Tu mi tradisci in chat? Io chiedo il divorzio

Il 30% delle infedeltà coniugali nasce sul web o sui social. E anche se la relazione resta virtuale possono esserci i presupposti per una causa di separazione. Ne sanno qualcosa le star, da Eva Longoria e Gwen Stefani...

Nel Regno Unito la chiamano “infedeltà tecnologicamente assistita”: è quella nata online, e non di rado consumata esclusivamente in territorio virtuale. Approcci spinti, messaggi allusivi, video e foto osé, conversazioni bollenti: spesso la trasgressione finisce lì, altre volte è una miccia che spinge a passare da un incontro virtuale a uno reale, e non di rado porta alla fine di un rapporto. Ne sanno qualcosa le “vittime illustri” dello star system: il bomber del Real Madrid Cristiano Ronaldo è stato mollato dalla top model Irina Shayk dopo che lei, controllando il cellulare di lui, aveva scoperto inequivocabili messaggi scambiati con diverse donne. L’attrice di Desperate housewives Eva Longoria ha divorziato da Tony Parker pare proprio a causa di sms hot tra il campione di basket e la moglie di un collega. Mentre per la popstar Gwen Stefani e il marito Gavin Rossdale la colpa è stata dell’iPad dove l’incauto Gavin aveva conservato foto e messaggi hot scambiati con l’amante.

Il “cyber adultero” si sente meno in colpa

Secondo le stime degli avvocati divorzisti britannici, il 30% dei tradimenti coniugali nascerebbe via social network o chat. In Italia mancano ancora dati specifici, ma l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione matrimonialisti italiani, spiega: «Siamo in linea con gli inglesi. Certo è che, se si leggessero le chat degli italiani, ci sarebbero milioni di separazioni. Forse perché dietro una tastiera è più facile tradire, almeno con la mente: e non ci sono grosse differenze fra uomini e donne, come dimostrano le investigazioni e i processi». E come ha raccontato anche il film campione di incassi Perfetti sconosciuti, dove 2 dei protagonisti, Lele e Carlotta, marito e moglie, hanno entrambi una relazione online.

Una foto hot può essere una prova in tribunale

Quelli non “consumati” vanno considerati tradimenti a tutti gli effetti? E, soprattutto, possono essere utilizzati davanti al giudice come prova in una causa di separazione? La risposta è sì, ma a condizione di valutare caso per caso. «Dal 1998 la giurisprudenza ha sancito che l’adulterio virtuale, se chiaro e provato, può ledere il rapporto coniugale al pari di quello reale» spiega Gassani.

«In pratica, il solo scambio di messaggi o foto erotiche può essere considerato una “colpa” in caso di divorzio non consensuale. Va però stabilito, e per questo la Cassazione invita a giudicare nel merito, se l’infedeltà sia la causa di una rottura o la conseguenza di una crisi già in atto. Se ne è la causa allora scatta l’addebito, a maggior ragione se l’onorabilità della vittima del tradimento viene offesa pubblicamente, con conseguente richiesta di risarcimento per danni morali».

Insomma, può darsi che una scappatella reale non venga sanzionata in un matrimonio già in crisi, mentre lo sia un’infedeltà virtuale in un rapporto apparentemente sereno.

È illegale spiare il cellulare del partner

Bisogna inoltre considerare il diritto alla privacy, che è in contrapposizione con il diritto a incamerare le prove dell’infedeltà. Queste ultime non possono essere raccolte in modo illegale, per esempio guardando di nascosto o contro il suo parere il cellulare del partner. Secondo la Cassazione, infatti, «si viola il diritto alla riservatezza e si incide sul bene primario dell’autodeterminazione della persona». Diverso è il caso in cui, «il partner tradito legge accidentalmente una mail sul pc acceso del fedifrago oppure la stampa di uno scambio di messaggi in chat» precisa Gassani.

