L'attrice Scarlett Johansson

L'attrice Scarlett Johansson

Piante e cartoni animati: le nuove mode dei tatuaggi

Si chiamano "tatton" e assieme ai disegni di fiori e piante rampicanti, sono i più cool del momento. E hanno conquistato celebrity e influencer

Il Mickey Mouse sul polso di Chiara Ferragni e il buffo pinguino Pingu dell’omonimo cartone sul bicipite di Ed Sheeran fatto in coppia con l’amico Harry Styles. Il ramo di vite che si arrampica lungo la spina dorsale di Halle Berry, la rosa dal gambo lungo con la scritta “La vie en rose” che scende tra le scapole di Lady Gaga. Sono alcuni degli ultimi tattoo fatti dalle celebrity che dettano le tendenze di stagione e alimentano un fenomeno che è ormai una mania, come emerge da uno studio promosso da Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano, che ha inserito i Tattoon nei propri Vitastick. Come confermano anche i numeri: in Italia, secondo l’Istituto superiore di Sanità, ci sono 7 milioni di tatuati e gli studi di tatuatori negli ultimi 5 anni sono aumentati del 200%.

«A dare impulso alla crescita sono stati proprio gli influencer come pop star, attori e calciatori che postano sui social i loro nuovi tatuaggi» commenta la tatuatrice Lucrezia Nardi (su Instagram: @lucrezia_latuatriste_Nardi). Tra le new entry più gettonate per il 2019, infatti, ci sono proprio i tatuaggi botanici e i cosiddetti tattoon. «I primi sono l’ultima variante del classico floreale: i soggetti sono fiori e piante ispirati ai manuali di botanica dei primi del ’900 in stile, in bianco e nero come nell’originale o, al massimo, a tinte pastello» spiega l’esperta.

«I tattoon invece derivano dalla scuola “old style”, ma al posto della classica ancora o della pinup, hanno per protagonisti i personaggi dei cartoni animati. Parole d’ordine: la taglia hand patch, non più grande del palmo di una mano e colori pop ultra brillanti». Dettami che non rispecchiano solo le mode, ma anche il cambiamento della percezione e del significato del tatuaggio nel tempo, come racconta il libro appena uscito “Sulla nostra pelle. Geografia culturale del tatuaggio” (Pisa university press): «Ai tempi degli antichi Greci e Romani, era uno stigma per marchiare fuggiaschi e prigionieri di guerra, dagli anni Sessanta in poi è stato simbolo di libertà e ribellione alle regole, segno distintivo di gang, hippy, punk e marinai, mentre per i Maori della nuova Zelanda il “moko”, il celebre tatuaggio facciale, segna il passaggio all’età adulta» spiega Nardi.

Negli ultimi anni, però, ha smesso di segnare l’appartenenza a un gruppo per trasformarsi in strumento di espressione puramente individuale. «L’obiettivo è prima di tutto personalizzare il proprio corpo, ma senza prendersi sul serio come succedeva quando era una pratica di nicchia» nota Nardi. «Ecco allora che il tattoon, amatissimo dai più giovani, ha sì lo scopo di fermare un ricordo sulla propria pelle, ma all’insegna del gioco e dell’ironia. Allo stesso modo lo stile botanico, col suo tratto raffinato e femminile, esprime al meglio la funzione puramente decorativa e ornamentale del tatuaggio». Il segreto per un risultato ad hoc? Scegliere con cura i posti dove posizionarli. «Per i tatuaggi botanici punta su schiena e braccia, in stile “rampicanti”: sono elegantissimi. Per i tattoon invece sì al polso o alle caviglie: zone piccole che incorniciano naturalmente il “patch”».

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