La casa ideale ai tempi del COVID-19

Dopo l’esperienza del lockdown il mercato immobiliare 2020 ha preso una nuova direzione. Si cercano spazi più ampi e ben separati, con terrazzi o giardini, magari un periferia. Nonostante la crisi economica, il mattone “tiene”

La casa del futuro? Secondo il designer Karim Rashid, la casa post COVID-19 sarà fortemente connessa al mondo esterno: di forma circolare, contornata da vetrate che offrono una vista a 360 gradi, spaziosa (oltre 200 metri quadri) e piena di piante. Questo concept si chiama “Disk House” ed è stata ideato, non a caso, durante il periodo di lockdown. Ma chi vivrebbe davvero in una casa così futuristica? La gente comune si accontenta di meno.

Com’è la casa ideale ai tempi del COVID-19

Eppure Karim Rahid ci ha visto bene su un paio di cose: chi si è messo alla ricerca di casa alla fine del lockdown ha le idee chiare su ciò che ora sembra necessario per vivere meglio: spazi più ampi, almeno un balcone o un terrazzo, possibilmente un giardino condominiale, una migliore suddivisione degli spazi per poter gestire lo smart working e ritagliarsi dei momenti di privacy.

«Le esigenze dei clienti in città sono cambiate prima di tutto nella tipologia dell’immobile – conferma Filippo Chiesa Ricotti dello studio di progettazione Gruppo Tre – se prima del COVID l’assenza di un balcone o terrazzo erano pecche lievi per un appartamento, ora diventano veri e propri aspetti per cui certi appartamenti vengono scartati dalla scelta di acquisto». 

La casa ora è anche luogo di lavoro

Durante il lockdown abbiamo riportato all’interno dell’ambiente domestico molte attività che, nella maggior parte dei casi, prima si svolgevano fuori casa: lavoro, sport, consumo dei pasti. Proprio in quel periodo molti italiani si sono resi conto di vivere in case che non rispecchiavano le loro nuove necessità. E alcuni di loro si sono messi alla ricerca di una nuova casa: «Nel mercato della prima casa la domanda ha registrato già dal primo mese post lockdown un più 15% rispetto al mese precedente la chiusura, aumento dovuto in gran parte alle rinnovate esigenze di maggiori spazi vivibili sia interni che esterni che hanno spinto molti cittadini a valutare il cambio casa divenuto sempre più anche ambiente di lavoro» spiega Gian battista Baccarini, presidente della FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali).

Lavorare in casa presenta indubbiamente dei vantaggi, ma anche degli svantaggi sperimentati un po’ da tutti. E visto che svariate aziende hanno già comunicato che estenderanno lo smart working fino alla fine dell’anno, l’esercito degli smart worker si sta attrezzando. 

«Tra le richieste ricorrenti post-Covid c’è la creazione di una stanza studio dedicata allo smart working – continua Chiesa Ricotti – Chi invece non sarà obbligato allo smart working, comunque chiede di ipotizzare in salotto o in angoli strategici della casa delle zone studio per i vari elementi della famiglia».

Torna la cucina separata dal soggiorno

Serve più spazio non solo per lavorare meglio, ma anche per riorganizzare meglio le svariate attività che avvengono fra le mura domestiche: «Sono decisamente aumentate le richieste di abitazioni di maggiori dimensioni – continua Baccarini – possibilmente indipendenti, luminose e soprattutto con ampi spazi vivibili sia interni, quali per esempio un’ampia cucina separata dal soggiorno, una zona lavanderia-stireria, uno studio che agevoli la sempre più diffusa pratica dello smart working ma anche e soprattutto case con accesso diretto a spazi esterni privati quali ampi terrazzi oppure giardini che garantiscano una vivibilità anche al di fuori dell’abitazione la cui mancanza è stata particolarmente sentita nel periodo di lockdown».

Crisi economica e ricerca della casa: due variabili incompatibili?

La crisi si è abbattuta come una mannaia sulle famiglie italiane. La contrazione dei consumi è innegabile. I disagi sociali si sono acuiti nelle fasce più fragili della popolazione.  Indubbiamente il calo del reddito che ha investito parte degli italiani determinerà un congelamento della loro situazione abitativa. Tuttavia l’Italia rimane fra i Paesi con il più alto risparmio privato e oggi, grazie al basso tasso dei  mutui (uno dei più bassi registrati negli ultimi anni) e dei vari ecobonus per le ristrutturazioni, il settore immobiliare, sebbene abbia perso colpi durante il lockdown, non è disperato come altri settori come ad esempio la ristorazione o gli eventi culturali. 