«In tale eventualità, frasi romantiche e scatti hot possono essere usati in giudizio, al pari di foto e post sui social network». Poco importa se «il cybertraditore vive il tradimento non consumato con un minor senso di colpa» aggiunge la psicoterapeuta familiare Marzia Terragni. «Al di là delle prove portate davanti al giudice, all’interno di una coppia è un tradimento a tutti gli effetti, poiché viene a mancare la completa trasparenza nei confronti del partner. Perciò, se si decide di continuare a stare insieme, è importante bandire da una parte ogni comportamento equivoco, dall’altra ogni eccesso di controllo».

Le storie

Vincenzo: «Ho rubato la password di mia moglie per scoprire un suo ritorno di fiamma» Vincenzo S. è un imprenditore bolognese, Carla lavora come insegnante: sono sposati da 10 anni, con 2 figli e una bella casa. Sembrano la coppia perfetta. Carla è iscritta su Facebook, dove un anno fa ritrova il suo primo grande amore. Dopo qualche settimana comincia una fitta corrispondenza col suo ex fino a scambiarsi frasi d’amore e promettersi di incontrarsi. Carla è di nuovo innammorata del fidanzato dei tempi dell’università, anche lui oggi (felicemente?) sposato. Inizia una dieta, si iscrive in palestra, compra nuovi vestiti, cambia colore dei capelli. Nel frattempo diventa scostante e fredda con il marito. Non l’aveva mai fatto prima e questo insospettisce Vincenzo: «Non la riconoscevo più per via di questi suoi cambiamenti radicali, spesso la vedevo distante e assorta al computer o al cellulare. Decido così di installare sulla tastiera del pc un software per risalire alla password di accesso: dopo 2 giorni riesco finalmente a entrare nella sua chat e mi cade il mondo addosso». Vincenzo scopre che alla fine di un copioso scambio di messaggi romantici, la moglie ha fissato di lì a poco, in una città vicina, un appuntamento col suo ex per rivedersi dopo tanti anni. Vincenzo va dall’avvocato, che manda a colpo sicuro un investigatore privato a filmare l’incontro. Nella causa di divorzio successiva, ancora in corso, l’avvocato di Vincenzo ha prodotto come prova dell’infedeltà il video ma non le chat precedenti (in quanto estorte illegalmente): la moglie, ora, rischia seriamente l’addebito della separazione e il nulla a pretendere.

Marcella: «Facebook mi ha rivelato il tradimento di mio marito con la mia migliore amica» Marcella F. è la moglie di un primario ospedaliero romano e un giorno si imbatte casualmente in una conversazione telefonica un po’ equivoca tra il marito e un’amica di famiglia che proprio lei gli aveva presentato. Da quello che riesce a origliare, le sembra si scambino commenti un po’ spinti. Insospettita, qualche giorno dopo chiede spiegazioni al marito: lui nega ogni cosa e davanti a lei telefona all’amica, la quale oltre a confermare l’infondatezza delle accuse si mostra anche indispettita. «A quel punto» racconta Marcella «quasi pentita della mia gelosia, mi tranquillizzo e mi convinco che forse avevo equivocato». Passa qualche mese e il marito di Marcella, appena rientrato da un convegno medico all’estero, pubblica come d’abitudine su Facebook alcune foto del viaggio. «È lì che noto un particolare che mi apre finalmente gli occhi» ricorda lei. In un angolo della foto di gruppo del marito con i colleghi c’è la sua amica, ritratta di spalle ma inconfondibile per via di un tatuaggio sul polpaccio destro. Scopre così che il marito ha portato con sé in Oriente, a sua insaputa, l’amica come accompagnatrice. «Non so» dice Mariella «se prima di quella volta si fossero già visti, anche se sospetto di sì, o se il tradimento si sia consumato solo allora. Mi sono già sentita tradita nell’intimo così. Il giorno stesso ho dato mandato all’avvocato di far partire una raccomandata in cui preannunciavo la mia volontà di separarmi». Al processo la foto, resa pubblica dal marito, verrà utilizzata senza problemi.

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