Diodato

Diodato: «Sogno un amore che duri per sempre»

Di solito Diodato parla poco di sé, preferisce affidare le proprie emozioni alla musica. In questa intervista, però, fa un’eccezione. E racconta di solitudini, fallimenti, relazioni... «Non sempre riesco a raggiungere quei compromessi necessari in una coppia. Credo nei sentimenti condivisi»

Della sua vita personale Antonio Diodato parla poco. È nato ad Aosta, città in cui non è mai più tornato fino ai primi di luglio per il tour post-lockdown. È cresciuto a Taranto, dove dal 2016 è direttore artistico del Concertone del 1° maggio. Si è laureato al Dams di Roma in cinema, la sua grande passione. Quanto all’amore, è nota solo la relazione con la cantautrice Levante, terminata nel 2019 senza spazio per i gossip.

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Dopo una lunga gavetta che lo ha portato al primo album a più di 30 anni, a 38 ne raccoglie i risultati: prima la vittoria al Festival di Sanremo con Fai rumore (rivolto proprio alla sua ex), poi il David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior canzone originale per Che vita meravigliosa (un bis che nessuno aveva mai raggiunto). Di sé parla attraverso la sua musica e ascoltandolo scopriamo che non ama la domenica, che al cinema preferisce andarci da solo e che non sempre sa raggiungere quei compromessi necessari per stare in coppia.

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Avevi appena vinto Sanremo e il mondo si è fermato. Non ti è mancato poter celebrare quel successo? «No, mi sarei sentito un cretino. Non pensavo ai concerti che non stavo facendo, ma alla fortuna che avevo a essere vivo e al sicuro».

Quando ti è tornata la creatività? «Guardavo Milano dalla finestra, ho visto la natura riprendersi i suoi spazi, con una forza incredibile nonostante noi. Ho avvertito che stava comunque arrivando Un’altra estate, il mio nuovo brano».

Lo stai finalmente suonando dal vivo. Il tour è ripartito da Aosta, la città in cui sei nato, con un tutto esaurito. «Non ci ero mai tornato. Quando ho iniziato a viaggiare, grazie al mio lavoro, ho sempre pensato che sarebbe successo per un’occasione importante. È capitato adesso, il che ha reso tutto doppiamente emozionante».

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Sei anche sceso in piazza con i colleghi per chiedere al governo di occuparsi del settore musicale. «Ho voluto metterci la faccia per tutti i professionisti che lavorano ai concerti, e che diventano amici. Dopo la manifestazione del 21 giugno a Milano, il ministro Franceschini ha annunciato gli Stati generali della musica a settembre: è già un punto di partenza, bisogna far ripartire il sistema».

Sei un ottimista? «Sì, la musica mi ha insegnato a cercare di prendere il meglio dalle difficoltà».

Hai intitolato l’album Che vita meravigliosa, ma nei testi parli spesso di “cadute”. «Sono riflessioni che nascono da cose che succedono a me, ma anche intorno a me. Quando ho scelto di fare musica ho capito che credere fino in fondo in questo tipo di vita non è facile. Ho compiuto sacrifici giganteschi, per molti anni. Ma ho compreso che da ogni fallimento dobbiamo imparare una lezione».

Nel brano E allora faccio così parli di te? «Racconto una fase depressiva che ho vissuto un po’ di tempo fa: in quei momenti tendi a chiederti come mai gli altri siano più felici di te, a voler assomigliare a qualcun altro. Ho avuto la forza di rialzarmi, oggi sono più sereno».

Come ne sei uscito? «La soluzione passa per la conoscenza di sé e il ridimensionamento dei propri problemi. Se sei in salute e hai ancora voglia di fare qualcosa, hai anche la possibilità di cambiare in meglio la tua vita».

Di cosa non puoi fare a meno? «Del contatto con la natura: durante il lockdowm mi sono chiesto se voglio davvero vivere tutta la vita in mezzo ai palazzi. La risposta è stata no, voglio perdere lo sguardo nell’orizzonte. E mi è mancata la pelle di un altro essere umano».

Ti sei sentito solo? «Ho scelto spesso la solitudine, ma quanto è stata diversa questa imposta dalla quarantena da quella che talvolta mi impongo, in una sorta di autolesionismo che mi porta a distruggere le cose belle. Nel momento del confinamento ho capito quanto sia necessario stare insieme».

In amore come sei? «Sono un tipo difficile, che fa fatica. E che fa fare molta fatica agli altri. Ne sono consapevole e lo canto».

Cosa non ti piace in un rapporto? «Il senso di possesso, la gelosia».

Quando finisce un amore cosa provi? «Posso cantare Non ti amo più, con cinismo, posso provare un’estrema nostalgia oppure rimpianto».

Credi nel “per sempre”? «Ho avuto esperienze molto belle e molto lunghe, che sono finite. Diciamo che lo spero. Ma solo se sarà un amore condiviso».

Diodato, da Sanremo al tour

 Un’altra estate, il nuovo singolo di Diodato
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Dopo la vittoria al Festival con il brano Fai rumore, Diodato è ora in radio con il singolo Un’altra estate (in alto la cover) e in tournée in tutta Italia.

Prossime date: dal 25 al 27 luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 31 al No Borders Music Festival di Tarvisio (Ud). Il calendario completo è su www.diodatomusic.it e su ww.facebook.com/DiodatoOfficial.

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