«L’abbassamento del reddito medio dei cittadini è mitigato dal fatto che gli italiani sono un popolo di risparmiatori con una forte cultura della casa. Basti considerare che oltre il 60% della ricchezza media delle famiglie italiane è rappresentata dal patrimonio immobiliare privato unitamente al fatto che il cittadino oggi ha l’opportunità di ottenere tassi di interessi minimi che gli consentano di accedere a mutui per l’acquisto della prima casa con rate mensili spesso decisamente inferiori rispetto ad un canone di locazione che alternativamente dovrebbero inevitabilmente affrontare» dice Baccarini.

Inoltre, a differenza di altre crisi economiche che hanno investito l’Italia in passato, i cambiamenti necessari alla ripresa coinvolgono moltissimo il settore immobiliare: COVID-19 ci ha portato a ripensare comunicazioni e spostamenti, lavoro, scuola, turismo, luoghi della cultura e del divertimento e, inevitabilmente, le esigenze legate alla casa in cui si vive. 

Fuga dal centro città

Solitamente quando si parla di immobili vale la regola del “più è vicino al centro, più vale”. Questa regola è meno vera di prima: le case in centro città non hanno più l’attrattiva di una volta. Tra smart working e, in futuro, guida autonoma, c’è uno stimolo in più a cercare case più lontane dai centri urbani, dove c’è un’offerta di metrature più ampie, con giardini e terrazzi, a prezzi più accessibili. Sarà una rinascita per le periferie? Sì, ma a patto che siano servite e dotate di infrastrutture, in prossimità di servizi come scuole, supermercati, farmacie, vicine a parchi e/o giardini pubblici. Anche il Centro Studi Fiaip, che registra una sostanziale tenuta dei valori di mercato nel comparto residenziale, annuncia perfino un incremento di valore per determinate tipologie di immobili: case indipendenti, attici o comunque case di ampie dimensioni, collocate in particolare nella prima periferia nei pressi di parchi, con facile accessibilità ai servizi, sempre meno energivore con conseguenti consumi domestici ridotti e un minor impatto ambientale. Il green, la sostenibilità energetica, lo smart living erano tendenze già in corso e si stanno sempre più rafforzando.

I consigli low budget per ripensare la propria casa

Dopo il lockdown a molti è venuto il desiderio di cambiare casa o ristrutturarla, ma ovviamente non tutti possono permetterselo. Ecco i consigli dell’architetto Filippo Chiesa Ricotti per adattare la propria casa allo stile di vita imposto dalla “nuova normalità” con un budget limitato. «Non si può sempre sventrare un appartamento per rifarlo da zero in base ai nuovi bisogni, però con alcuni interventi light, si può ottimizzare l’abitazione. Possiamo rinnovare gli arredi per adempiere meglio alle varie esigenze, possiamo creare pareti scorrevoli o grandi vetrate per separare delle parti di casa. Il cartongesso in questi casi ci aiuta molto: creare librerie, paratie o elementi divisori con questo materiale pulito permette di continuare a vivere in casa durante i lavori di ristrutturazione».

Creare un angolo preferito aiuta psicologicamente

Chi invece non può fare modifiche di questo tipo perché magari vive in affitto, può puntare sull’arredamento per ricavare la “propria dimensione”, soprattutto mentre lavora: «Si possono creare angoli-studio tra librerie su misura o in nicchie o tra spazi di risulta. Consiglio sempre arredi che si possano aprire/allungare alla bisogna, di creare postazioni che non siano per forza il tavolo da pranzo, in modo tale che anche psicologicamente si sia in due postazioni diverse tra il lavoro ed il momento del pranzo/cena. Infine consiglio di creare zone di casa che diventino l’angolo preferito di ognuno di noi, arredato con un dettaglio, un complemento, un colore che ci rappresenta: ci aiuterà a farci stare ancora meglio a casa. Spesso l’angolo “instagrammabile” di casa può anche diventare un vero vanto e mostrare a tutti il proprio #dettaglioperfetto».

Riproduzione riservata