“Amica di salvataggio”. Il docufilm dedicato ad Alessandra Appiano

Tre anni fa ci lasciava Alessandra Appiano, giornalista, scrittrice, autrice televisiva e anche firma di Donna Moderna. Ora esce il docufilm a lei dedicato - prodotto da Rai Documentari e Rai per il Sociale - e nasce l'associazione "Alessandra Appiano - Amici di salvataggio" che ha lo scopo di far conoscere il nesso tra sindromi depressive e gesto estremo

Ironica, intelligente, bellissima, Alessandra ammaliava tutti con la sua classe, con la sua solarità contagiosa, e ha lasciato un grande vuoto nei cuori di chi l’ha conosciuta, anche solo attraverso le risposte che dava ai suoi lettori. Quando è mancata aveva 59 anni e curava per Donna Moderna la rubrica “Amiche di salvataggio” ispirata all’omonimo romanzo con cui nel 2003 aveva vinto il Premio Bancarella.

Il docufilm “Amica di salvataggio”: dove vederlo e cosa racconta

La sua storia viene raccontata in “Amica di salvataggio”, un docufilm prodotto da Rai Documentari e Rai per il Sociale, diretto dal marito Nanni Delbecchi e scritto a quattro mani con Vito Oliva, il 18 giugno alle 23.00 su Rai Due e su Rai Play nei prossimi giorni. Oltre a rappresentare un gesto d’amore nei suoi confronti da parte di parenti, amici e colleghi, il documentario affronta il tema della depressione, quel mal di vivere che l’ha portata via. Nel film si racconta anche della sua melanconia bipolare. E, in parallelo all’uscita del film, è stata fondata l’associazione “Alessandra Appiano – Amici di salvataggio” che ha lo scopo di far conoscere il nesso tra sindromi depressive e gesto estremo.

Alessandra Appiano, così forte, così fragile. Il nostro ricordo

VEDI ANCHE

Alessandra Appiano, così forte, così fragile. Il nostro ricordo

«Un film perché non poteva lasciarci così, senza un saluto»

«L’idea del docufilm “Amica di salvataggio” è nata pochi giorni dopo il 3 giugno del 2018, quando ancora, per diverse volte al giorno, dovevo reprimere l’istinto di telefonare ad Alessandra perché ancora non l’avevo sentita e stavo in pensiero. Con Vito Oliva, l’amico fraterno che me l’aveva presentata trent’anni prima, avevamo accompagnato Alessandra a Oneglia, dove riposa accanto ai miei genitori. Al Casello di Imperia Est abbiamo preso la direzione di Ventimiglia e siamo arrivati a Mentone, l’importante era passare il confine. Sull’orlo di quel tramonto infinito, guardando il mare della Costa Azzurra, abbiamo pensato che dovevamo fare un film per Alessandra. Meglio: che Alessandra avrebbe dovuto fare un film per rivedere i suoi amici, non poteva lasciarli così, senza un saluto». Con queste parole apparse sul Fatto Quotidiano, il giornalista Nanni Delbecchi ricorda sua moglie e spiega i motivi che l’hanno spinto a realizzare il docufilm.

Tanti amici hanno partecipato al film

La narrazione di “Amica di salvataggio” è affidata alla voce di Lella Costa, che conduce lo spettatore per mano a casa di Alessandra: è lei stessa a ricevere gli amici a casa sua, a discutere con loro, a rievocare le tappe della sua vita, i traguardi e le delusioni e a confessare anche la sua battaglia contro la depressione e la sindrome bipolare di cui soffriva sin da giovane. I suoi racconti si alternano alle testimonianze degli amici, persone più o meno conosciute con cui ha condiviso il suo percorso umano e professionale, da Renzo Arbore a Monica Leofreddi, da Diego Dalla Palma a Don Antonio Mazzi, che affiancava da vent’anni in progetti di volontariato.

L’associazione a suo nome per aiutare chi ha lo stesso male di vivere

“Invecchiare è come salire su una collina, solo da un certo punto in poi si vede il panorama sotto di noi e si vede – o ci sembra di vedere – il senso della nostra vita. E anche il non senso” racconta Alessandra in questo docufilm realizzato in nome dell’amicizia e grazie al suo potere: “tutti hanno collaborato in forma gratuita” racconta Nanni Delbecchi “e ha le stesse finalità dell’Associazione di volontariato Alessandra Appiano-Amici di salvataggio: restituire l’energia luminosa di Alessandra, dare una mano a chi ha sperimentato lo stesso male di vivere, raccontare le difficoltà e le lacune che si affrontano nella cura dei disturbi dell’umore, affinché quello che è capitato ad Alessandra non debba più capitare ad altri”.

Il suo ricordo e le sue parole

Ho conosciuto Alessandra nel 2010, quando decisi di scrivere un libro sugli incontri importanti, quelli che hanno determinato i destini di personalità famose. Avevo scelto lei per parlare di amicizia, “il valore più importante che ci sia. È il sentimento più disinteressato, e l’ho sempre messo al centro della mia vita, considerandolo un regalo prezioso. C’è sempre spazio per un nuovo amico nella propria vita, a patto che si lasci la porta aperta”, mi disse durante la nostra intervista. E Alessandra accolse me, perfetta sconosciuta con la passione per la scrittura, schiudendomi le porte della sua casa milanese, uno spazio elegante e luminoso, pieno di libri. Davanti a un caffè parlammo della sua infanzia, dell’arrivo a Roma e dell’approdo nel mondo della televisione. Alessandra era circondata di amici, ma chissà se in vita sua si è mai sentita davvero amata? Sappiamo che quando il male oscuro prende il sopravvento è lui a dettare le regole, a suggerire che non si è meritevoli d’amore quando la verità è l’esatto opposto. Sono sicura che Alessandra abbia ancora molto da dire sul bisogno di ascolto riguarda tutti da vicino, e questo documentario è solo l’incipit di un discorso prematuramente interrotto.

Riproduzione riservata