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Vaccinare i bambini: sì o no?

Le vaccinazioni sono in drammatico calo, a causa della mancanza di informazione. Abbiamo incontrato un'esperta che spiega perché è importante proteggere i figli e in quali casi - rari - i vaccini non sono indicati

Le polemiche sui vaccini sono ricorrenti. Ora che in Emilia Romagna diventa obbligatorio vaccinare i bambini per iscriverli negli asili nido, si punta di nuovo il dito verso chi, scegliendo di non vaccinare i propri figli, li trasformerebbe in potenziali veicoli di germi anche molto dannosi. E sono sempre di più i non-vaccinati.

Il calo dei vaccinati

In Italia infatti, secondo il Ministero della Salute, le vaccinazioni sono “cresciute nel periodo da 2000-2007, quindi rimaste stabili fino al 2012, e diminuite in modo preoccupante dal 2012 al 2014”. Eppure alcune sarebbero obbligatorie: difterite, tetano, poliomielite, epatite B. E due, cioè quelle contro l’Haemophilus influenzae di tipo b, cioè il batterio responsabile di alcune meningiti, e quello contro la pertosse, sono altamente raccomandate. Tanto da essere state inserite insieme alle obbligatorie in un unico vaccino, chiamato per questo esavalente.

Perché cala il numero dei vaccinati?

La ragione di questo calo? Innanzitutto, una carenza di informazioni. «I genitori attingono notizie su internet, ma non sempre le fonti sono attendibili» spiega Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e Presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici. «Ma d’altra parte, al momento non hanno un giusto supporto da parte di medici e autorità. Basterebbe una campagna di informazione per chiarire le idee».

I genitori sono lasciati soli

Invece, si lamentano molte mamme, negli ambulatori per la somministrazione dei vaccini difficilmente si ricevono risposte alle proprie domande. E si torna a casa con opuscoli e materiali informativi zeppi di dati, ma che non danno soddisfazioni. Non si può quindi pretendere che un genitore, se non riceve risposte chiare e soddisfacenti ai propri dubbi, sia privo di preoccupazioni all’idea che al proprio bimbo vengano somministrate sostanze poco conosciute.

È vero che il vaccino è una “bomba”?

La domanda più frequente riguarda la reazione dell’organismo alla vaccinazione: è vero che rappresenta una “bomba” per il sistema immunitario del bambino? «Quando le mamme me lo chiedono» aggiunge l’esperta «descrivo una giornata-tipo del loro figlio. Anche se non va ancora all’asilo, si scontra quotidianamente con un carico di antigeni decisamente superiore a quello contenuto nel vaccino. Oltre tutto, rispetto a molti altri Stati europei ed extra-europei dove i primi vaccini vengono somministrati intorno ai 60 giorni di vita, da noi la prima vaccinazione viene eseguita a tre mesi, con richiami diluiti nel tempo».

Ci sono controindicazioni al vaccino?

L’altro quesito è sulle controindicazioni. «Non ci sono bambini che non possono in assoluto sottoporsi alle vaccinazioni» continua la nostra esperta. «L’unica controindicazione si ha per la somministrazione di vaccini a base di virus vivo attenuato in bambini con le immunodeficienze primitive, malattie rare nelle quali il sistema immunitario perde la sua funzionalità. Oppure che stanno seguendo una cura con farmaci immunosoppressori ad elevato dosaggio, come alcuni medicinali contro le forme gravi di psoriasi. In questi casi, però, è fondamentale comunque somministrare i vaccini inattivati (che hanno un effetto più delicato sul sistema immunitario e per questo forniscono una copertura più debole) per proteggere bambini che presentano un elevatissimo rischio infettivo».

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