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Telemedicina: in call o in chat con il medico

Sono sempre di più i centri e gli ospedali che offrono visite in call o in videochiamata. E c’è perfino chi risponde via chat: basta collegarsi quando serve, per parlare con un medico pronto a dare consulenze e consigli

Tutto è cominciato durante il lockdown quando, con gli ospedali “sbarrati” dall’emergenza Covid, i teleconsulti e le videovisite sono diventati l’ancora di salvezza per i malati di coronavirus che dovevano curarsi a domicilio o per chi doveva tenere sotto controllo una patologia cronica senza le solite visite di controllo. Queste modalità di telemedicina hanno funzionato talmente bene che, finita l’emergenza, ora stanno entrando nella routine non solo dei centri privati ma anche di molti ospedali pubblici.

«Il momento che stiamo vivendo ha accelerato i tempi e il consulto a distanza si prepara a una diffusione su larga scala» spiega Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Milano e provincia. «Non va però visto come il superamento della visita medica: il controllo fisico, con gesti come la palpazione e l’auscultazione, è cruciale al fine di una diagnosi o per modificare una terapia. Non scordiamoci infatti che il malato non è un medico e che non sempre riesce a interpretare i segnali del corpo senza esserne influenzato».

I candidati ideali per la telemedicina? Gli over 65

Il consulto telefonico, se usato al meglio, è una grande risorsa. Lo dimostra uno studio condotto da Luigi Cavanna, direttore dell’oncologia ed ematologia della ASL Piacenza che ai primi di marzo, in piena emergenza Covid, ha messo in campo team di assistenza da remoto per pazienti a domicilio. Dati alla mano, su 250 solo 7 hanno richiesto il ricovero in ospedale.

Fortuna? No. «È stata un’attività in tandem con i malati, motivati dal fatto di curarsi a casa propria» interviene Cavanna. «Hanno imparato a utilizzare il saturimetro, provarsi la febbre e comunicarci i dati via smartphone oppure via telefono. Lo hanno fatto sia i più sia i meno giovani».

E proprio gli over 65 sono i candidati ideali dei teleconsulti. «Oggi almeno fino all’età di 80 anni gli anziani sono in grado di chattare e anche di videochiamare e lo abbiamo toccato con mano in questo periodo» aggiunge Eleonora Selvi di Senior Italia Federanziani. «Tele e video consulti, quindi, diventano un’opportunità per il monitoraggio a domicilio di malati cronici, come i cardiopatici, chi soffre di diabete o ha una patologia oncologica».

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Un teleconsulto per sciogliere i dubbi

Oggi si stanno facendo strada anche i teleconsulti per chi ha un disturbo oppure un dubbio sulla terapia in corso e non ha la possibilità di contattare il medico di fiducia. È un’opportunità sfruttata soprattutto in ginecologia, dermatologia, oculistica e otorinolaringoiatria. I medici che rispondono utilizzano la stessa sequenza di domande che viene usata nel pronto soccorso: si domanda qual è il problema, da quanto tempo è presente, se si sono già assunti dei farmaci…

«Ci sono esperti che chiedono anche l’invio di una foto, nel caso di un disturbo visibile e urgente, come può essere un problema palpebrale o congiuntivale» sottolinea Donatella Fasolato, specialista in oculistica alla Casa di Cura San Camillo di Milano che fa parte del team attivato dalla Asst di Milano nord. «Ma è il medico che valuta di volta in volta e, in caso di dubbio, chiede al paziente di venire in ambulatorio».

Insomma, il teleconsulto si trasforma in un vero e proprio triage telefonico, con un indubbio risparmio di tempo e a costi contenuti nel caso sia poi necessaria la visita di persona. Se infatti si tratta di una struttura pubblica, si paga solo il ticket perché è a carico del Servizio sanitario nazionale. E anche quando è a pagamento, la tariffa è minima. Il Centro Sant’Agostino, per esempio, ha attivato una chat con specialisti ad hoc, al costo di 9 euro.

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Se va tutto bene, basta telefonarsi

«Se cinque mesi fa il reumatologo mi avesse proposto un check via telefono, lo avrei rifiutato» racconta Silvia, 52 anni, malata cronica. «Ora non ci trovo nulla di strano. Anzi, riesco a condividere più informazioni sulla mia malattia rispetto alla visita in studio. Se non ci saranno peggioramenti, ci vedremo per il controllo in autunno. E decideremo un paio di giorni prima se ripetere il consulto telefonico o vederci».

Silvia non è un caso raro. Per i pazienti come lei che devono fare controlli di routine il mix di consulti reali e “virtuali” oggi, sull’onda del lockdown, viene utilizzato in molte strutture, soprattutto al Nord, dove c’è ancora timore a varcare la soglia di un ospedale. Succede con i malati oncologici, che hanno già concluso il ciclo di terapie, o i diabetici che sono ben stabilizzati. Si viene contattati prima della data della visita e, se non ci sono problemi che richiedono un incontro, viene fissata la telefonata senza costi aggiuntivi, perché è come se il paziente fosse in ospedale. È un’opzione in più a disposizione del malato. Ma attenzione, la decisione finale spetta sempre a lui: se preferisce la visita tradizionale, andare fisicamente dal medico è un suo diritto.

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