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Divorzio e assegno dall’ex coniuge: ecco le nuove regole

Cambiano i parametri per la concessione del contributo post divorzio, non più legato al tenore di vita goduto prima della fine del matrimonio. I criteri di riferimento diventano l’indipendenza economica e l’autosufficienza di chi lo richiede, ovvero - in genere - la donna

La sentenza della Cassazione su divorzio e assegno dall’ex

Gli esperti parlano di rivoluzione copernicana, svolta epocale, terremoto del diritto. Siti e blog si stanno riempiendo di commenti, plausi, critiche, perplessità e domande, con schieramenti contrapposti. I giudici della Prima sezione civile della Cassazione, ribaltando un orientamento che resisteva da quasi trent’anni e pronunciandosi su un caso milanese, hanno stabilito che la concessione dell’assegno divorzile non è più da legare al tenore di vita goduto dall’ex coniuge durante il matrimonio. I parametri di riferimento – per l’assegnazione, la negazione o la determinazione dell’importo – diventano l’indipendenza o l’autosufficienza economica del partner che richiede l’integrazione economica, quasi sempre la donna della coppia, in genere (ma non sempre) il soggetto più debole. E il pensiero corre alle cifre iperboliche, e alla battaglia legale, di cui si è parlato dopo la fine delle nozze tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario.

Contano l’autosufficienza e l’indipendenza economica

“Se si è accertato che l’ex coniuge è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo – si legge nel provvedimento Cassazione – non deve essergli riconosciuto  il diritto» all’assegno di divorzio. I criteri per valutare l’indipendenza economica della richiedente – o del richiedente – attengono al “possesso” di redditi e di patrimonio mobiliare e immobiliare”, alle “capacità e possibilità effettive” di lavoro e alla “stabile disponibilità” di un’abitazione.

“Chi si sposa, e poi divorzia, sa che cosa rischia”

“’Il parametro del tenore di vita –  argomentano i  supremi giudici – collide radicalmente con la natura stessa dell’istituto del divorzio e con i suoi effetti giuridici. Con la sentenza di divorzio – ecco il ragionamento – il rapporto matrimoniale si estingue sul piano non solo personale ma anche economico-patrimoniale, a differenza di quanto avviene con la separazione, che lascia ancora in vigore gli obblighi coniugali anche se attenuati”. E, ancora: “La formazione di una famiglia  è una scelta esistenziale, libera e consapevole, che si caratterizza per l’assunzione piena del rischio di una eventuale cessazione del rapporto e quindi esclude ogni residua solidarietà postmatrimoniale” da parte dell’ex coniuge con più risorse. Il tutto, annotano gli addetti ai lavori, dovrebbe valere anche per le unioni civili.

La sentenza entrerà nella storia del diritto e del costume

La Cassazione ha oscurato i nomi dei protagonisti della causa presa in esame, destinata a finire nella storia del costume, oltre che in quella del diritto di famiglia. Ma nomi e cognomi sono usciti lo stesso, vista l’importanza della sentenza e a dispetto della coppia direttamente interessata, da copertina. Si tratta dell’ex ministro dell’Economia e banchiere Vittorio Grilli e dell’ex consorte Lisa Lowenstein, “un’imprenditrice – è ricordato nella provvedimento – che ha una elevata qualificazione culturale, possiede titoli di alta specializzazione ed esperienze professionali anche all’estero”.  

Le reazioni degli avvocati della coppia “pilota”

“È una decisione che lascia l’amaro in bocca. Sono curioso di vedere – ha dichiarato a caldo l’avvocato di lei – se questo orientamento rimarrà fermo o se resterà un caso isolato”. “Questa sentenza – è il parere dei legali di lui – sovverte quasi trenta anni di giurisprudenza costante e farà da ‘base’ per tutte le pronunce in tema di divorzio. Per questo i riteniamo di aver ottenuto un risultato che va al servizio dell’intero Paese. Tanti cittadini potranno trarne utilità mettendo fine a situazioni di indebito arricchimento alle spalle degli ex coniugi”.

Possibili ricadute sulle “vecchie” cause di divorzio

Commenta Katia Lanosa, vice presidente nazionale dell’Associazione avvocati matrimonialisti: “Il vecchio adagio «Adesso che ti sposi, figlia mia ti sei sistemata per la vita» non vale più, perché secondo la Cassazione il matrimonio è un atto di libertà e auto responsabilità, non un affare. Resta da vedere se questa pronuncia rimarrà unica o se porterà  a cascata ad un vero e proprio ‘revirement’, un cambiamento,  delle future decisioni dei giudici”. La sentenza della Prima sezione non è un legge e non è retroattiva. Ma farà da bussola. E il nostro ordinamento ammette che le condizioni fissate per un divorzio, assegno compreso, possano essere riviste e rideterminate”. Sicuramente  – prevede l’esperta – tanti ex coniugi presenteranno richiesta per cambiare le condizioni di divorzio, alla luce di questa storica sentenza della suprema Corte. I provvedimenti della separazione, così come quelli conseguenti alla pronuncia dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio, sono sempre modificabili”. Potrebbe provarci, tanto per tornare a un esempio eclatante, pure Silvio Berlusconi.

Attenzione a non fare confusione con gli alimenti

“Attenzione, però, a non confondere l’assegno divorzile con l’assegno alimentareIl coniuge o l’ex coniuge che versa in stato di bisogno ha comunque diritto all’assegno alimentare, una somma che deve essere sufficiente per soddisfare le necessità primarie”.

“Tempi maturi per i patti prematrimoniali anche in Italia”

Continua Katia Lanosa, tornando al colpo di spugna sul mantenimento del tenore di vita. “Una cosa è certa. Sono maturi anche in Italia i tempi per l’introduzione dei patti prematrimoniali”, oggetto di un disegno di legge giacente in Parlamento.

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