Che cos’è #FreeBritney, il “movimento” che vuole liberare Britney Spears

Un podcast ha riportato la complicata situazione della popstar sotto i riflettori. Dopo i problemi di salute mentale, infatti, Spears è ancora soggetta a una forma di tutela legale che, di fatto, non la rende libera di disporre delle sue finanze, guidare e addirittura vedere i figli. E si addensano i dubbi sul suo tutore, il padre Jamie Spears

#FreeBritney, letteralmente “Britney libera”, è in tendenza su Twitter da giorni, anche in Italia. Migliaia di fan della popstar americana, infatti, stanno esprimendo sui social la loro preoccupazione per la situazione in cui versa Spears che, a 38 anni, è ancora soggetta alla cosiddetta “conservatorship”, una particolare forma di tutela legale che le è stata imposta nel 2008 dopo i problemi di salute mentale risalenti all’anno precedente. Ricorderai quelle immagini, indelebili nell’immaginario della cultura pop, di una giovane Britney con la testa rasata e un ombrello in mano, e tutti i pettegolezzi che ne seguirono.

Che cos’è la “conservatorship”

Da allora, Spears è sotto la tutela del padre, Jamie Spears, e di un avvocato, Andrew Wallet (che però si è dimesso lo scorso marzo), i quali hanno gestito tutte le sue risorse. Questo significa che Britney Spears, una delle popstar di maggior successo degli ultimi vent’anni, non può disporre personalmente delle sue finanze, non può guidare, non può rilasciare dichiarazioni o pubblicare sui social post che non siano stati approvati, non può sposarsi e neanche vedere i figli in libertà senza l’autorizzazione del genitore. Addirittura, le sarebbe sempre stato impedito di cantare con la sua vera voce, che non sarebbe quella “da Lolita” che l’ha resa famosa (e che è in falsetto), ma una molto simile a quella di Christina Aguilera.

Jamie Spears, che per il suo ruolo di tutore incassa 130.000 dollari l’anno, avrebbe recentemente chiesto al Tribunale della California di poter mantenere il suo ruolo senza, lamentano i fan, prendere in considerazione la capacità di recupero della figlia: da qui le polemiche e la crescente rilevanza nel dibattito pubblico del movimento #FreeBritney, che ha portato anche alcuni sostenitori della popstar a protestare di fronte al Tribunale di Los Angeles dove si teneva l’udienza per ridiscutere la tutela. La cantante ci ha messo anni a ricostruire la sua carriera e l’esercito dei suoi fedeli ammiratori, che non l’ha mai abbandonata, ha seguito con gioia negli ultimi anni gli aggiornamenti sul suo profilo Instagram, dove lei condivide video di balletti, sfilate casalinghe, sessioni improvvisate di pittura nel giardino. Ma da dove nasce questo movimento? Proviamo a spiegartelo.

Da dove nasce #FreeBritney

Alle origini dell’hashtag diventato virale ci sono Tess Barker e Barbara Gray, che nel novembre del 2017 hanno lanciato il loro podcast “Britney Gram”, dedicato proprio al profilo Instagram della popstar. Inizialmente il podcast era dedicato ai fan più accaniti, ma nel tempo Barker e Gray hanno iniziato a preoccuparsi del comportamento mostrato sui social da Spears e hanno iniziato a notare delle strane coincidenze. Intanto le frequenti sparizioni dal social, l’ultima volta a gennaio 2020 in concomitanza della cancellazione della residenza di Las Vegas che avrebbe dovuto tenerla impegnata per ben tre anni, quindi il tenore di molti dei post pubblicati dalla cantante, che più di una volta ha scritto di anelare alla libertà, senza però fornire troppi dettagli.

Come ha raccontato a Rolling Stone Barker, che ha un passato da giornalista investigativa, lei e Gray hanno iniziato a monitorare le uscite pubbliche di Spears. A marzo non era ancora ricomparsa, mentre il suo co-tutore Wallett, che qualche tempo prima intanto aveva chiesto e ottenuto un aumento sul suo stipendio annuale a 426.000 dollari l’anno, si è improvvisamente dimesso, lasciando intendere che ci fosse qualcosa che non andava all’interno del ménage familiare della cantante. Un mese dopo le dimissioni di Wallett, Spears è ricomparsa su Instagram con un post che Barker e Gray non considerano genuino (troppe poche emoji) e, un’ora dopo, si è diffusa la notizia che la cantante si era volontariamente ritirata in una clinica per prendersi cura della sua salute mentale. In un video del 24 aprile diceva «Va tutto bene» ma appariva molto provata. Nell’ultimo periodo, però, la popstar ha ripreso a postare copiosamente, ma l’hashtag continua a ingrossarsi sui social ed è stato ricondiviso anche da altri personaggi famosi e influencer, da Miley Cyrus a Chiara Ferragni.

Cosa succede adesso

Intanto sono state rimandate ad agosto le ultime udienze per la revisione della tutela, che si sono tenute ad aprile e maggio (quelle dove i fan si sono presentati per protestare). Le precedenti non si sono mai concluse a favore di Spears: nel 2008, il suo avvocato d’ufficio si era dimesso dichiarando che la cantante non era in grado di sostenere l’udienza, eppure la giornalista di Rolling Stone Jenny Eliscu, che l’aveva intervistata il giorno dopo quell’udienza, scrisse di averla trovata molto lucida e non «gravemente incapacitata» come sostenevano gli avvocati.

Per non farsi mancare nulla, ora nella querelle entra anche la madre Lynne, che ha messo like su Instagram a molti post con l’hashtag #FreeBritney. Secondo quanto riportano diverse fonti, infatti, Lynne Spears avrebbe fatto richiesta legale per essere inclusa nella gestione delle finanze di sua figlia come “persona interessata” in eventuali prossime udienze. Non ci rimane che aspettare per capire come andrà a finire, sperando che la nostra Britney stia bene e trovi un po’ di pace.

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