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Dante Alighieri al tempo dei social

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Chi frequenta Twitter lo sa: è normale intavolare conversazioni con personaggi di serie tv, cantanti che ci hanno lasciato da tempo, scrittori defunti da decenni. È una forma molto particolare di fan-fiction. Lettori, fanatici e adepti di uno scrittore o di un personaggio aprono un account in suo nome e ne riproducono più o meno fedelmente il tono e i il timbro, immaginando cosa direbbero se fossero oggi su Twitter. Può essere divertente, può essere straniante, decidete voi.
Io sarei curiosa di sapere cosa penserebbe Dante, quello

ché perder tempo a chi più sa, più spiace

in generale, del nostro cazzeggio sui social e in particolare dell’account che lo rappresenta su Twitter,

@DanteSommoPoeta

. E del regalo di compleanno che gli è arrivato: il 2015 è stato il 750° anniversario della sua nascita e tra pochi giorni, come un omaggio in ritardo, uscirà il libro Paradiso, Inferno e Contrappasso 2.0. Un viaggio immaginario di Dante attraverso l’Italia del XXI secolo e dei social network. Una raccolta dei tweet più riusciti, ma non solo; una riscrittura della Divina Commedia con una nuova suddivisione di dannati e beati e l’invenzione di pene adatte ai nostri giorni. Il tutto scritto con lo stesso piglio virulento, polemico e in alcuni casi anche scurrile tipico dell’inferno dantesco.

Tra i peccatori moderni ci sono, ad esempio, quelli che passano la giornata in ufficio sui social, gli insozzatori di bagni pubblici, i fanatici del piercing e chi lascia il SUV in doppia fila, mentre il Paradiso 2.0 è una community di Facebook: quanti più like si ricevono, tanti più punti di accumulano per accedere all’Empireo. Ed esattamente come funziona tra gli influencer, i like hanno diverso peso a seconda di chi li dà e in base all’importanza dell’azione che li ha generati.
Il contrappasso? Espresso rigorosamente nel metro dantesco – terzine concatenate di endecasillabi – e in molti casi condivisibile. Questa, ad esempio, la punizione per chi s’imbosca in ufficio:

Per chi in ufficio chatta e non lavora
v’è la condanna agli straordinari
gratuiti: un anno intér per ogni ora

Qui la pena riservata agli automobilisti nevrotici:

Per ogni scostumato tuo improperio
fatto al volante, una protuberanza
sul capo ti si formerà sul serio

Mentre gli ipocriti prendono le fattezze della commessa che ci vuol vendere a tutti i costi un abito, blandendoci, mentre in realtà ci sta malissimo (ma la pagherà, oh, se la pagherà):

Chi per venderti un abito t’incanta
dicendo: “Guarda come ti smagrisce”
avrà nell’altro mondo la cinquanta!

E questa, tra le mie preferite, la dannazione eterna che colpisce chi ulula per ore al telefono imponendo a tutti le proprie conversazioni, soprattutto in ambienti chiusi come lo scompartimento di un treno:

Condanno chi, al telefono, invadente,
disturba l’altrui quiete, a blaterare
a vuoto, senza l’audio, a voci spente

Da appassionata di Dante, ho sorriso molto; è un modo divertente per ricordare il nostro più grande poeta – anche perché cambiano gli strumenti, ma la natura umana e quindi i peccati sono restati più o meno quelli –  e magari avvicinarlo anche ai più giovani. Tra le tante parodie della Divina Commedia (a proposito, visto che ci siamo, ve ne segnalo una deliziosa per i bambini: La divina avventura) questa mi è sembrata ben fatta, comunque rispettosa e divertente. Come si fa a non sorridere pensando a un Dante che, come noi miseri mortali, non ricorda più la password?

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai con un’utenza oscura
ché la chiave d’accesso era smarrita

(L’immagine è tratta dalla cover del libro)

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