Le novità di Facebook e la bufala delle 25 persone

Avete notato che su Facebook appaiono post che dicono: "Facebook ci fa vedere solo i post delle stesse poche persone, circa 25 e ripetutamente le stesse... copia e incolla per aggirare il sistema...". Gli utenti temono di essere manipolati dalle ultime novità introdotte. È un rischio reale?

Il 2018 è iniziato con una novità per gli utenti di Facebook: il nuovo algoritmo introdotto sul social blu fa sì che si vedano più post di amici, ma meno notizie dai siti istituzionali. Tempo qualche settimana e gli utenti si sono accorti degli effetti della novità, non senza timori. Da giorni sulle bacheche sono comparsi messaggi preoccupati di chi teme che il nuovo Feed limiti la possibilità di scegliere le notizie in modo autonomo e circoscriva i post in evidenza a una ristretta cerchia di contatti (circa 25). Ma gli esperti rassicurano: si tratta piuttosto di “catene di Sant’Antonio” e non manca il modo per aggirare la novità.

La bufala delle 25 persone

Chiunque abbia un profilo Facebook si sarà accorto di alcuni messaggi, come questo, che nelle ultime ore stanno circolando in modo insistente:

“L’avevo notato anche io…non vedevo i post di quasi nessuno!! Ultima novità su Facebook con il nuovo aggiornamento. La sezione notizie di Facebook ci fa vedere solo i post delle stesse poche persone, circa 25 e ripetutamente le stesse, perché ha introdotto un nuovo algoritmo. Dato che voglio scegliere da solo le persone di cui ricevo notizie, vi chiedo un favore. Se leggete questo messaggio lasciate un commento veloce, un “ciao” un adesivo, qualsiasi cosa vogliate, in questo modo sarete visibili nella mia sezione notizie. Altrimenti Facebook sceglie le notizie che ricevo e non ho bisogno che facebook scelga i miei amici. Non esitare a copiare e incollare sulla tua bacheca questa info, in modo che tu possa avere più interazione con tutti i tuoi contatti e aggirare il nuovo sistema… CAPITO PERCHÉ??”.

Secondo gli esperti, però, si tratta di un allarme infondato. Ma perché sulle bacheche sono comparsi inviti come questo? E soprattutto: è utile seguire il consiglio che viene dato? “Chiedendo agli amici di commentare o fare like, li facciamo interagire con noi e questo, secondo l’algoritmo di Facebook, è un elemento di gradimento, quindi la prossima volta tenderà a mostrare ai nostri amici i post delle persone con cui hanno interagito. Però la storia dei 25 profili è una bufala, che ha generato l’ennesima catena di Sant’Antonio” spiega a Donna Moderna Elena Farinelli, Docente di Social Media presso l’Università Ca’ Foscari, il Polo Tecnologico di Prato e l’ateneo di Firenze.

“Non è la prima volta che circolano catene del genere, che non hanno alcun senso: ogni profilo può avere fino a 5000 followers: non avrebbe alcun senso dare la visibilità soltanto a 25 contatti. Si tratta piuttosto di messaggi simili a quelli che, tempo fa, recitavano ‘Io dichiaro che i contenuti sono miei e diffido Facebook…’: sono frutto di una bassa competenza digitale e non è un caso che a postare dichiarazioni del genere siano spesso persone over 40. Sui social esiste un cultural divide: nessun ragazzo di 20 anni copierebbe questi messaggi, che derivano da una mentalità più legata alla carta stampata, come se si trattasse di una sorta di dichiarazione in carta bollata” commenta Andrea Albanese, Social Media Manager e organizzatore del Social Media Marketing Day Italia, un appuntamento annuale che riunisce tutti gli operatori dei social, i media, le aziende e rappresenta un focus su questa realtà.

Cosa cambia davvero

A spiegare la novità è stato il numero 1 di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, che sulla propria bacheca ha ricordato la “filosofia” del social: Abbiamo creato Facebook per aiutare le persone a rimanere in contatto tra di loro. Ecco perché abbiamo sempre messo gli amici e la famiglia al centro. Alcune ricerche dimostrano che il rafforzamento delle nostre relazioni migliora la nostra felicità. Ma recentemente abbiamo ricevuto dalla nostra community delle lamentele sul fatto che i contenuti dei media e dei marchi stavano rimpiazzando i momenti personali, quelli che ci portano a rimanere in contatto con gli altri”. Da qui la decisione di dare minor visibilità proprio ai brand.

