Fabio Genovesi: 7 motivi per leggere “Il mare dove non si tocca”

Con il suo ultimo libro “Il mare dove non si tocca”, Fabio Genovesi incanta e commuove attraverso gli occhi di un bambino visionario

Vincitore del Premio Strega Giovani nel 2015 con “Chi manda le onde” (Mondadori), Fabio Genovesi torna il 5 settembre con un nuovo romanzo, “Il mare dove non si tocca” (Mondadori), in cui narra le peripezie di un piccolo grande eroe, Fabio, alle prese con il mondo della sua bizzarra famiglia e quello dell’ambiente che lo circonda. Un viaggio a ritroso nel tempo per apprezzare il valore della diversità. 

Ecco 7 motivi per correre subito in libreria.

1. Una pesante eredità

Sui maschi della famiglia Mancini, a cui Fabio appartiene, grava una misteriosa maledizione: se non si sposano entro i 40 anni, diventano pazzi. Questo spiegherebbe il comportamento strampalato e a dir poco eccentrico dei suoi numerosi zii-nonni (tutti “single” e rigorosamente dal nome che inizia per A: Aldo, Aramis, Adelmo, Arno, Athos, ecc.) che fanno a gara per impartire al nipote personali lezioni di vita. Riuscirà il nostro protagonista a sfuggire alla tremenda condanna? In fondo, avendo solo 6 anni, ha davanti a sé il tempo necessario per trovare l’anima gemella e costruire una famiglia come quella dei suoi amati genitori.

2. Il mondo secondo Fabio

È un universo poetico e surreale quello in cui cresce il giovane Fabio, dove il padre assomiglia a Little Tony (anche se non parla per risparmiare la voce per l’ultimo concerto) e gli zii insegnano che dieci dita per una persona sono troppe, infatti, per sapere se uno ha vissuto veramente basta guardargli le mani e contare le dita che ha. Il mondo esterno al nucleo Mancini non è da meno: Fabio non ha molti amici della sua età, a parte i Super-Devoti (tre esseri speciali che, a richiesta, recitano preghiere per ogni necessità) e Martina, una bambina travestita da coccinella, dispensatrice di speranza e buonumore. Ma la vita, si sa, è una montagna russa di avvenimenti e, di fronte alle difficoltà, il piccolo eroe (dotato di qualche superpotere) sogna di diventare un santo. In fondo, ha le carte in regola: è povero, umile, ha pazienza e compie buone azioni.

3. Il periodo storico

Siamo nel pieno degli anni Ottanta: si respira aria di vittoria con i Mondiali dell’82, si ascoltano struggenti canzoni di Julio Iglesias, tra gli sport imperversa il tennis e i manager rappresentano lo status sociale più invidiato. Per comunicare non esistono cellulari o e-mail, Facebook o Whatsapp: il massimo della tecnologia è rappresentato dal corso di computer “programmazione basic”. Per divertirsi basta poco, tipo andare a cercare funghi – o cinghiali – insieme agli zii, allevare lombrichi o leggere conturbanti romanzi rosa alle vecchiette della casa di riposo.

4. Da vicino nessuno è normale

È un confine molto labile quello che separa i buoni dai cattivi, i belli dai brutti, i normali dai pazzi. E su quel limite, sottile, ci siamo tutti, è “questione di passi”. Solo prendendone consapevolezza possiamo capire l’importanza dell’unicità e quella che all’inizio appare come una maledizione, non è altro che una benedizione se permette di abbandonare i falsi miti che ci vogliono tutti uguali. Arriverà a questa conclusione a sue spese anche il Bimbo – così, affettuosamente, gli zii chiamano l’adorato nipote – che, se in principio temeva di essere dal lato sbagliato della siepe, alla fine, apprezzerà il terreno su cui si trova.

5. Il potere delle parole

Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. Se usate male, rischiano di allontanare gli altri, ma possono anche essere salvifiche, chiavi d’accesso per mondi all’apparenza invalicabili. L’amore per l’universo delle parole emerge nella passione con cui Fabio divora un manuale a settimana, non importa che parli delle Galàpagos, di come svuotare il cranio delle scimmie o dei vari aspetti della caccia. L’aspetto naturale – e pazzesco allo stesso tempo – è che i suoni formano le parole, e più parole i discorsi e le canzoni: insieme possono nutrire l’anima e sollevarla nei momenti bui.

6. Un inno alla meraviglia

La meraviglia è il sentimento che rimane dopo aver seguito le vicende degli abitanti del Villaggio Mancini. Meraviglia mescolata a stupore, perché la vita sa essere magica malgrado a volte possa apparire tremenda. Quando tutto sembra andare storto, come ha sperimentato Fabio (che santo chissà se lo diventerà mai), occorre stringere i denti e sperare nell’impossibile, sapendo che ci saranno altre giornate luminose e che, dopo l’inverno, tornerà la primavera e con lei nuove foglioline sugli alberi.

7. Il messaggio nella bottiglia

Il mare dove non si tocca è quel posto, misto di paura e disagio, che tutti abbiamo sperimentato, non solo in età infantile, ma anche dopo, da adulti, quando ci siamo trovati a gestire situazioni complicate e, comunque, siamo riusciti a non affogare e tenerci a galla. Magari all’inizio abbiamo temuto di toccare il fondo e non emergere più, poi, invece, una forza primordiale ci ha portato su e – finalmente! – abbiamo respirato.

Perché leggere questo articolo

Attraverso il mare, Fabio Genovesi racconta di noi e delle sfide che ci pone il destino.

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