Contessa Vacca Agusta: un mistero lungo 20 anni

  • 07 01 2021
A vent'anni di distanza dalla tragica morte a Portofino dell'allora 58enne nobildonna l'unico fatto certo è la fragilità di una contessa che aveva tanto denaro ma cercava disperatamente l'amore

Quello della contessa Francesca Vacca Agusta resta ancora oggi un mistero a cui nessuno  è riuscito a dare un senso: neppure le “indagini” svolte dai numerosi mezzi di comunicazione (oltre che dagli inquirenti), che dal famoso 8 gennaio del 2001 hanno messo in moto una macchina quasi inarrestabile, sono riuscite a trovare una soluzione alla tragedia della misteriosa scomparsa della nobildonna. Un caso che è diventato un vero e proprio fenomeno mediatico non solo italiano ma internazionale: la vita ma soprattutto la morte, da quel momento sono diventate un fatto pubblico e quell’accappatoio e quelle pantofole trovate sulla scogliera a picco sullo splendido mare di Portofino restano impresse ancora oggi, a distanza di vent’anni, nella mente di ognuno di noi. Peccato che da Villa Altachiara, considerata ormai maledetta, siano emersi solo incognite e dubbi

La tragedia e i suoi protagonisti

Domande proseguite ben oltre il ritrovamento del cadavere della contessa a Cap Bennat, in Francia, trenta giorni dopo la sua scomparsa e l’archiviazione dell’inchiesta aperta dalla Procura di Chiavari. Sullo sfondo della cartolina ligure una vita intensa fatta di amori passionali, tormentati e impossibili, da lusso estremo e, soprattutto, da un’eredità miliardaria lasciata alla bellissima ex mannequin dal marito Riccardo Agusta, il re degli elicotteri, che aveva sposato nel 1967. Nonostante il denaro però, l’esistenza di Francesca Vacca Agusta era costellata da solitudine, depressione e infelicità: i numerosi fidanzati, il gran numero di amanti, il tesoro inestimabile e una dimora tra le più belle non le hanno regalato quella felicità cui tanto anelava.

Tra i misteriosi personaggi che ruotavano intorno all’intricato mondo della contessa poco prima della scomparsa, c’era il chiacchierato ed enigmatico Maurizio Raggio, che si è sempre risentito molto quando veniva definito faccendiere, ma che, in realtà, non è mai stato bene in grado di spiegare come riuscisse a campare al di là delle sue amicizie altolocate. E non dimentichiamo l’avvenente dama di compagnia: la “soubrette” Susanna Torretta è passata da un talk show all’altro senza mai fornire un’adeguata risposta alle domande. Era una delle uniche due persone (l’altro era l’amante messicano Tirzo Chazaro) presenti al momento della morte e si è poi “rivenduta” molto bene ai magazine – ha posato perfino nuda per Capital – e reality show come L’isola dei famosi fino a trovare l’amore e accasarsi a Rapallo. A due passi dal luogo dove si è consumato il dramma.  

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– La contessa Francesca Vacca Augusta

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– Insieme al marito Riccardo Agusta, il re degli elicotteri, che aveva sposato nel 1967

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– Con l’amante poi compagno Maurizio Raggi

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– Le ricerche della Contessa nella baia di Portofino

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– La Vacca Augusta al rientro dal Brasile dove era scappata dopo l’inchiesta Mani pulite

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– Maurizio Raggi, il penultimo compagno della Contessa

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– Raggi mentre esce da Villa Altachiara

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– Villa Altachiara a Portofino: ancora oggi si pensa sia maledetta

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– Maurizio Raggi porta la bara di Francesca Vacca Agusta ai suoi funerali

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– Susanna Torretta, la dama di compagnia della contessa durante il funerale

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– La Torretta il giorno del suo matrimonio

Le indagini

Gli inquirenti aprirono un’inchiesta per omicidio volontario, senza dimenticare di fornire alla stampa dettagli preziosi sul ritrovamento del cadavere, come ad esempio i segni di colpi inferti alla testa della salma, che era rimasta in balia del mare per oltre un mese. A Portofino ancora ricordano la mattina di quel 5 febbraio, quando gli uomini del Ris di Parma scesero in cordata doppia dalla scogliera assieme ai legali di parte e, naturalmente, alle telecamere di telegiornali di tutte le Tv di Stato e di quelle private per recuperare il corpo di Francesca Vacca Augusta.  

E la verità?

La verità, come accade spesso, non la conosce nessuno. Oppure si fatica a credere alla più banale ipotesi di una “semplice” disgrazia partita da un gioco, troppo alcool e droga e finita con un numero illimitato di tentativi dei personaggi coinvolti in quella che ormai è declassata a telenovela, di riaprire le indagini accusandosi l’un l’altro. Vent’anni dopo non è rimasto che il triste contorno: una donna emotivamente fragile affetta da una grave forma di “regressione infantile”, come ha constatato la perizia psichiatrica postuma, che si scatenava nei momenti di difficoltà quando la solitudine e il bisogno di affetto si facevano insopportabili, e lei chiedeva disperatamente un po’ d’attenzione.

Solo che quella maledetta sera nessuno ha sentito le sue urla.

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