Rinascere con un impianto di capelli veri

  • 18 08 2020
Ricordate il metodo anticalvizie di Cesare Ragazzi? Quell’azienda ora è un laboratorio unico, dove 40 artigiane realizzano protesi su misura di capelli naturali. Un’invenzione tutta italiana dedicata a chi fa la chemio o soffre di alopecia

«Ciò che mi emoziona di più è vedere le clienti indossare l’impianto che abbiamo realizzato per loro. Non sono più le stesse persone che hai conosciuto: nello sguardo hanno la luce di chi si è ritrovato, il desiderio di farsi ammirare da te che hai reso possibile la loro trasformazione con il tuo lavoro». Mentre parla, Manuela inserisce uno a uno, con pazienza certosina, lunghi capelli ramati su una membrana che riproduce fedelmente un cuoio capelluto. Sembra una ricamatrice che segue la trama di un disegno, in realtà sta riproducendo la tecnica usata dai chirurghi estetici nel trapianto di capelli.

Lavoro da artigiani con tecnologia innovativa

È una delle 40 donne 40 donne che lavorano alla Cesare Ragazzi Laboratories, azienda bolognese specializzata nella realizzazione su misura di protesi di capelli veri. Sono abili artigiane, la cui preziosa manualità imparata sul campo si integra con una tecnologia d’avanguardia. Tante di loro lavorano qui fin dagli anni ’90, i tempi di quel Cesare Ragazzi che fondò l’azienda e promosse la pubblicità tormentone «Tutto può succedere a un calvo che si è messo in testa un’idea meravigliosa». Ed era davvero un’idea innovativa, all’epoca, quella di sostituire i parrucchini per gli uomini che soffrivano di calvizie con piccole calotte adesive dove erano innestati capelli veri.

Esportate anche negli Usa

«Da 5 anni il nostro metodo è un presidio medicochirurgico usato anche negli Usa». «Altri tempi» commenta Stefano Ospitali, amministratore delegato di AdviHair, la società che ha rilevato nel 2011 il marchio e dato vita a Crlabs, Cesare Ragazzi Laboratories. «In questi anni l’azienda ha avviato collaborazioni con università, ospedali e centri di ricerca internazionali privilegiando l’aspetto scientifico su quello estetico. Nei nostri laboratori biologi, biotecnologi e chimici, in sinergia con medici e dermatologi, sono sempre alla ricerca di nuovi prodotti per aiutare chi vive il problema della perdita dei capelli come un limite psicologico invalidante per la vita sociale. Dal 2015 l’azienda ha svoltato, grazie alla classificazione del nostro metodo come presidio medico-chirurgico. Partecipando a convegni in tutto il mondo, ci siamo accorti che nulla raggiungeva la qualità del nostro sistema: c’era tecnologia, anche avanzata, ma non c’era passione. Né la personalizzazione sul cliente».

Stefano Bosi (Omnia foto)
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Come sono le parrucche brevettate

Il sistema Cnc (acronimo di capelli naturali a contatto) brevettato da Crlabs consiste in una sottile calotta traspirante, costituita da materiali polimerici dermatologicamente testati, dove si innestano capelli di donatori con caratteristiche simili a quelle della persona. «Negli Stati Uniti, dove c’è una consolidata tradizione di trapianti, molti chirurghi plastici hanno adottato questo metodo artigianale di innesto nelle loro cliniche » continua Ospitali. «Il nostro brevetto Made in Italy è oggi presente in tutto il mondo: un immenso orgoglio per l’azienda e per chi ci lavora». E un immenso aiuto per tutti coloro che hanno perso i capelli: temporaneamente, come i pazienti oncologici, o in modo definitivo, come chi soffre di calvizie o alopecia areata.

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Aiuto importante per le pazienti

«Quando abbiamo cominciato a lavorare con le pazienti in chemioterapia, il primo bisogno di cui ci parlavano era quello di “non dare un volto alla malattia”, di superare, anche attraverso l’immagine di sé, il periodo delle terapie più invasive e dolorose» dice Ospitali. In uno studio pilota, promosso da Salute Donna Onlus e Cesare Ragazzi Laboratories con l’Istituto nazionale dei tumori di Milano, le donne che hanno subìto lunghi cicli di chemio hanno raccontato che il sistema Crlabs ha migliorato la loro qualità della vita perché «non si muove, non si vede, ti fa sentire come prima, non malata».

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Come nasce un impianto

«Donne, adolescenti, bambini: noi li vediamo “nudi”, loro ci danno fiducia». Anche Alessandra lavora qui da 30 anni, si occupa del controllo qualità. «Da noi vengono pure molti adolescenti e bambini. Ognuno è un caso a sé, ognuno ha la sua storia da raccontare. Con loro si instaura un rapporto di confidenza e fiducia, sanno che con noi possono aprirsi. Noi li vediamo “nudi”, senza i foulard, i cappellini, le parrucche. Quando prendiamo in carico un impianto, sappiamo esattamente chi lo indosserà: non è uno sconosciuto. È un grande senso di responsabilità quello che avvertiamo nei loro confronti». Ma come nasce un impianto? Dopo un colloquio con il cliente per indirizzarlo verso la soluzione più consona a personalità e stile di vita, vengono rilevati i parametri con un calco che riproduce fedelmente le caratteristiche fisiognomiche. Su questo è poi realizzata la base polimerica su cui andranno impiantati i capelli. Una volta pronta, la membrana sarà applicata tramite coesivi testati dermatologicamente per aderire senza muoversi. Sarà quindi possibile fare sport, nuotare, indossare caschi, andare persino dal parrucchiere per la piega e altri trattamenti senza che l’impianto si sposti. Una volta al mese il cliente può igienizzare la protesi in uno dei centri Crlabs. Se desidera toglierla e reindossarla per qualsiasi motivo, può farlo da solo utilizzando i prodotti forniti dall’azienda.

Dall’approccio estetico a quello scientifico

«Siamo cresciute con questa impresa» spiega Caterina, responsabile del reparto capelli «passando anche noi da un approccio puramente estetico, che prevedeva impianti destinati a uomini con calvizie, a uno che sia allo stesso tempo scientifico ed empatico. Un’esperienza che ci ha fatto maturare professionalmente, consentendoci di mettere la nostra manualità al servizio di chi soffre, di farci sentire parte della sua ritrovata felicità. Sulla parete in fondo al laboratorio c’è una grande bacheca. Fra le comunicazioni aziendali e i manifesti del sindacato spiccano tante fotografie. Sono donne, uomini, bambini, ragazze e ragazzi che indossano orgogliosi le loro capigliature ritrovate. «Ci piace averli tutti qui, guardarli mentre lavoriamo» conclude Alessandra. «Alzare gli occhi e vederli sorridere è il valore aggiunto che ci rende consapevoli di quanto importante sia il nostro lavoro».

L’alopecia in breve

Alopecia areata: comporta la caduta parziale o totale di peli, capelli, sopracciglia e ciglia ed è una malattia autoimmune che colpisce 1 persona su 1.000, uomini e donne in egual misura. Non ha origine psicosomatica: è causata da un’infiammazione e spesso si manifesta fin da giovani. Per ora non esiste una cura definitiva: di solito nelle forme acute si usa il cortisone.

Alopecia androgenetica: più nota come calvizie, è causata da predisposizione genetica, drastico cambiamento ormonale, invecchiamento. Esistono cure che portano alla ricrescita dei capelli e si può ricorrere al trapianto, che nel caso dell’alopecia areata non dà risultati.

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