Medicina

Medicina, dal 2025 l’iscrizione al primo semestre sarà libera

Secondo l'Ordine dei medici se si toglierà il numero chiuso "entro 10 anni si produrranno solo dei disoccupati"

Primo passo verso lo stop al numero chiuso per la facoltà di Medicina. Anche se la strada per arrivare a una riforma complessiva della legge si annuncia ancora lunga. Il Comitato ristretto della Commissione Cultura e Istruzione del Senato ha adottato un testo base praticamente all’unanimità, ma sono molti i dubbi che ha sollevato l’opposizione. Per non parlare del no netto che è arrivato subito dall’Ordine dei medici, secondo il quale se si toglierà il numero chiuso “entro 10 anni si produrranno solo dei disoccupati“.

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Come cambia Medicina

Il testo che ha adottato il Comitato ristretto, di cui ha dato notizia, esprimendo “soddisfazione”, il presidente della Commissione Roberto Marti, contiene di fatto una sorta di delega in bianco al governo su come rimodulare l’accesso alla facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Delega da adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge. Le novità sostanziali sono l’abolizione dei test d’ingresso, che dovrebbe scattare dal 2025/2026, e i nuovi ostacoli che l’aspirante medico dovrà affrontare.

Il test dopo sei mesi

Se entro sei mesi lo studente non supererà prove che riguardano discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria (ancora da individuare) non potrà più accedere a Medicina. Sin dall’inizio, gli sarà consentito iscriversi anche a un’altra facoltà scientifica, come ad esempio Biologia, e nel caso in cui il semestre a Medicina si concluda con un nulla di fatto, potrà sempre continuare con la seconda scelta vedendosi riconosciuti dei crediti formativi. E sono proprio i nuovi paletti a non convincere troppo l’opposizione che annuncia “emendamenti” per migliorare il testo.

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Chi esulta

I partiti fanno a gara per intestarsi il provvedimento. La prima a cantare vittoria è stata la Lega. Matteo Salvini ha parlato di “storica battaglia”, mentre il governatore del Veneto Luca Zaia di “cambio di passo”. Poi è stata la volta di Fratelli d’Italia che, con la prima firmataria del ddl Ella Buccalo, ha difeso anche l’idea del semestre in prova definendolo “una selezione basata sul merito“. E “orgogliosa” del primo passo compiuto in Commissione la ministra dell’Università Anna Maria Bernini secondo la quale si riusciranno “a formare 30mila medici senza il numero chiuso”.

Le criticità della riforma di Medicina

Convinti della necessità di togliere i test sono i senatori del centrosinistra, che hanno però individuato diverse criticità. Di “delega troppo vasta” ha parlato ad esempio Cecilia D’Elia, capogruppo Pd in Commissione, che ha espresso anche dubbi sulla “definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato solo un semestre”. Nel testo, secondo il Dem Andrea Crisanti, restano “incertezze anche sulle modalità di accesso ad altri corsi di esame per coloro che non sono stati ammessi a Medicina“.

Il no dei camici bianchi

Contrari alla riforma i camici bianchi. Lo stop al numero chiuso, hanno spiegato i medici Anaao, sindacato degli ospedalieri, è “il colpo di grazia alla formazione medica“. “La scelta di superare il modello della legge del ’99”, ha commentato l’Unione Studenti, “è sicuramente un primo passo, ma siamo delusi dalle modalità”. Intanto, alla Camera il Pd ha presentato la proposta di legge sulla sanità firmata dalla segretaria Elly Schlein che chiede di investire nella sanità pubblica nei prossimi 5 anni fino al 7,5% del Pil che è la media europea. Schlein, quindi, ha accusato Meloni di mentire “sui dati”, ricordando il “taglio di 1,2 miliardi dai fondi del Pnrr”.

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