social network condivisione

Condividere particolari della propria vita privata, per cercare  attenzioni e conferme su di sé, è tipico dell'egocentrismo.

Blog e  Social Network hanno offerto un porto (non sempre sicuro) al quale ancorare  il racconto di se stessi: il fenomeno dell'oversharing.
Si tratta di un bene o di un male? Ne parliamo con lo psicologo

Social network: egocentrismo, esibizionismo o insicurezza?

La parola del secolo è "condivisione". Su Facebook, Twitter, Instagram... Di cosa? Foto, pensieri, status, umore, video... Ma se è troppa rischia di far perdere il contatto con se stessi e di manifestare insicurezza

A volte il bisogno di condividere è talmente urgente che può sfociare in una vera e propria compulsione (in termini psicologici, coazione a ripetere un impulso), cioè “costrizione” a seguire un comportamento in modo impulsivo.

Phubber è un neologismo coniato nell’era degli smartphone, quando accedere ai Social Network è sempre possibile. In qualunque momento e luogo.

Un modo per rafforzare l'identità

Egocentrismo per rafforzare la propria identità

Con la diffusione dei Social Network, si assiste ad una maggiore manifestazione di comportamenti tipici egocentrici, che possono sfociare nell’oversharing, cioè la condivisione su Internet di ogni minimo dettaglio della propria vita privata con una platea spesso conosciuta.

Se da bambini è normale manifestare un certo egocentrismo, necessario per rafforzare la propria identità in formazione, da adulti diventa un modo infantile per attirare attenzioni su di sé, e cercare conferme.

“Il bambino non appena comincia a percepire di esistere, in seguito ai primi riflessi della propria immagine allo specchio, diventa egocentrico. Si tratta di un modo per difendere la propria immagine corporea  e psichica (il Sé) che si sta formando – conferna lo psicoterapeuta Prof.  Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna – Ecco che il bambino, per difendere il proprio Sé e il  proprio Ego (Ego in psicologia è a capo della struttura Sé ndr), cerca attenzione da parte degli adulti, in primis i genitori”.

In cerca di attenzioni

Bisogno di attenzioni

 

Crescendo, si rafforza la propria identità: ciò fa sì che l’egocentrismo si attenui, anche se rimane sempre una certa tendenza al sentirsi al centro del mondo,  che si manifesta solo in alcuni ambiti o situazioni particolarmente  emotive. Per alcune persone invece l’egocentrismo può rappresentare una  caratteristica costante della personalità.

Di solito non si è consapevoli di  voler essere al centro dell’attenzione e essere molto centrati su se  stessi. Ciò che viene percepito invece è il bisogno di ottenere  attenzioni, “e siccome l’egocentrismo è un bisogno urgente  di attenzione, le persone egocentriche tendono a ignorarlo, ma mirano  soltanto a gratificarlo – spiega lo psicoterapeuta.

Bisogno di condivisione a tutti i costi

Quando l’egocentrismo diventa oversharing

A volte il bisogno di attenzione e condivisione può sfociare nell’oversharing: si condividono tutti i minimi particolari della propria vita privata su Internet, dove si dialoga – quando non addirittura si istituisce un monologo – con persone non sempre conosciute. Ci si immagina che dall’altra parte dello schermo ci sia una platea di  lettori – ma sarebbe più sensato dire ‘ascoltatori’ – attenti alle  proprie meglio.

Secondo lo psicologo clinico il fenomeno dell’oversharing nasce dal fatto che “siamo in una società dell’apparire, e Internet, come si può notare facilmente, favorisce tale mostrarsi. Siamo anche in una società di solitudine, nonostante i mezzi di comunicazione a disposizione. È presto spiegato il bisogno di condividere con…chiunque.

Sui Social Network si imita gli altri

Chi posta più foto?

Sui Social Network si verifica inoltre un fenomeno di imitazione:  più gli altri mostrano foto e aspetti di sé, più siamo trascinati a  mostrare e a condividere tutto, come se fossimo all’interno di un teatro  che assomiglia a un “grande confessionale“.

 

La riservatezza e  la distinzione tra ciò che è individuale e collettivo non è più tanto  netta. Un modello di comunicazione che nasce e si ritrova anche in televisione, che racconta tutto di tutti.

Il lato positivo della condivisione sui social

Il lato positivo della condivisione

 

Non va dimenticato però che parlare di sé su blog e Social Network può far sentire meno soli, oltre che più confortati e alleggeriti, anche se è molto importante cercare di non oltrepassare i  limiti della sfera intima. Altrimenti si rischia di scivolare in un senso di svuotamento di se stessi.

Per non parlare delle conseguenze che un’eccessiva condivisione (appunto, oversharing) può avere sul lavoro, tra i vicini di casa, e in genere al livello della propria immagine sociale.

Il rischio di diventare megalomani

Il rischio “megalomania”

L’altra faccia della medaglia dell’egocentrismo è la megalomania, la mania di grandezza accompagnata dalla sensazione di sentirsi (onni)potenti. Perché è sempre più diffusa?

“Internet porta a una sorta di sfida con gli altri utenti. Si è sfidati a esibirsi, a far parlare di sé, a ritornare a quel periodo infantile, nel quale si giocava ad avere più gratificazioni,  ad essere più importante dell’altro bambino con cui dividere la scena.  Tutto ciò spesso avviene in politica, la quale diventa un piccolo spettacolo teatrale, dove si discute di argomenti che spesso non sono sullo stesso  piano, ma sono soffocati dall’esibizione, che primeggia comunque e  ovunque”.

Come si manifesta la mania di grandezza

ome si manifesta la megalomania? C’è un sintomo particolare?

“Diventa un sintomo di qualcos’altro quando il bisogno di esporsi  ed esibirsi è incontenibile. Per fare un esempio mutuato dall’Università, mi capita di osservare i tipici comportamenti megalomani quando a lezione in uno studente invece della timidezza, è  presente la tendenza a mostrarsi a tutti i costi, facendo domande a mitraglia per essere sempre al centro dell’attenzione,  interrompendo il mio discorso e distraendo i compagni attenti”.

Trasferiamo quest’esempio su Facebook, Instagram, Twitter attraverso la pletora di condivisioni di proprie foto e pensieri, e il ritratto dell’oversharing unito alla megalomania è presto spiegato!

Si ringrazia la gentile collaborazione del Prof. Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna.

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