“Il mio Walter”. Per la prima volta parla Flavia, la moglie di Veltroni

È una donna che non ha mai detto nulla di sé. Riservata? Forse. Timida? Sicuramente. Ma oggi, per il nostro giornale, la moglie del candidato premier del Partito democratico ha fatto un'eccezione. E ha accettato di aprire il suo cuore e di raccontarsi

Un po’ sorride e un po’ mi guarda storto Flavia Prisco, architetto, sposata (da 26 anni) con Walter Veltroni, candidato premier del Partito democratico alle prossime elezioni del 13 aprile. Mi sorride ed è bella e anche dolce, con lo stampo inconfondibile di una ex ragazza degli anni Settanta. Mi guarda storto e rivela quella timidezza di cui tanto si è scritto e che deve essere vera, tenuto conto che l’intervista di oggi a Donna Moderna arriva 12 anni dopo la prima (e l’ultima) concessa a un giornale, “la Repubblica”. Incontro Flavia Veltroni, 49 anni, nel suo studio romano, a due passi da piazza del Popolo. Un locale sobrio, un po’ dimesso, con qualche computer e tanti vecchi progetti su carta arrotolati.

Signora Veltroni, qual è l’aggettivo che definisce meglio suo marito?

“Un uomo con un alto senso del dovere”.

Non è un aggettivo, ed è anche un po’ scontato.

“Allora gliene dico uno, di aggettivo vero, che conferma la leggenda del Walter buonista: tenero”.

Ma anche…

“Determinato”.

Ma anche…

“Entusiasta, ma anche un po’ incosciente, ma anche riflessivo: pensa sempre prima di agire. Ma ora basta con Crozza!”.

Non la fa ridere Crozza quando imita suo marito?

“Mi fa sorridere. Crozza sa cogliere alcuni tratti di Walter. Ma insiste troppo su quel “ma anche”. Un politico che vuole governare un Paese deve tenere conto delle diverse anime e cercare di tenerle unite”.

Sa che suo marito è definito ironicamente l’uomo più buono d’Italia?

“Ancora? I suoi collaboratori non lo definirebbero così. È un uomo normale, sereno”.

Di Walter Veltroni si sa moltissimo, di Flavia Veltroni praticamente niente. Chi è lei, signora?

“Una donna che non sa cucinare, non sa scegliere gli abiti giusti per il marito e neppure le cravatte. Una che lavora nel suo studio, segue i progetti, va nei cantieri, quando si ricorda fa la spesa, la fila alla posta o in banca. Come tutti. Fino a qualche anno fa mi occupavo molto delle figlie, Vittoria, che oggi ha 17 anni, e Martina, 20. Ora sono cresciute: la maggiore sta girando un film come assistente alla regista fuori Roma e l’altra sta seguendo un semestre scolastico negli Stati Uniti. Ma quando sono a casa sono sempre io a svegliarle. No, non facciamo colazione come le famiglie del Mulino Bianco. Siamo sempre tutti in ritardo, e io in particolare: corro contro il tempo, va così la vita”.

Anche Veltroni è sempre in ritardo?

“No, lui è sempre in anticipo. Giorni fa è riuscito ad arrivare mezz’ora prima al terzo comizio della giornata. Come faccia, non lo so”.

Ma quando litigate?

“Quando lascio le luci accese e gli armadi aperti, se è stanco si innervosisce. E ogni tanto discutiamo dell’educazione delle figlie. Io sono più permissiva. Lui è più rigido, con regole tipo: non si rientra a quest’ora. Infatti sta sveglio la notte fino a quando non le sente tornare”.

Via, discuterete di politica…

“Io leggo tutti i suoi discorsi più importanti. E quando non sono d’accordo glielo dico e discutiamo. Spesso tiene conto delle mie opinioni”.

Chi fa il primo passo per fare pace?

“Sempre lui”.

È gelosa?

“Moderatamente”.

Moderatamente che cosa vuol dire?

“Vuol dire che so che Walter non risparmia un’occhiata a una bella donna”.

Vi dite tutto o ha un segreto che non confiderebbe neppure a lui?

“Mettiamo che ce l’abbia un segreto… Ma le pare che lo direi qui?”.

L’ultima volta che vi siete scambiati un bacio…

“Un bacio come?”.

Un bacio appassionato.

“Ma lo facciamo sempre, per fortuna!”.

Quando l’ha conosciuto?

“Al Festival della gioventù, a Berlino nel 1973, un appuntamento mitico per quelli della mia generazione. Anche mio padre e mia madre si erano conosciuti lì. Io avevo 15 anni, lui 18. Tornati a Roma, mi aveva chiesto di metterci assieme, ma io me l’ero cavata in modo diplomatico: “Restiamo amici”. E per un anno siamo andati avanti così”.

E poi?

“E poi è finita che ci siamo sposati  nel 1982. Avevo 24 anni, ne sono passati 26”.

Un solo uomo per tutta la vita, sembra una storia d’altri tempi.

“Non lo avevo messo in conto”.

Avete fatto l’amore prima di sposarvi?

“Sì! Siamo stati insieme otto anni prima di sposarci!”.

Com’è stato il matrimonio?

“Avevo un abitino di chiffon grigio molto vaporoso e molto anni Ottanta, un po’ triste per la verità: fiori grigi su sfondo grigio. Ci ha sposati un dirigente del Pci, Maurizio Ferrara, padre di Giuliano. Era più emozionato di noi. Mi ha chiesto se volessi prendere Walter in moglie”.

E lei?

“Be’, ovviamente ho risposto di no. E ci siamo messi tutti a ridere”.

