coppia lago montagna

Il melanoma in montagna colpisce di più

Uno nuovo studio italiano condotto dall'Istituto Oncologico Veneto mostra una maggiore incidenza del melanoma in chi vive in alta quota o non si protegge in vetta. Ecco perché e soprattutto quali parti del corpo vanno protette

Estate, tempo di vacanze, ma anche di maggior esposizione al sole, da cui ci si deve proteggere non solo al mare. Anzi: forse soprattutto in montagna. È proprio in vetta, infatti, che si corrono più rischi di melanoma, ossia il tumore della pelle più aggressivo. Colpa dei raggi ultravioletti (UV) che, più aumenta l’altitudine, più sono intensi: attenzione, dunque, se siete amanti di passeggiate, escursioni, trekking in montagna in estate o sciate in inverno! 

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L’altitudine peggiora sia l’incidenza sia il tipo di melanoma

Un nuovo studio italiano, infatti, dimostra come nel complesso l’incidenza del melanoma cresca all’aumento dell’altitudine. Ma c’è anche un’altra novità: anche le caratteristiche della malattia variano a seconda della quota alla quale ci si trova.

Lo studio: più aumenta la quota, più si rischia il melanoma

L’idea che la zona di residenza potesse influire sui rischi di melanoma non è nuova, ma lo studio italiano appena condotto dall’Istituto Oncologico veneto ha confermato quelli che erano “sospetti” e soprattutto rappresenta uno dei pochi al mondo in questa direzione. Mostra come l’incidenza di questo tipo di tumore della pelle, il più aggressivo anche se non il più frequente, aumenta in chi vive in zone di montagna. Gli esperti dell’IOV hanno raccolto i dati di oltre 2.700 pazienti curati nella struttura di Padova tra il 1998 e il 2014, valutando caratteristiche della malattia, sopravvivenza e provenienza geografica. Proprio quest’ultimo aspetto ha reso attendibile le differenze nell’incidenza dei casi.

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Rischio di melanoma più che raddoppiato in chi vive in montagna

L’area geografica presa in considerazione, infatti, ha permesso di distinguere in modo piuttosto preciso tra coloro che abitano lungo la costa, quindi al mare, in collina e in montagna, con un salto di quota che arriva fino a quasi 3.400 metri sulla vetta della Marmolada. «La cosa importante da notare è che non si tratta di un lieve aumento, ma di un rischio più che raddoppiato» spiega Simone Mocellin, direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia oncologica dei tessuti molli, del peritoneo e dei melanomi dello IOV di Padova e coordinatore della ricerca.

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Perché in montagna aumentano i rischi di melanoma

A spiegare perché il sole della montagna risulta più aggressivo, è lo stesso Mocellin: «Dato che l’unico fattore di rischio ambientale (esogeno) finora conosciuto è l’esposizione ai raggi UV e il fattore di rischio intrinseco (endogeno) è il fototipo chiaro, l’ipotesi più accreditata è che a maggiori altitudini abbiamo un maggior danno da UV e una maggior presenza di abitanti con fototipo a rischio», quindi con carnagione più chiara e dunque da proteggere maggiormente. Insomma, nonostante si sia soliti pensare che è al mare che occorre fare maggiore ricorso alle creme solari, i raggi solari in spiaggia sarebbero meno aggressivi: in quota, infatti diminuisce la protezione da parte dell’atmosfera a causa della rarefazione dello strato di ozono. «Le diagnosi effettuate nei pazienti residenti lungo la costa, infatti, sono risultate quasi sempre con caratteristiche di aggressività inferiori – spiega Mocellin – Attenzione, però, Esporsi al sole non è controindicato, anzi. Ma è importante farlo con prudenza».

Testa, collo, mani e piedi vanno protetti di più in montagna

La testa, il collo, il palmo delle mani e dei piedi, ma anche la mucosa orale e parte inferiore delle unghie sono le parti da proteggere maggiormente se si vive in collina o in montagna, mentre tronco e arti sono quelli dove usare maggiormente la crema se si abita (o si va in vacanza) al mare, «perché maggiormente esposti ai raggi solari», spiegano i ricercatori.

«Nelle donne il melanoma è più frequente agli arti, negli uomini al tronco, ma non c’è una differenza significativa fra maschi e femmine nell’incidenza generale. In un altro studio, invece, abbiamo riscontrato un’aumentata incidenza di melanoma del capo-collo nelle persone che vivono a maggiori altitudini, come se il meccanismo che porta allo sviluppo del melanoma possa risentire dell’altitudine: per capire meglio questo fenomeno stiamo conducendo degli studi mirati, ma ci sono già dei dati scientifici nella letteratura internazionale che dimostrano come melanomi sviluppati a diverse altitudini siano caratterizzati da diverse alterazioni molecolari» spiega l’esperto.

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Il melanoma colpisce di più in età avanzata

Quanto all’età «L’incidenza del melanoma aumenta con il passare gli anni (è estremamente raro anche se non impossibile svilupparlo prima dei 18 anni, per poi aumentare quasi linearmente con l’aumentare dell’età). Tuttavia l’impatto negativo dell’eccesso di esposizione alle radiazioni UV è tanto maggiore quanto minore è l’età: questo perché la cute dei bambini e dei giovani è più sensibile all’effetto nocivo degli UV. Poi lo sviluppo del melanoma richiede anni/decenni» spiega Mocellin, chiarendo che i “danni”, anche se avvenuti da giovani, si vedono solo col passare del tempo.

La sopravvivenza al melanoma non cambia se vivi in montagna

Se l’incidenza e le sedi del melanoma sono diverse su base geografica, la buona notizia è che la sopravvivenza non cambia: «Nello studio abbiamo visto che i pazienti provenienti da località collinari e montuose presentavano alcuni fattori prognostici negativi: come la presenza di ulcerazioni e il numero più elevato di replicazioni cellulari – spiega Simone Mocellin – Oltreché all’esposizione ai raggi ultravioletti, però, questo sembra sia dovuto anche a una più tardiva presa in carico dei pazienti che vivono in queste aree: vivono, infatti, più lontani dai centri urbani. Tuttavia, è tranquillizzante il fatto che l’area di provenienza non è risultata associata a variazioni significative della sopravvivenza complessiva o libera dalla malattia: queste osservazioni – apparentemente in contrasto fra di loro – meritano uno studio di approfondimento a cui stiamo lavorando», conclude lo specialista.

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