Achille Lauro e Boss Doms sul palco di Saremo, 4 febbraio 2020

Achille Lauro e Boss Doms sul palco di Saremo, 4 febbraio 2020

Achille Lauro (e la sua tutina) conquistano Sanremo

Il cantante romano si è presentato all'Ariston con un look provocatorio (di Gucci) che è allo stesso tempo un omaggio alle icone del passato (anche italiane, come Renato Zero) e un nuovo modo di pensare il pop italiano

Achille Lauro porta scompiglio e ravviva la 70esima edizione del Festival di Sanremo 2020 con un’esibizione che è certamente una delle più discusse della prima serata. Intanto per la canzone, Me ne frego, che ricorda un po’ Rolls Royce dell’anno scorso e conferma la svolta pop dell’artista romano, quindi per il look che ha scelto per inaugurare la sua avventura (e quella del producer Boss Doms, nome d’arte di Edoardo Manozzi) al Festival della canzone italiana.

Mantello e cappa (di Gucci) si ispiravano a San Francesco

«La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà», così Achille Lauro, subito dopo la sua esibizione, ha spiegato sul suo profilo Instragram l’ispirazione dietro al total look Gucci, disegnato dal direttore creativo Alessandro Michele.

Secondo le rilevazioni della piattaforma e-commerce Lyst, Achille Lauro ha dominato le ricerche online grazie alla tutina di Gucci e si è aggiudicato il primo posto tra le ricerche della prima serata di Sanremo. Il picco è stato raggiunto alle 22:28 quando le ricerche sono arrivate a toccare i cinque zeri e un secondo spike è stato registrato alle 3.08 di mattina. Una curiosità: le donne sono state maggiormente (61.3%) incuriosite dall’indumento del rapper rispetto agli uomini (38.7%). L’età media degli utenti che hanno ricercato la tutina è compresa tra i 25 e 34 anni e il 32% di questi è uno studente.  

È un omaggio al passato ma anche un nuovo modo di fare pop

Con 1969, Achille Lauro ha virato decisamente verso il pop. Nel primo mixtape Barabba, che risale al 2013, il rapper raccontava l’adolescenza difficile e il rapporto con droghe e criminalità. Il suo stile era duro e il volto sempre coperto. Sono poi arrivati Achille Idol – Immortale (2014), l’ep Young Crazy (2015) e il primo album solista Dio c’è (2015). Nel 2016 è la volta diRagazzi Madre e nel 2018 Pour l’amour, il disco con cui ha lanciato l’ibrido della samba-trapRolls Royce rappresenta per lui e Manozzi un punto di svolta, in cui decidono di riformularsi come popstar e provare a confrontarsi con il mainstream italiano al di fuori del circuito rap e trap.

Il look, in questo percorso, è fondamentale. Achille Lauro si veste da donna e si fa portavoce, come già nell’autobiografia Sono io Amleto (Rizzoli 2019), di un approccio fluido, contrario al maschilismo con cui racconta di essere cresciuto e che ha ritrovato nell’ambiente musicale del rap. Di fronte a pseudo rapper che scrivono canzoni misogine e violente, come il tanto chiacchierato Junior Cally, la tutina di Achille Lauro, che ricorda e omaggia un po’ Renato Zero un po’ David Bowie, è una boccata d’aria fresca e un messaggio finalmente contemporaneo e positivo.

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