Comunione o separazione dei beni?

“Separazione”.

A proposito di Ferrara figlio e della sua crociata contro la legge 194, gli lanci un appello.

“Che titolo avrei per farlo: solo perché sono la moglie di un politico? No, non lancio appelli. Mi preoccupano sempre le posizioni intolleranti. Quella legge va difesa perché ha ridotto il numero delle interruzioni di gravidanza e oggi le donne non muoiono più d’aborto”.

Ha mai abortito lei?

“No e ne sono felice. Ma l’avrei fatto se mi fossi trovata in una situazione drammatica. Sarebbe stata una scelta difficile e molto sofferta, come credo capiti a tutte le donne”.

Nel Partito democratico ci sono donne come Paola Binetti, pronta a firmare una mozione di Forza Italia per rivedere la 194.

“Io non conosco la Binetti, mi dicono che abbia un’intelligenza brillante”.

La Binetti è una che porta il cilicio. Non lo trova folle?

“Sono fatti suoi”.

Troppa diplomazia. Cambiamo argomento e parliamo di uomini. Ce n’è uno di destra che l’affascina?

“Una bella testa o un George Clooney?”.

Faccia lei.

“Non me ne viene in mente uno”.

Casini?

“Mamma mia! Domanda di riserva…”.

Lei si chiama Flavia, come Flavia Prodi. Siete amiche?

“Mi è molto simpatica, è intelligente, e mi fa piacere quando capita di incontrarci, ma accade di rado”.

Suo marito ha detto che, se votasse in America, sceglierebbe Obama…

“We can dice Obama, possiamo farcela dice Walter”.

E lei chi voterebbe?

“Obama”.

Se corresse lei come premier, invece di suo marito, su cosa metterebbe l’accento?

“Come cittadino comune vorrei lavoro più stabile per i precari, e investimenti nella scuola e nella formazione, perché se i nostri studenti sono considerati i più somari d’Europa  forse non è solo colpa loro. Poi vorrei fare pagare le tasse a tutti ed eliminare le disuguaglianze sociali: basta con i poveri che non riescono ad arrivare alla fine del mese”.

Cosa pensa delle mogli dei politici americani che scusano pubblicamente i mariti che le hanno tradite?

“Provo a mettermi nei loro panni. È umiliante, lo so, ma in un certo modo sono costrette a farlo. È colpa di una politica spettacolare che entra nella vita privata e che non mi piace”.

Lei è figlia di due comunisti…

“…e da loro ho imparato i valori più importanti della mia vita, la tolleranza, l’attenzione per gli altri, l’impegno civile, il rispetto per le istituzioni”.

Oggi come si definirebbe?

“Mi definisco democratica di centro sinistra”.

Suo marito è stato comunista per circa vent’anni, eppure dice che in fondo non lo è mai stato.

“Walter non rinnega niente. Vuol dire solo che essere stati iscritti al Pci di Berlinguer era cosa diversa dall’essere comunisti in Urss”.

Avere un marito come Veltroni le ha rubato qualcosa?

“No, almeno prima di quest’intervista quando nessuno sapeva chi fossi. A volte, però, mi sento a disagio: mi rendo conto che la gente ha dei pregiudizi positivi o negativi nei miei confronti solo per il fatto che sono la moglie di Walter, anche se non mi conosce affatto”.

Non le secca che i riflettori siano accesi solo di lui?

“No, io sto bene nell’ombra, la visibilità non è mai stata un mio obiettivo. Ed essere la moglie di Walter mi ha dato la possibilità di incontrare persone straordinarie come Ettore Scola, Giuliano Montaldo, Roberto Benigni, George Clooney, lo scrittore David Grossman”.

È la seconda volta che nomina Clooney. È una sua fan?

“Come non esserlo?”.

Parliamo di elezioni. Come vive la campagna elettorale suo marito, ha perso il sonno?

“No. Qualunque cosa succeda la notte dorme sempre”.

Sicura che non sia nervoso?

“Sicura. Anche se mangia spesso cioccolata e krapfen alla crema, i dolci che lo rilassano…”.

Veltroni capisce le donne?

“Credo di sì. Ha imparato a farlo con il tempo, lavorando a lungo insieme a loro. Certo, non è ancora in grado di identificarsi al 100 per cento, ma ora comprende la fatica femminile di essere delle specie di dee Kalì, con mille impegni da gestire tra figli, mariti, ufficio e vita privata”.

Lei che pensa delle quote rosa?

“È giusto che le donne siano degnamente rappresentate nei partiti. Mi sembra che il Pd abbia fatto qualcosa di più delle quote: ha stabilito che il 50 per cento delle dirigenti dovesse appartenere al sesso femminile”.

Signora Veltroni, per quale ragione suo marito dovrebbe vincere le elezioni?

“Perché ha avuto il coraggio di correre da solo, con un programma chiaro, senza compromessi. Perché è un uomo appassionato, che crede in quello che fa”.

E per quale ragione suo marito probabilmente le elezioni le perderà?

“Che le perda non ne sono così convinta. E comunque si rischia sempre quando si fanno scelte innovative”.

Un’ultima domanda: perché ha detto sì a questa intervista, dopo anni di silenzio con i giornalisti?

“Donna Moderna entra nella casa di tante donne ed è un giornale serio. Io mi sono un po’ stufata della parte della moglie subliminale, come qualcuno con cattiveria mi ha definita. Volevo raccontare la parte privata di Walter, mostrare che non è un uomo della casta, ma una persona vera. È il mio piccolo contributo alla sua battaglia”.

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