Un primo effetto è sicuramente il fatto di ridurre la possibilità di leggere notizie che esulino da quelle che postate nella propria cerchia di amici: “A livello di singoli utenti non vedo un ulteriore rischio di manipolazione, non più di quanto già avvenga sul web in generale oggi giorno. Certo è che, privilegiando i contenuti postati dai nostri amici, quel che succede è che le opinioni si autorafforzano a forza di circolare fra persone che la pensano allo stesso modo; non vedendo post di persone fuori dalle nostre cerchie di amicizie, si finisce per pensare che ciò che scrivono i nostri amici sia l’unica opinione diffusa in rete. Casi celebri sono quelli legati ad argomenti spinosi quali politica, elezioni, ecc” spiega Farinelli.

Proprio l’aspetto politico sembra abbia giocato un ruolo importante nella scelta di Facebook: “Dopo le presidenziali americane, avendo sperimentato quali siano le influenze delle notizie virali sul voto, lo stesso governo statunitense ha spinto perché venisse ridotto il rischio di condizionare l’opinione degli utenti. Non è un caso che le imminenti elezioni italiane siano viste come un test della nuova strada intrapresa dal social” dice Albanese.

L’autoreferenzialità e le fake news

Il nuovo algoritmo favorisce le fake news? “In teoria no, anzi Facebook ha dichiarato che sta facendo ancora più guerra alle fake news, invitando chiunque incappi in notizie non verificate a segnalarle. Sta anche agendo in maniera forte contro quei profili che hanno l’abitudine di condividere post falsi, andando a bloccarli. Ma di fatto è vero che le notizie circolano soprattutto fra amici e dunque si genera un po’ di autoreferenzialità” spiega Farinelli.

L’esigenza di vigilare maggiormente sui contenuti postati sui social è stata sottolineata anche dalla Commissione europea, che nel 2016 ha chiamato in causa i colossi del web – Facebook compreso – invitandoli a vigilare maggiormente e responsabilizzandoli soprattutto su temi legati all’odio, alla violenza e alle notizie false.

Il “trucco” che funziona

“Per avere maggiore visibilità è fondamentale postare contenuti interessanti, di qualità, capaci di destare discussione o interazione (e quindi non post troppo pubblicitari). Un trucco per aggirare il crollo di visualizzazioni lo suggerisce Facebook stesso quando dice che premia chi chiede consiglio: ad esempio, fare un post dove si domanda banalmente qual è la pizzeria più buona della città ottiene molte risposte fra i commenti e quindi automaticamente aumenta le visualizzazioni!” suggerisce Farinelli.

Facebook sta diventando una grande chat

“Il social di Zuckerberg si tra trasformando in una grande chat di gruppo: si è visto, infatti, che si postano sempre meno contenuti pubblici, privilegiando le conversazioni private. Non è un caso che siano state modificate anche le chat di Messenger: ormai si possono creare discussioni di gruppo, inviare video o foto condivisi in diretta” spiega Albanese, che prosegue: “Il nuovo algoritmo di fatto privilegia proprio la comunicazione all’interno di gruppi più ristretti”.

Il nuovo algoritmo invoglia a collegarsi spesso

Qualcuno teme che il nuovo Feed permetta in qualche modo di avere una maggiore profilazione degli utenti: controllando ogni azione che si compie quando si è sui social, aumenterebbe di fatto la conoscenza di gusti, abitudini e pensieri. “Questo è già realtà, ma si è persino andati oltre: un altro algoritmo permette di ricevere le notifiche da amici o conoscenti, tramite like o risposte, non appena ci si logga e si risulta online. Si tratta di un sistema per invogliare gli utenti a collegarsi più volte al giorno: se ogni volta che entro su Facebook trovo la risposta di un amico o un like, l’effetto di soddisfazione che ne deriva sarà quello di spingermi a collegarmi più spesso” spiega Albanese.

Diversi studi hanno dimostrato che la reazione che si crea quando si trovano i like alle proprie foto e post è paragonabile all’esperienza che si vive quando si assume droga, alcol o cibo, perché tutte producono dopamina. Secondo Adam Alter, Professore di Marketing alla New York University, la sostanza chimica, tradizionalmente associata alle condizioni di benessere, viene prodotta anche quando si ricevono like sui social, perché si tratta di “gratificazioni”.

“Non sono poche le analogie tra gli effetti di “dipendenza” dati dai social e quelli del gioco, e della ludopatia in genere” dice Albanese. Per questo, il fatto di poter ricevere più risposte dagli amici potrebbe aumentare il grado di soddisfazione che si prova nel rimanere connessi su Facebook e la novità introdotta dal social sembra avere proprio lo scopo, come dichiarato da Zuckerberg, di aumentare la “felicità” degli utenti.

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