I cibi “amici” contro la psoriasi

La psoriasi è una malattia genetica: non scompare, ma migliora con uno stile di vita corretto, a partire dall'alimentazione. No ai cibi industriali e sì a tutti quelli anti-infiammazione, come spiegano gli esperti in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi il 29 ottobre

Sono circa 3 milioni gli italiani che convivono con la psoriasi, che colpisce tra il 2 e il 4% della popolazione. Si tratta di una malattia riconoscibile soprattutto per la sua manifestazione cutanea, sotto forma di macchie in alcune zone del corpo, come gomiti, ginocchia, cuoio capelluto e zona lombare. «In realtà non è solo una malattia della pelle: la manifestazione dermatologica è solo la punta dell’iceberg. Il dermatologo la riconosce per primo, ma nella cura intervengono anche altri specialisti perché si tratta di uno stato infiammatorio diffuso, che interessa, per esempio, anche l’apparato cardio-circolatorio e l’intestino. Di conseguenza l’alimentazione può rendere molto più efficace la terapia» spiega Federico Bardazzi, responsabile Ambulatorio Psoriasi Severe dell’unità di Dermatologia presso il Policlinico di S. Orsola, Bologna. Per questo in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi (29 ottobre), è stato presentato Cibo e Benessere, un’enciclopedia in otto volumi con consigli, suggerimenti e ricette pensate proprio per chi soffre di psoriasi. A realizzarla è stata l’Associazione Psoriasici Italiani, che fa capo alla Fondazione Natalino Corazza, attiva in tanti progetti a sostegno dei pazienti con psoriasi.

Ma perché il cibo è così importante?

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Perché il cibo è così importante

«Un’alimentazione corretta, sia per qualità dei cibi che per quantità, è oggi un alleato insostituibile nella corretta gestione della patologia. Non è la soluzione definitiva, ma è molto importante perché fa parte dello stile di vita e dunque è modificabile mentre su altri fattori, come la componente genetica della malattia, non è possibile intervenire» dice l’esperto. Qual è il ruolo di ciò che si mangia, che effetto positivo (o negativo) può avere? «I cibi possono ridurre (o aumentare) lo stato infiammatorio dell’organismo e l’incidenza delle comorbidità, cioè la presenza di più patologie correlate, che vanno dal diabete a valori elevati di colesterolo, trigliceridi e pressione, che sono molto più frequenti nei pazienti con psoriasi» aggiunge l’esperto. Si tratta, infatti, di una malattia alla quale sono spesso associate disfunzioni dell’organismo come obesità o sovrappeso.

Cosa mangiare (e cosa no)

«Trattandosi di una malattia infiammatoria a carattere autoimmune, i cibi consigliati sono soprattutto quelli ad azione antinfiammatoria e ricchi di antiossidanti e Omega 3. Parliamo quindi di frutta e verdura fresca, pesce azzurro (aringhe, sarde e acciughe), ma anche legumi e cereali, purché siano di grani “antichi” o tradizionali, dunque soprattutto grano saraceno, cereali integrali e poco processati» spiega Bardazzi. In questo caso a incidere è l’indice W legato alla presenza di glutine, che nei grani tradizionali è meno elevato e più digeribile. «L’ideale è una Dieta Mediterranea “postbellica”: i dolci andrebbero mangiati solo alla domenica, la carne (specie se rossa) solo una o due volte alla settimana, mentre frutta e verdura dovrebbero seguire la stagionalità».

Gli esperti definiscono questi alimenti Fighter Foods (“cibi combattenti”): tra loro in particolare avocado, cavolo, verza e cime di rapa che, come la frutta, con il loro apporto di vitamine, sali minerali e fibra hanno un’azione antiossidante e positiva nello “spegnere” i processi infiammatori. Lo stesso vale per il pesce, ricco di Omega 3, e l’olio d’oliva che è il condimento da preferire in assoluto.

Le cause genetiche e il peso dello stress

«Oggi disponiamo di farmaci biologici in grado di bloccare i meccanismi infiammatori che causano la malattia. Non bisogna pensare, però, a una guarigione definitiva: la malattia scompare, la pelle torna normale, ma l’effetto delle terapie svanisce se queste sono sospese – spiega Barduzzi – La psoriasi è una malattia cronica a carattere recidivante: questo significa che possono anche esserci lunghi periodi senza manifestazioni o sintomi, ma essendo autoimmune e con base genetica, non scompare mai del tutto».

«La psoriasi non è una malattia psicosomatica, come si pensava fino a qualche anno fa. Sappiamo da tempo che tra i fattori che incidono c’è una predisposizione genetica, anche se non è ancora chiaro il tipo di trasmissione: di sicuro un paziente con psoriasi ha un membro in famiglia con lo stesso problema, magari anche un lontano parente. A scatenarla, però, possono concorrere altri motivi, tra i quali lo stress, che peggiora la psoriasi. Viceversa, una riduzione di queste condizioni può portare a un effetto positivo: alcuni studi dimostrano come anche solo 10 minuti al giorno di completo relax, dedicandosi a riposo, lettura o hobby, possono comportare un beneficio non solo psicologico, ma anche clinico» conclude l’esperto dermatologo.

Imparare a fare la spesa

Se le cause genetiche non sono modificabili, è possibile intervenire sullo stile di vita, a partire da come si fa la spesa: «Con la nostra mini enciclopedia abbiamo voluto non solo fornire ricette (oltre 350) e informazioni utili in cucina, ma indicazioni preziose per scegliere i cosiddetti alimenti funzionali, quelli utili alla salute. Se è vero che il cibo non può sostituire la medicina, di certo può aiutarla. Da qui l’idea di Cibo e Benessere, che è anche campagna informativa, ma in formato rivista con foto di ricette e non solo, che la rendono molto snella e fruibile da tutti. È disponibile sul nostro sito, scaricabile gratuitamente per chi è già socio o si iscriverà all’associazione» conclude Valeria Corazza, presidente della Fondazione.

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