Cielo stellato Napoli mare

Inquinamento luminoso: perché il cielo si è spento

Case, negozi, strade, monumenti. Le luci che accendiamo sono troppe: oltre a sprecare energia, ci impediscono di vedere le stelle. Lo spiega, nel suo ultimo libro, la famosa astronoma Patrizia Caraveo. E dice: «Impariamo a rispettare la notte»

Che estate sarebbe senza la magia di una notte a osservare le stelle? È una domanda che ci tocca da vicino. «L’Italia è uno dei Paesi industrializzati con il più alto livello d’inquinamento luminoso» avverte l’astronoma Patrizia Caraveo nel libro Il cielo è di tutti (edizioni Dedalo). «Per paura del buio accendiamo troppe luci e così, oltre a sprecare energia, spegniamo il cielo stellato». Uno spettacolo che, nonostante sia Patrimonio dell’umanità Unesco, rischia di scomparire: un terzo della popolazione mondiale vive in aree dove non si riesce a vedere la Via Lattea.

astronoma Patrizia Caraveo
L’astronoma Patrizia Caraveo
Credits foto: Gerlad Bruneau-Caraveo

Per comprendere il fenomeno, basta osservare una fotografia notturna dell’Italia scattata dalla Stazione spaziale internazionale. «Il bagliore della Pianura padana è visibile a centinaia di chilometri di distanza. Si tratta del prodotto dell’illuminazione di case, centri commerciali, strade e monumenti. Troppe luci e troppo scadenti: anziché puntare verso il basso, dove servono realmente, “sparano” anche in direzione della volta celeste» spiega Patrizia Caraveo, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di astrofisica.

Chi, come lei, studia il cosmo per professione ha vita dura. «In orbita ci sono 9.000 satelliti, tra cui oltre 400 della costellazione Starlink» dice Patrizia Caraveo. «I primi 60 sono stati lanciati nel maggio del 2019 e subito si è capito il problema. Quando vengono colpiti dai raggi solari, e cioè nelle ore che seguono il tramonto e precedono l’alba, si rivelano più luminosi del 99% rispetto a quelli già nello spazio. Il risultato è un trenino luccicante che lascia un’impronta nelle immagini acquisite dagli astronomi, costringendoli spesso a rifare il lavoro».

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Il peggio potrebbe arrivare con l’avanzata della space economy e degli investitori privati. Per esempio Elon Musk, che con la sua SpaceX ha già ottenuto l’autorizzazione per il lancio di 12.000 satelliti, con l’obiettivo di fornire la connessione Internet a livello globale.

Qualcosa, però, si sta muovendo. In ottobre è prevista una conferenza dello United Nations office for outer space affairs per integrare con regole nuove il trattato internazionale sull’utilizzo dello spazio redatto negli anni ’60. I punti chiave? «Limitare il numero e la brillantezza dei satelliti, dotarli di un meccanismo di anticollisione e di un motore che a un certo punto li costringa a deorbitare, in modo che vengano distrutti dall’attrito con l’atmosfera» dice Caraveo. E noi a terra, possiamo contribuire a riaccendere le stelle? «Certo. Basta imparare a rispettare la notte: illuminare gli spazi esterni con luci direzionate verso il basso e spegnerle quando non servono». Come fa la Francia, che un’ora dopo la mezzanotte lascia al buio tutti i monumenti.

Un saggio per capire l’inquinamento luminoso

Il cielo e di tutti Patrizia Caraveo

«La luce pervade la nostra vita. Nulla di quello che ci circonda potrebbe esistere senza la luce». Inizia così Il cielo è di tutti (Dedalo), in cui l’astronoma Patrizia Caraveo parla delle cause (e dei possibili rimedi) dell’inquinamento luminoso.

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