Addio a Luis Sepúlveda. Vola solo chi osa farlo

Scompare a 70 anni lo scrittore cileno Luis Sepúlveda, vittima del coronavirus. Con i suoi libri amatissimi come "Il vecchio che leggeva romanzi d’amore" e "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" ha parlato al mondo di giustizia, libertà, natura 

Scompare il 16 aprile 2020 a settant’anni Luis Sepúlveda, scrittore e attivista cileno, naturalizzato francese, spagnolo di adozione. L’ultimo compleanno lo aveva festeggiato in Italia, a Milano, a ottobre dello scorso anno, con una cena offerta dalla sua casa editrice italiana, Guanda, circondato da alcune delle tantissime persone che lo amavano. 

La colpa è del coronavirus, contro il quale lottava dalla seconda metà di febbraio. Tornato con un forte raffreddore da un festival letterario in Portogallo insieme a sua moglie, la poetessa Carmen Yáñez, erano risultati entrambi positivi ed erano stati curati a Oviedo, in Spagna, dove, dopo una vita vagabonda, avevano scelto di stabilirsi perché «è una città proletaria di minatori e di cantieri navali, con uno spirito resistente fortissimo» come avevano raccontato.

La poetessa Carmen Yáñez, sposata da Sepúlveda due volte dopo un primo divorzio, il grande amore della sua vita, è guarita e aspettava a casa il ritorno di suo marito, le cui condizioni erano subito apparse critiche, tanto che a un certo punto si parlava di coma, ma lo scrittore è sempre stato un combattente e abbiamo sperato tutti che ce la facesse.

Vicino ai lettori con gentilezza e libri meravigliosi

L’autore di longseller quali, tra gli altri, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, “Il mondo alla fine del mondo”, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” e “Patagonia Express” viene ricordato sui social come uno degli scrittori più importanti di tutti i tempi, per quella sua capacità di essere vicino ai lettori, di non montarsi mai la testa, di ascoltare tutti, di essere gentile con tutti, di sorridere sempre. Nella festa milaneseper i suoi 70 anni lo ricordiamo che girava tra i vari tavoli ringraziando i presenti di essere intervenuti, con un menu tutto a base di pasta perché, come aveva rivelato in quella occasione l’editore Luigi Spagnol, se fosse dipeso da Sepúlveda, lui avrebbe mangiato quel piatto come primo, come secondo e come dolce.

Il suo impegno civile per un mondo giusto

La sua lunga carriera, con una trentina di anni di collaborazione, di sodalizio e di amicizia con Guanda e una produzione prevalentemente narrativa da quasi nove milioni di copie vendute, è stata caratterizzata da una concezione politica, civile della scrittura. Le parole sono importanti, e Sepúlveda le ha sempre usate a favore dei più deboli, degli ultimi, dei cittadini troppo spesso, come sosteneva, trattati da consumatori e non da esseri umani. Tra le sue battaglie ricordiamo la lotta contro la dittatura cilena e le campagne ambientaliste e per la difesa della natura. Con il suo editore italiano Sepúlveda, che aveva subito anche l’esilio dopo essere stato torturato e arrestato due volte sotto il regime di Pinochet in Cile, ha creato una collana di narrativa, “La frontiera scomparsa”, per scrittori spagnoli e latinoamericani. Ha ideato anche il Salón del Libro Iberoamericano di Gijón e il Premio per inediti Las Dos Orillas.

Amatissimo pure in Italia e premiato in giro per il mondo, tra i numerosi riconoscimenti che ha ricevuto ricordiamo la laurea honoris causa in Lettere presso l’Università di Urbino, il Premio Chiara alla carriera e il Premio Hemingway per la Letteratura. «Il mondo oggi non lascia spazio all’ottimismo. Non vedo bene la situazione. Penso al ritorno dell’estrema destra in una Europa che credevamo avesse imparato la lezione. La gente deve dire no a questo. Abbiamo bisogno di coraggio, di politici capaci di dire che la politica non è una difesa di interessi, ma è una cosa più generosa. Il momento ha bisogno di una reazione importante. La nostra potrebbe essere l’ultima rivoluzione dell’immaginario collettivo. Dobbiamo creare per i nostri figli e per tutti noi una società più giusta, non basata sul profitto, sull’individualismo irresponsabile, sul potere del più forte. Una società di cittadini e non di consumatori. Se ce la faremo, saremo a buon punto» ha detto Luis Sepúlveda un anno fa sul palco dell’Arena Robinson di Repubblica al Salone del Libro di Torino, con parole che suonano ancora attuali e che dovranno guidarci nella creazione del nuovo mondo, un mondo migliore, anche per lui, che ha sempre lottato per questo. “Vola solo chi osa farlo”, come direbbero i suoi personaggi più famosi. Ci mancherai moltissimo.

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