carbon footprint

Cos’è la carbon footprint e perché è cruciale quando si parla di climate change

Quando si discute di ambiente e inquinamento non si può fare a meno di tirare in ballo la carbon footprint. A cosa serve davvero questa misurazione legata alle emissioni di gas serra? Scopriamo quello che c'è da sapere, puntando ad un futuro migliore.

Ogni azione ha un effetto ed è come se ogni nostro movimento sulla Terra lasciasse un segno tangibile, potremmo definirlo un’impronta. Positiva ma anche negativa, in primo luogo per l’ambiente. Ce ne accorgiamo sulla nostra pelle quando, dopo una giornata trascorsa nello smog, i capelli sono unti e il colorito spento.

Ecco che “Carbon footprint” significa, letteralmente, “impronta di carbonio” ed una delle variabili cruciali in fatto di climate change. L’assunto fondamentale che sorregge la carbon footprint è che ogni prodotto o processo sia responsabile di un’impronta ambientale e che questa debba essere calcolata e valutata allo scopo di migliorarsi per avere un impatto sempre meno negativo sull’ambiente. 

Cos’è la carbon footprint e cosa rappresenta

Senza scendere in tecnicismi e formule complesse, possiamo definire la carbon footprint come un parametro che determina l’impatto ambientale delle attività umane sul surriscaldamento globale. Ogni prodotto, servizio ed evento produce delle emissioni di gas calcolate in CO2 equivalente (unità di misura che esprime l’impatto di ciascun gas a effetto serra in termini di quantità di CO2) e il risultato di questo calcolo è proprio la carbon footprint.

Come si calcola la carbon footprint

Per capire come si calcola la carbon footprint dobbiamo sapere quali gas serra prendere in considerazione. A determinarli è il Protocollo di Kyoto, trattato internazionale sulla riduzione delle emissioni di inquinamento, firmato da più di 190 stati ed entrato in vigore nel 2005. 

Rientrano nel calcolo della carbon footprint: 

  • anidride carbonica (CO2)
  • metano (CH4)
  • ossido nitroso (N2O)
  • idrofluorocarburi (HFC)
  • perfluorocarburi (PFC)
  • esafluoruro di zolfo (SF6)

Tutte queste emissioni vengono convertite in CO2 equivalente per calcolare la Carbon footprint di un servizio o di un bene senza tralasciare nessuna fase della filiera produttiva: dall’approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento dei rifiuti generati dal sistema di produzione. 

Ricordiamo che la carbon footprint è uno strumento adottato su base volontaria e che i requisiti e le linee guida per quantificazione precisa sono definiti dalla norma UNI EN ISO 14067:2018 basata sugli standard internazionali definiti secondo l’approccio Life Cycle Assessment (analisi del ciclo di vita).

Accanto al calcolo della cfp di prodotti e servizi si delinea anche la valutazione della carbon footprint di una organizzazione che considera sia le emissioni di gas ad effetto serra prodotte direttamente dall’organizzazione, sia quelle generate indirettamente e collegate, ad esempio, alla produzione di energia elettrica e termica usata dall’organizzazione. Ci si basa su due standard: il GHG Protocol e l’ISO 14064-1.

Perché conoscere la carbon footprint di un prodotto o di un servizio è importante

Non vi piacerebbe sapere che le imprese alle quali vi affidate per l’approvvigionamento di prodotti e servizi dimostrassero di avere una carbon footprint a basso impatto ambientale? Secondo un’indagine del Ministero Italiano dell’Ambiente il label di carbon footprint è visto positivamente, come indice di sostenibilità e qualità delle aziende che cercheranno di accrescere la loro “green reputation” attraverso iniziative di marketing ambientale basate su azioni concrete e non di mero greenwashing

Azioni concrete proprio perché la propensione all’abbattimento delle emissioni e al risparmio energetico richiede aggiornamenti tecnologici che incidono direttamente sul bilancio aziendale: meno costi per l’approvvigionamento energetico e accesso agli incentivi. Il volano per un circolo virtuoso che fa bene all’economia e soprattutto all’ambiente.

Un beneficio evidente, quello per l’ambiente, se consideriamo che l’impronta di carbonio è una quota cospicua dell’impronta ecologica complessiva e la sua riduzione è fondamentale per limitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, prima fra tutte quella dei combustibili fossili. 

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Verso la carbon neutrality? 

Definire la propria impronta di carbonio potrebbe rappresentare un primo passo verso la carbon neutrality: il bilanciamento tra le emissioni residue e le attività di rimozione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Sostanzialmente, un prodotto o un’azienda si definiscono carbon neutral quando raggiungo l’obiettivo emissioni zero compensando le emissioni inevitabili con “crediti di carbonio”. 

Ad esempio, il movimento mondiale B Corp al quale aderiscono aziende che “innovano continuamente per massimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano, l’ambiente e tutti gli stakeholder”, ha lanciato, in occasione della UN Climate Change Conference COP 25 di Madrid, una sfida tra i suoi membri: impegnarsi per raggiungere la carbon neutrality entro il 2030. Nel mondo ci sono oltre 3000 B Corporation provenienti da più di 70 paesi e attive in 150 diversi settori industriali, e tra queste compaiono venti aziende italiane.

Come calcolare la propria carbon footprint

Se volete avere una stima della vostra impronta di carbonio potete collegarvi al sito dell’EPA (United States Environmental Protection Agency) e usare il “carbon footprint calculator” rispondendo alle varie domande del test relative al consumo di energia per la casa, alle emissioni dei trasporti privati e alla gestione dei rifiuti domestici.

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