Roy Paci e Diodato

Roy Paci e Diodato

Sanremo 2018: a tu per tu con Diodato e Roy Paci

Dal 6 all’11 febbraio, dal Teatro Ariston di Sanremo ogni sera, alle 20.45 su RaiUno, va in onda la sessantottesima edizione del Festival della canzone italiana. Alla conduzione Claudio Baglioni, accompagnato da Michelle Hunziker e Pierferdinando Favino. Tanti gli artisti in gara che non vedono l’ora di far ascoltare la loro canzone che abbiamo ascoltato in anteprima. Dai veterani ai giovani, tra letture sul comodino, oggetti da cui non ci si può separare e rossetti preferiti, ecco cosa abbiamo scoperto chiacchierando con loro.

Diodato e Roy Paci

I due artisti sono legati da una profonda amicizia. Diodato (all’anagrafe Antonio Diodato) è un cantautore di 36 anni che già nel 2014 saliva sul palco dell’Ariston classificandosi secondo tra le nuove proposte con il brano Babilonia. Prima volta invece per Roy Paci, 48, musicista raffinato, cantante, trombettista e compositore. Insieme presentano Adesso, brano scritto da Diodato che Paci ha impreziosito di un ricco arrangiamento di fiati. Si parla dell’importanza di vivere il momento presente, con un ritornello che arriva forte, nella sua semplicità. Inizia con: «Dici che torneremo a guardar e il cielo alzeremo la testa dai cellulari». Abbiamo parlato con Diodato.

Ciao Antonio, quanto è importante per te il messaggio di Adesso?

Tanto, ma soprattutto per me stesso. L’ho scritta in un momento particolare della mia vita, in cui, per fortuna, mi sono fatto molte domande. Ho già letto che qualcuno ne ha frainteso il messaggio. Questa non è una canzone contro i social o contro la tecnologia. È una sorta di mantra che ripeto a me stesso perché voglio provare a non commettere nuovamente gli stessi errori. Ho sprecato tante opportunità, tante occasioni, perché ero sempre proiettato verso un altrove, un altro tempo e luogo e non riuscivo a cogliere la bellezza e le opportunità che mi si presentavano nel momento che stavo vivendo. I tempi che viviamo di certo non aiutano. Siamo bombardati costantemente da informazioni, da continue distrazioni, che spesso sembrano far leva sulle nostre paure, sui timori inconsci. Ma ripeto, il problema non è la tecnologia, il problema è il nostro approccio e la consapevolezza che provare a vivere l’adesso è molto più faticoso del lasciar scorrere.

Come e quando è nata?

Una sera, stavo tornando a casa a piedi e avevo la testa sul cellulare. Camminavo ormai da più di mezz’ora e a un certo punto ho provato un senso di stanchezza. Mi sono fermato, ho rialzato la testa e mi sono reso conto di non ricordare nulla del tragitto percorso, non un viso, una vetrina, un semaforo, niente. Davanti a me c’era una luna gigantesca. La prima frase è venuta fuori da sola e ho capito che quei concetti che mi giravano in testa da giorni avevano trovato la strada. Sono entrato in casa, mi sono seduto sul divano con Laky, la mia chitarra, e l’ho scritta tutta d’un fiato.

Cosa hai pensato quando hai sentito il tuo nome tra i Big? Era ora?

[ride, ndr] No, ho pensato che qualche mese prima il festival non era nei miei progetti e invece poi… la vita ti sorprende.

Perché insieme a Roy Paci?

Perché sin dal momento in cui ho scritto questa canzone ho pensato al fatto che sarebbe stato bello avere un arrangiamento di fiati e quando penso ai fiati, penso a Roy. Ci siamo conosciuti qualche anno fa e abbiamo sancito la nostra amicizia con una sfida all’ultimo peperoncino. Eravamo in Puglia, nella cucina di un ristorante, in una Masseria del leccese e abbiamo cominciato a mangiare peperoncini interi. C’è anche un video che immortala la sfida. Ha vinto lui ovviamente, è imbattibile e io dopo il primo ero già ko.

La sua qualità più grande?

È un grande musicista. Ha una sensibilità tale da permettergli di entrare senza problemi in mondi musicali diversi. Anche in questo caso lo ha fatto con cuore e attenzione. Probabilmente qualcuno si aspettava un approccio diverso da parte sua, un cantato, un assolo, ma credo che sia proprio questo a rendere Roy speciale. Se ne è fregato delle aspettative dettate dal contesto e ha dato al brano ciò di cui aveva bisogno, con un approccio diverso e per nulla scontato. Ha concepito un arrangiamento di fiati che potesse valorizzare la canzone, facendo ricerca, utilizzando strumenti rari, scegliendo dei musicisti che saranno con noi anche sul palco dell’Ariston.

E la tua?

Non ho paura di esprimere me stesso, in tutti i modi possibili.

Cosa speri ti regalerà questa partecipazione al Festival?

Momenti belli e indimenticabili, ma anche una marcia in più a tutta la mia musica.

Hai un posto preferito a Sanremo?

Amo particolarmente la città vecchia. Ci sono un po’ di posticini speciali a cui sono affezionato. Uno è il ristorantino di un amico, il Camelot, che mi ha fatto sentire subito a casa durante la prima partecipazione al Festival e l’altro è un locale, La Cave, dove finimmo a festeggiare alla fine del Festival del 2014 con una fantastica jam session.

A chi manderai il primo messaggio dopo l’esibizione?

Credo farò qualche telefonata e poi passerò tutto il tempo a rispondere a quelli che arriveranno.

Nella stanza d’albergo mai senza?

Chitarra.

Chi è il tuo più grande supporter?

Sicuramente la mia famiglia, di cui ormai fa parte ormai anche Christian, che mi sostiene da tantissimi anni.

La tua fidanzata la porti con te a Sanremo?

Quando devo esibirmi ho sempre bisogno di starmene un po’ da solo, ma poi scusa, a chi ti riferisci?

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