figlia di divorziati

Se la figlia non vuole frequentare il padre separato

Ha 16 anni e rifiuta il padre separato. Censura i suoi comportamenti e non riesce a stare sola con lui. Cosa può fare la madre, lo spiega l’esperta

Una lettrice separata racconta di sua figlia di 16 anni che non vuole più frequentare il padre. Dice che censura i suoi comportamenti e non sopporta il continuo parlare di cause e avvocati, tanto che non riesce a stare sola con lui. Chiede all’esperta cosa può fare.

Figlia di divorziati: l’affidamento è, di norma, condiviso

Il nostro sistema normativo, per quanto attiene ai figli e alla separazione, è basato sulla bigenitorialità. Questo significa che l’affidamento è di norma condiviso ed entrambi i genitori dovrebbero mantenere un ruolo determinante nella vita dei ragazzi che hanno subìto la separazione dei genitori.

La legge tutela entrambi i genitori

In pratica, rispetto al passato, dove spesso esisteva un solo genitore affidatario, oggi la legge si impegna a tutelare le figure sia del padre sia della madre che hanno la stessa voce in capitolo nell’educazione, nelle scelte sulle scuole, nelle decisioni sanitarie e in quelle sulla residenza dei figli.

Ciascuno deve garantire ai figli di vedere l’ex

Per questa ragione quando vengono previsti interventi sulla famiglia o sui ragazzi si lavora su questo obbiettivo: ciascun genitore deve garantire accesso anche all’ex.

Capita che i figli vogliano cambiare le regole

Capita però, specie quando i ragazzi diventano più grandi e hanno la loro vita sociale, di studio, affettiva, che i famosi weekend alternati o i giorni infrasettimanali o, ancora, le vacanze a metà diventino inattuabili, perché i figli li rifiutano.

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D’altronde, non hanno obblighi

La giurisprudenza ha ribadito la natura incoercibile dei rapporti affettivi, chiarendo che non si può obbligare un minore a frequentare il genitore, se il ragazzo mostra una chiara avversione ad avere un rapporto continuativo con questo adulto.

L’ultima parola spetta al Giudice

In molti casi si ascolta il figlio durante la causa. Questo è uno strumento che è stato ulteriormente fortificato dalla recente riforma Cartabia. Attraverso l’ascolto, il Giudice potrà valutare direttamente la capacità di autodeterminazione del ragazzo, se il suo pensiero sia autentico, spontaneo o condizionato dagli adulti.

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