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Il caffè vince su tutto, anche sull’uso dello smartphone

In occasione della Giornata mondiale del caffè, Versuni lancia un sondaggio su abitudini e tendenze dei consumatori

Il caffè, un rito quotidiano che oggi cattura nuove fasce di consumatori, esplora abitudini d’uso alternative e conquista anche il mondo dei social media. Lo si beve per sentirsi più energici, più propensi alla socializzazione, ma anche più rilassati e propositivi. È quanto emerge da una ricerca internazionale in occasione della Giornata mondiale del caffè del 1° ottobre, lanciata da Versuni, rebranding di Philips Domestic Appliances.

Giovane donna sorridente beve il caffè

Condotta su un campione di 16.315 consumatori da 10 Paesi, l’indagine fotografa trend, preferenze, scelte e sperimentazioni delle diverse generazioni che si confrontano con una delle bevande più diffuse per iniziare la giornata.

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Il caffè alla conquista dei social

La cultura del caffè è ovunque: interessa la grande distribuzione, i bar, i corner dedicati sempre più hype e, di conseguenza, i social media, nuovo luogo di incontro e scambio delle new gen. Tra le ultime tendenze sta spopolando su TikTok l’hashtag #coffeetok, intorno al quale si è attivata una vasta community. Da questo social media un quarto dei consumatori prende ispirazione per il consumo di caffè.

Lo studio di Versuni sottolinea proprio il ruolo centrale dei social in tal senso. Qui l’età gioca un ruolo cardine: il 30% degli intervistati tra i 16 e i 24 anni trae spunto da ciò che osserva su TikTok, mentre una pari percentuale sopra i 45 anni preferisce lasciarsi ispirare dal ristorante o dal locale preferito.

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Caffè, un must al risveglio

Quel che è certo è che il consumo di caffè coinvolge tutte le categorie sociali ed è genderless, ma soprattutto è legato a un rituale imprescindibile della mattina. Il 66% di tutti i consumatori di età superiore ai 45 anni beve caffè nella prima parte della giornata rispetto al 35% dei 16-24enni.

Per gli intervistati italiani il rito del caffè mattutino (61%) supera anche l’utilizzo dello smartphone (57,8%), la colazione (58,6%), la doccia, lo skincare e la lettura delle notizie (30%). Ovviamente in questa casistica l’età fa la differenza. Se, infatti, per i giovani compresi tra 16 e 24 anni al 61% c’è il telefono e al 47% il caffè, le percentuali tendono a ribaltarsi via via che si sale con la fascia di appartenenza (59%-64% nei 25-34enni, 57,4%-65,7% nei 35-44enni, 53,7%-66,23% nei 45-54enni e 57%-66,5% nei +55).

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Qual è il caffè preferito dagli italiani?

Gli italiani per il 47,89% scelgono il classico espresso, seguito dal cappuccino (17,66%). Ma alla tradizione si stanno affiancando sempre di più nuovi scenari di consumo, come per esempio la scelta del latte. La ricerca ha evidenziato, infatti, le cinque alternative a quello vaccino più amate.

Caffè e cappuccino

In Italia, dove viene ancora ampiamente preferito il caffè nero (37,4% del totale, con una prevalenza maschile del 41,2% rispetto al 33,7% femminile) il 22% predilige la versione senza lattosio, mentre nel 18,3% dei casi viene scelto quello di mandorla o di soia, a cui seguono il latte d’orzo e di cocco.

Abitudini e varianti

Anche dentro questa nuova tendenza, la popolazione delinea alcune micro-abitudini. Il 31% fa il suo primo sorso tra le 7 e le 7:59, il 34,4% ama gustarlo sempre nella stessa tazza (sono più abitudinarie le donne con il 39% rispetto agli uomini, 29,5%) e tra le varianti più amate ci sono il caffè freddo (38,3%), la versione preparata con il montalatte (36,2%) e quelle con l’aggiunta di polvere di cacao (22%). Ma la creatività spazia fino al consumo di caffè con lo sciroppo di caramello o d’acero, miele, scorze di limone o arancia e addirittura burro.

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Coffee-device

Tra gli usi e i comportamenti a livello worldwide ci sono anche quelli che riguardano i coffee-device. Il 25% dei consumatori mette evidenza la macchina per il caffè al centro della cucina, uno su 10 la mostra agli ospiti così come si fa con un oggetto di design, e altrettanti la portano con sé in vacanza, per non dover cambiare le abitudini di consumo neanche in ferie.

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