Adolescenti e alcol: quando la prima sbornia arriva a 12 anni

Secondo le statistiche gli adolescenti bevono meno. Ma anche se lo fanno saltuariamente esagerano con le quantità e iniziano sempre più presto ad abusare di alcolici o a mischiarli con le droghe. Con effetti devastanti sul fisico e sulla mente. Come dimostrano gli ultimi casi di cronaca

Al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli, la notte di Capodanno, per la prima volta i minorenni ricoverati in coma etilico hanno superato quelli feriti dai tradizionali botti: 20 contro 16. Il più piccolo, 14 anni compiuti da poco, aveva in corpo oltre mezza bottiglia di rum. Pochi giorni dopo, una tv locale ha ospitato lo sfogo di una madre: «Ho scoperto mia figlia di 15 anni a bere vino di nascosto». Un’altra settimana e il Silb, il sindacato dei gestori di discoteche e discopub, ha lanciato una proposta choc: estendere anche ai genitori dei ragazzi, e non solo ai locali, le multe per gli under 18 che abusano di alcolici. «Una provocazione » l’ha definita il presidente dell’associazione Maurizio Pasca, spiegando come i minorenni rappresentino solo il 10% degli ingressi nei locali ma, tra ubriacature e controlli, siano una fonte di problemi (e di spese) percentualmente molto più elevata. Istantanee dell’ultimo mese con un denominatore comune: la relazione sempre più stretta fra bottiglia e adolescenti.

L’età dei consumatori si è abbassata

A livello generale, in realtà, i dati appaiono in miglioramento: secondo l’Istat, l’assunzione di alcolici fra i minorenni (sia abituale sia occasionale) sarebbe passata dal 28,9 al 20,4% negli ultimi 4 anni. Ma alcuni segnali, annotati con disagio da genitori e addetti ai lavori, inducono a riflettere. «Alcuni aspetti del consumo restano preoccupanti» spiegano il sociologo Roberto Di Monaco e la ricercatrice Silvia Pilutti, coautori di Adolescenti e alcol (Carocci editore) insieme a Caterina Puglisi. «Il primo riguarda le modalità: chi beve saltuariamente lo fa in dosi più massicce e fuori dalle mura domestiche. Il secondo è il continuo abbassamento della cosiddetta “età di prima assunzione”, che a volte riscontriamo addirittura fra gli 11 e i 12 anni. Due fattori che, se combinati, sono potenzialmente devastanti per un giovane che ancora non possiede tutti gli strumenti di giudizio». Insomma, chi un tempo assaggiava il primo bicchiere di vino a casa, durante un pasto, ne comprendeva meglio i limiti e il contesto. Così anche la prima ubriacatura con gli amici arrivava più tardi del previsto e spesso rappresentava un fatto irripetibile. «Oggi invece i due momenti tendono a sovrapporsi, sfuggendo al controllo di tutti: dei genitori, della scuola e dello stesso adolescente» conferma Luigi Grassi, direttore dei servizi di prevenzione delle Asl liguri. Ecco perché secondo l’osservatorio sulle dipendenze di Palazzo Chigi i consumatori a rischio fra i teenager sono 1 milione e il 17% delle intossicazioni alcoliche che arrivano al pronto soccorso riguarda under 14.

Procurarsi un drink è troppo facile

Il terzo e ultimo segnale d’allarme riguarda il policonsumo. Anche l’assunzione di droghe, non solo di quelle leggere, si è spostata anagraficamente verso il basso, e la combinazione delle due dipendenze purtroppo non è più una rarità. «Per i minorenni, che in teoria non possono acquistare alcolici, il senso di trasgressione provato è simile, e lo spirito di gruppo fa il resto» osservano Di Monaco e Pilutti. Senza contare che nonostante i divieti procurarsi da bere resta facilissimo: nei piccoli alimentari etnici aperti 24 ore nessuno chiede la carta d’identità, e in caso di problemi basta mandare avanti l’amico maggiorenne, cosa che nel circuito dei locali non si può fare. «In più, per paradosso, l’abuso di alcol smitizza quello di droghe» aggiunge Grassi. «Mi offrono una canna o una striscia di cocaina? Beh, ci verso sopra qualche cocktail, che vuoi che sia». Bibite gassate “spiderizzate”, cioè corrette con gin, whisky e vodka, bevande dolci e colorate a bassa gradazione che scendono veloci, vino low cost. Più che la qualità, conta la quantità. Il risultato è la diffusione a macchia d’olio del “binge drinking”, la pratica di bere fino a stordirsi: secondo il rapporto europeo School Survey Project on Alcohol and Drugs, basato su interviste a 96.000 adolescenti di 35 Paesi europei, in Italia il 6% dei ragazzi e il 2% delle ragazze già prima dei 16 anni assume almeno una volta a settimana più di 6 unità alcoliche (la misura oltre la quale scatta la patologia).

I danni alla salute sono a lungo termine

«I minorenni sono biologicamente più esposti agli effetti dannosi dell’alcol rispetto agli adulti» assicurano Di Monaco e Pilutti. «Apparato digerente e fegato maturano poco prima dei 20 anni e metterli sotto stress significa rischiarne l’efficienza per tutta la vita. Lo stesso accade con il metabolismo, fiaccato preventivamente dai flussi di alcol, e con vasi e tessuti che non sono ancora allenati a smaltire il processo etilico ». Nelle ragazze e nei soggetti più magri il processo di deterioramento è ancora più rapido e nel lungo periodo può aumentare l’esposizione ad alcuni tumori, come quelli al cavo orale. Non mancano le conseguenze sui neuroni: «Nella maggior parte dei casi gli effetti collaterali come fragilità, sbalzi d’umore, riflessi lenti e perdita della memoria a breve si risolvono non appena si interrompe l’uso di alcol» conclude Grassi. «Ma i danni cerebrali per chi beve in maniera continuativa sono più rilevanti proprio nell’età adolescenziale, quando il cervello si sta sviluppando e possono ridurne in modo permanente le potenzialità, anche in età adulta».

I numeri

54,6% è la percentuale di ragazzi fra i 14 e i 18 anni che si è ubriacata una volta nella vita. Il 41% lo ha fatto almeno una volta nell’ultimo anno. 20% è la quota di ragazzi che ha sperimentato il consumo contemporaneo di alcol e droga prima dei 14 anni. Fra di loro, il 25% non ritiene pericoloso l’abuso di alcolici (fonte: Espad).

Per prevenire e affrontare l’emergenza

Alcuni consigli da Adolescenti e alcol, di Roberto Di Monaco, Silvia Pilutti e Caterina Puglisi (Carocci Editore):

Dialogo Tieni aperta con i tuoi figli una finestra di dialogo sull’uso di alcol, sulle abitudini degli amici e sulla natura del divertimento che interessa loro. Ma fallo con costanza, e non soltanto la sera che dovessero tornare a casa un po’ brilli.

Educazione Confrontati con altri genitori che stimi e resta informata. A casa, dopo i 16-17 anni, lavora sul via libera all’uso moderato (il classico bicchiere di vino a cena) come antidoto alla trasgressione. A scuola, sin dalle medie, punta sullo sviluppo di qualità emotive come la capacità di esprimere il pensiero critico e il saper dire di no.

A chi chiedere aiuto L’Osservatorio giovani e alcol (06 54393213) e i servizi Alateen (02 55193635) e Aicat (0432.542101) hanno punti d’ascolto in tutta Italia. Il numero verde di Alcotel (167 010566) mette a disposizione uno psicologo e un nutrizionista.

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