsa pretendono di sapere quando si dovrebbe ritirare. Anche questi li ha sempre smentiti. Per esempio nel 2010, quando si è infortunato gravemente a seguito di una caduta al Mugello. O nel 2011, quando molti sostenevano che avrebbe smesso dopo l’incidente che ci ha portato via Marco Simoncelli.

Ecco perché bisogna andarci cauti. Anche adesso, obietterà qualcuno, che non vince una gara dal 2017? Anche adesso che corre per un team satellite? Anche adesso che arriva al traguardo 16esimo o cade malamente in retrovia? Anche adesso che ha superato i 42 e nella sua stessa categoria corrono giovani affamati, tra i quali suo fratello minore, Luca Marini? Sì, anche adesso.

I motivi sono semplici. Uno: non bastano 3 gare per capire una stagione. Perché se, in qualifica, un sabato è quarto e il sabato dopo 21esimo, e se in gara, negli ultimi giri, ha gli stessi tempi dei primi, significa soprattutto una cosa: che l’età davvero non c’entra assolutamente niente. Due: Valentino Rossi senza moto non ci sa stare. Per capirlo bisogna fare una viaggio a Tavullia, il suo paese, e precisamente al suo “Ranch”, un terreno che Valentino e i suoi amici hanno trasformato in un parco giochi motociclistico, dove lui si allena insieme ai ragazzi della VR46 Academy. Qui Vale sceglie i migliori talenti italiani e con loro ha stipulato un patto non scritto: loro si nutrono dei suoi consigli, del suo metodo di allenamento e del suo stile di vita affinato nel tempo, e lui, da loro, succhia energia, voglia, gioventù.


Oggi Valentino Rossi allena i migliori talenti italiani: Loro si nutrono della sua esperienza lui succhia loro energia e gioventù


 

Attraverso tutto questo Valentino sta provando a rendere al motociclismo ciò che il motociclismo gli ha dato. I risultati gli danno ragione: Franco Morbidelli, Pecco Bagnaia e Luca Marini, 3 ragazzi cresciuti nell’Academy, sono già in MotoGP, altri sono in Moto2 e altri ancora arriveranno. Ecco perché dovremmo dirgli grazie.

Il rapporto tra Valentino e la moto

Ho scoperto qual è il rapporto tra Vale e la moto proprio in una delle visite a Tavullia, negli uffici della VR46, la sua azienda. Me l’ha raccontato in poche parole il suo braccio destro Uccio, al secolo Alessio Salucci, ora responsabile dell’Academy. Ero lì la settimana prima di una gara a Misano, che per Rossi e tutti i suoi piloti è la gara di casa. Ogni attività motociclistica era stata sospesa, Uccio non voleva che i ragazzi rischiassero di farsi male proprio alla vigilia di un appuntamento di tale importanza. Ma quel pomeriggio, mentre noi eravamo rinchiusi in un ufficio, Valentino, contravvenendo alle regole, aveva preso la moto di enduro ed era andato a farsi un giro in fuoristrada. Uccio, sospirando, mi disse: «Vedi? Vale è così. Se sta 2 giorni senza andare in moto sbatte la testa contro il muro, non ci riesce!». Qui si capisce tutto. Questo è amore, è passione, è divertimento, è tutto. È vita.

Scomodando il poeta Raymond Carver, se non capite cos’è l’amore non potete comprendere perché Valentino sia ancora lì ad allenarsi come un ossesso, a battagliare ogni weekend e ad andare avanti. Alla faccia dei 40enni che si alzano con dolori alla schiena e hanno cominciato a programmare visite periodiche dall’urologo.

Valentino Rossi è l’italiano più famoso nel mondo

«So riconoscere un pilota che smette» ha detto Gigi Soldano, il fotografo che lo segue da 26 anni, e che conosce ogni sua espressione, ogni sua ruga, ogni suo sguardo. «Chi sostiene che non sta facendo risultati perché è vecchio, è stanco, è arreso non ha mai visto con quale entusiasmo si allena, con quanto agonismo scende in pista. È chiaro che qualche problema ce l’ha, ma l’età non c’entra niente. Ed è altrettanto chiaro che ha una voglia feroce di risolverli quei problemi. Uno che sta per mollare non ha quella faccia lì». Fidatevi di Soldano. Infine c’è l’ultimo fattore: la popolarità. Indovinate chi è l’italiano più famoso negli Stati Uniti? Valentino Rossi. In Indonesia? Valentino Rossi. In Thailandia? Valentino Rossi. In Gran Bretagna? Valentino Rossi.

Non ci sono dubbi: la fine della sua carriera si dovrà – imperativo categorico massimo – celebrare con il pubblico sugli spalti. Se lo merita lui, ce lo meritiamo tutti. Per salutare i suoi tifosi Valentino Rossi supererà anche le norme imposte da questa pandemia. Che continua a essere veloce, ma per lui non abbastanza. Qui lo scrivo, e qui sono pronto a scommetterci.

Moreno Pisto, l’autore di questo articolo, è direttore di MOW (mowmag.com) e brand manager di Moto.it

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